Silvio Berlusconi è sicuro di farcela. I nuovi sondaggi di Alessandra Ghisleri lo hanno rianimato e lo rendono certo che la sua candidatura alle europee farà arrivare il partito anche sopra il 10% indicato dalle ultime rilevazioni. Tante volte nel passato il leader azzurro ha compiuto il “miracolo” di riuscire ad aumentare in maniera esponenziale il consenso nelle urne con una campagna elettorale incentrata sulla propria leadership e con la potenza di fuoco della sua macchina comunicativa regolata sul massimo.

Eppure stavolta c’è qualcosa che non va. La convinzione del capo non è più la convinzione dell’intera sua corte. Sarà per il lento trascorrere del tempo, per l’appeal perso per strada o per le percentuali impensabilmente basse alle quali il partito è stato inchiodato sia alle ultime politiche che in occasione di tanti appuntamenti amministrativi, ma tra i parlamentari e i maggiorenti di FI serpeggia scetticismo.

Nel fare la conta degli abbandoni degli ultimi anni si aggiunge ogni giorno un nome in più e l’atmosfera non è proprio quella di un partito che prepara i fuochi d’artificio per l’appuntamento di fine maggio. Da qualche ora a prendersi il centro delle scene è stato il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Il suo annuncio in ordine alla volontà di fare un partito nuovo e di sganciarsi definitivamente dal leader sta facendo discutere i big. «La spaccatura di Toti farà danni incalcolabili e non servirà a creare un altro contenitore politico». Così uno tra i big azzurri di palazzo Madama si è espresso durante un pranzo informale al quale hanno preso parte alcuni dei forzisti rimasti in disparte in occasione delle ultime spartizioni di poltrone.

Ma il ragionamento sta facendo breccia in gran parte del partito e fra i dissidenti in modo particolare. Forza Italia sarebbe sul punto di implodere: ogni addio provoca crolli senza che si crei alcuna prospettiva. «L’unico obiettivo di Toti è quello di rifare il governatore in Liguria», è la valutazione che serpeggia. Tanto che nessuno crede a spazi possibili per la sua, ancora solo immaginata, nuova formazione politica. Il danno alla campagna elettorale, però, potrebbe essere devastante se si aggiunge che i più lontani dal leader, i tanti deputati e senatori che guardano con curiosità a Fratelli d’Italia, non dovessero impegnarsi come al solito nella ricerca dei voti per i candidati azzurri. Non solo. Un’altra voce sta turbando i sonni dei colonnelli più dubbiosi, compreso Paolo Romani che ufficialmente assicura fedeltà massima, ma in realtà scruta con attenzione l’orizzonte. La lista per le europee pensata da Berlusconi che coinvolge anche l’Udc, Svp e Popolari potrebbe esplodere subito dopo il voto. «Da Lorenzo Cesa in avanti - dice una fonte autorevole interna a Forza Italia – sono tutti in campana. Dopo l’elezione al Parlamento europeo si guarderanno intorno, se il nostro partito non dovesse offrire le opportune garanzie».

Le prossime elezioni europee, dunque, diventano inevitabilmente lo spartiacque per la Forza Italia di Silvio Berlusconi. Il sondaggio della Ghisleri che stima il partito berlusconiano 12 per cento ha rianimato il leader e i suoi fedelissimi, a partire da Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna che stanno girando in lungo e in largo il territorio per la campagna elettorale, con un occhio di riguardo alle Regioni meridionali dove il partito ha ancora degli avamposti di un certo livello, come dimostrato anche in occasione delle ultime elezioni politiche del marzo 2016. Ma il rischio è che lo sforzo possa non essere sufficiente per arginare lo strapotere del fronte sovranista che sente la possibilità della spallata definitiva a Berlusconi e lavora l’avversario ai fianchi. Lega e FdI hanno lasciato partire la propria riorganizzazione proprio nelle Regioni meridionali dove è praticamente incessante la migrazione di consiglieri regionali e amministratori dalle truppe azzurre a quelle degli alleati. E ancora più numerose sono le trattative in corso per provare a svuotare le scuderie azzurre e annientare l’antico consenso.

Un modo per arrivare a quel fronte unico sovranista del centrodestra al quale lavorano da tempo sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni mentre ufficialmente continuano a parlare di centrodestra unito. Di quale centrodestra parlino lo si capirà con certezza a risultati delle elezioni europee acquisiti.