Siamo stati testimoni di un evento storico, annunciato e presentato in diretta mondiale da una serie di conferenze stampa tenute in contemporanea in tutto il mondo: per la prima volta abbiamo potuto vedere un’immagine ( una vera immagine, non un disegno, o un’interpretazione artistica) di un buco nero con una massa di 6,5 miliardi e mezzo di masse solari che si trova nel cuore della galassia Messier 87, nella costellazione della Vergine, a 55 milioni di anni luce dalla Terra. L’immagine, frutto di una collaborazione internazionale che ha coinvolto anche ricercatori italiani, è stata ottenuta dall’Event Horizon Telescope (EHT), un insieme di 8 radiotelescopi dislocati in varie parti della Terra che, lavorando congiuntamente, funzionano come se fossero un unico telescopio di dimensioni pari a quelle del nostro pianeta.

I buchi neri, previsti dalla teoria della relatività generale di Einstein, sono zone nello spazio dotate di un campo gravitazionale così intenso che nulla di quello che si trova al loro interno può sfuggire, neppure la luce, da cui, appunto, il nome. Sono delimitati da una superficie sferica ideale chiamata orizzonte degli eventi; lo stato dell’enorme quantità di materia contenuta all’interno di questa sfera ideale da cui niente può sfuggire ha proprietà a noi sconosciute, non descrivibili con le leggi della fisica che spiegano il comportamento della materia nel resto dell’universo. Si ritiene che alcuni buchi neri si formino quando una stella, alla fine del suo ciclo vitale, collassa su se stessa; una volta formatosi, un buco nero si può accrescere attraendo, e divorando, le stelle vicine per mezzo della sua spaventosa attrazione gravitazionale. E’ grazie a questo fenomeno, e alla distorsione indotta nelle orbite delle stelle vicine, che la presenza di un buco nero può essere inferita: la materia in caduta verso il suo interno forma un disco la cui temperatura raggiunge livelli così elevati da essere tra gli oggetti più brillanti osservabili nell’universo.

Quello che si vede nell’immagine che ha fatto il giro del mondo è invece un buco nero supermassiccio, un tipo di buco nero che si ritiene esista al centro della maggior parte delle galassie, compresa la nostra, la Via Lattea. L’immagine mostra un anello luminoso formato dalla luce che si “incurva” a causa dell’intensità della forza di gravità intorno al buco nero. Come spiega il presidente del consiglio scientifico del’Event Horizon Telescope, «Se immerso in una regione luminosa, come un disco di gas incandescente, ci aspettiamo che un buco nero crei una regione scura simile a un’ombra, un effetto previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein che non abbiamo mai potuto osservare direttamente prima. Quest’ombra, causata dalla curvatura gravitazionale e dal fatto che la luce viene trattenuta dall’orizzonte degli eventi, rivela molto sulla natura di questi affascinanti oggetti e ci ha permesso di misurare l’enorme massa del buco nero di M87».

Non è da molto che i buchi neri sono usciti dal regno della teoria per entrare in quello degli oggetti potenzialmente osservabili. Poco più di due anni fa è stata annunciata la prima rilevazione di onde gravitazionali, generate proprio dallo scontro di due di questi incredibili oggetti: questa scoperta può essere considerata come la prima importante evidenza dell’esistenza dei buchi neri. Oggi abbiamo anche un’immagine. L’astrofisica sta attraversando un grande momento.