«Lo dico con emozione: la class action è legge. Finalmente i cittadini hanno uno strumento per unirsi e far valere insieme i loro diritti». Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede può rivendicare di aver realizzato uno dei suoi primi obiettivi.

Con il via libera di ieri in Senato (244 sì, si astiene solo Forza Italia con l’unico voto contrario di Quagliariello) è legge la riforma dei “procedimenti collettivi” che l’attuale guardasigilli aveva presentato già nella scorsa legislatura. «Venne approvata all’unanimità alla Camera», ricorda lui stesso, «dopo 3 giorni l’allora ministra Boschi disse che andava rivista, poi si è arenata per 3 anni al Senato: ora in 9 mesi è diventata legge».

L’intera disciplina passa dal codice del consumo al codice di procedura civile. Le azioni collettive, ridefinite dal testo in sette articoli, saranno assegnate ai Tribunali delle imprese e potranno essere condotte nei confronti di aziende ed enti gestori di servizi pubblici. Vi si applicherà il rito sommario di cognizione e sarà assicurata pubblicità a tutti i ricorsi attraverso il portale del ministero della Giustizia. Il Tribunale può sospendere il procedimento se «su fatti rilevanti ai fini del giudizio» è in corso un’istruttoria presso un’authority o un giudizio davanti al giudice amministrativo.

Previste sanzioni fino a 100mila euro per la parte che rifiuta di esibire prove o le distrugge. La sentenza indica anche l’importo che ciascun aderente all’azione dovrà versare nel fondo spese e nomina sia il giudice delegato che decide sulle liquidazioni sia il rappresentante degli aderenti ( dotato dei requisiti per la nomina a curatore fallimentare). Grande soddisfazione da parte di tutti i senatori m5s, oltre che di Bonafede. Secondo il capogruppo Patuanelli, «con la nostra class action ci sono più diritti tutelati, i cittadini potranno accedere senza costi eccessivi all’azione collettiva e ci sarà più tempo per decidere di unirsi alla richiesta di risarcimento». Secondo il vicecapogruppo di Fi Malan «lo squilibrio che c’è nei confronti di alcune grandi aziende è rovesciato con effetti punitivi».