Nel giorno di Pasqua il “terrorismo religioso” ha fatto irruzione nello Sri Lanka. La Cristianità ha subito il più terribile attacco che si ricordi nei tempi moderni. 290 morti ( almeno finora) ed un numero imprecisato di feriti: un bilancio agghiacciante. Il sistema di eliminazione dei credenti rimanda a quello utilizzato da Al Qaeda e dall’Isis: suicidi islamisti in tre chiese affollate di fedeli e in tre alberghi di lusso nei quali alloggiavano molti stranieri, soprattutto occidentali, dunque “crociati” per definizione. Le otto esplosioni, quasi simultanee, sono avvenute nella capitale Colombo e nelle città di Negombo, Batticaloa, Dehiwela.

Da domenica mattina vige nel Paese il coprifuoco. Per quanto non rivendicato, l’attentato porta diritto al gruppo radicale islamico National Thowheeth Jama’ath che, secondo gli inquirenti, da tempo pianificava attacchi suicidi contro chiese cattoliche.

Il mondo è scosso. La Cristianità è atterrita. La strage s’inquadra in una strategia terroristica che sembra intensificarsi con il passare del tempo.

Dal 15 febbraio 2015, in Libia, quando un gruppo di di cristiani copti venne catturato e ucciso da militanti dell’Isis ad oggi sono state decine le sanguinose aggressioni alle comunità cristiane in tutto il mondo. Poi, tra le più cruente, quella dell’aprile 2015 nella Università di Garissa in Kenya dove un gruppo di estremisti islamici assassinò 148 giovani cristiani che si rifiutarono di recitare la professione di fede secondo il Corano; la strage del 4 marzo 2016 nello Yemen, dove un commando jihadista fece irruzione in un monastero ed uccise quattro suore che assistevano non disabili e anziani; Il 28 marzo 2016, a Lahore, in Pakistan un kamikaze si fece esplodere vicino ad una giostra facendo settanta morti dei quali circa una trentina di bambini; il 9 aprile 2017, Domenica delle Palme, due suicidi, in due chiese copte, ad Alessandria e a Tanta, in Egitto, provocarono decine di morti; il 27 gennaio 2018, a Jolo durante la Messa gli islamisti uccisero uccisi 23 cristiani. In Indonesia ed In Brasile nel 2018 altri cristiani furono assassinati.

Il più recente attentato è stato messo a segno il 5 febbraio 2019, in Nigeria dove gli islamisti di Boko Haram, distintisi per deportazioni, stupri e violenza di ogni tipo contro giovani donne vendute come schiave sessuali ai miliziani dell’Isis, ha firmato la sua ultima impresa nel seminario di il seminario di Maiduguri facendo numerosi morti.

Come ha documentato il Rapporto sulla libertà religiosa di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, un cristiano su sette vive in un Paese di persecuzione; quasi 300 milioni sono i cristiani a cui viene data letteralmente la caccia; in trentotto Stati, negli ultimi due anni, sono aumentate le violazioni della libertà religiosa.

Dati che non sembrano destare inquietudini in quei governi, soprattutto occidentali, che della retorica dei diritti umani hanno fatto un mantra da utilizzare in ogni occasione. Ma non quando di mezzo ci sono cristiani che soffrono in ragione della loro fede. Anzi, con ben ventuno Paesi nei quali si registrano le più gravi a violazioni della libertà religiosa, i suddetti governi intrattengono buoni o ottimi rapporti, mai mettendo in evidenza, negli incontri bilaterali o vertici multilaterali, che il rispetto delle credenze e delle fedi dovrebbe venire prima dei molti preoccupati discorsi sulla crescita, sul Pil o sull’export.

Con Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen non c’è chi non cerchi accomodamenti di ogni tipo fino a dimenticare gli orrori che vengono perpetrati per esempio nella Corea di Kim Jong- un o nella Cina di Xi Jinping.

Neppure vanno dimenticati gli Stati con cui l’Unione europea coltiva buoni rapporti per motivi commerciali soprattutto, mentre viene sistematicamente praticata la discriminazione nei confronti dei cristiani. Sono diciassette: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam.

L’India si segnala come il Paese nel quale l’intolleranza ha assunto proporzioni inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Il forte aumento delle violenze ai danni delle minoranze religiose e` coinciso con l'ascesa del Bharatiya Janata Party ( BJP): nel 2017 sono stati infatti compiuti 736 attacchi contro i cristiani, quasi il doppio rispetto ai 358 del 2016.

La Cina, partner ormai strategico dell’Occidente, negli ultimi due anni ha adottato nuovi provvedimenti per reprimere i gruppi di fede percepiti come resistenti al dispotismo delle autorità comuniste. Nel gennaio 2018 il governo ha introdotto nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, che impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, le cui attivita` sono limitate ad alcuni luoghi specifici.

Ma è il Pakistan, Paese da sempre “strategico” e privilegiato dagli USA, che desta le maggiori preoccupazioni. La crescente dimensione degli gli estremisti islamici, fa ritenere che presto lo Stato adotterà la sharia come legge fondamentale. Intanto la la recente vicenda di Asia Bibi è già stata dimenticata.

Adesso la croce è caduta sullo Sri Lanka. Quanto durerà l’indignazione e l’oblio seppellirà definitivamente i morti di Pasqua?