Un manifesto dell'avvocatura per salvaguardare il ruolo della giurisdizione a tutela dei diritti dei cittadini. È questo l’obiettivo che l’Ocf si pone per la sessione ulteriore del 34esimo Congresso nazionale forense, in programma a Roma il 5 e 6 aprile all’Ergife Palace Hotel, con l’alto patrocinio del Parlamento europeo. Un Congresso che affronterà anche il tema della riforma del Codice di procedura penale, come anticipato ieri, nei locali del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma da Maria Masi, vicepresidente del Cnf, Giuseppe Iacona, consigliere del Cnf delegato alla sessione ulteriore dell’assise nazionale, Isabella Stoppani, consigliera Cnf, Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Ocf, Antonio Galletti, presidente del Coa di Roma e Valter Militi, vicepresidente della Cassa Forense. Un congresso dedicato simbolicamente agli avvocati in pericolo e, in particolare, all’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh, condanna a 33 anni di carcere e 148 colpi di frusta per il suo lavoro in favore dei diritti umani, inclusa la sua difesa delle donne che protestano contro l’obbligo di indossare il velo. Ai lavori parteciperanno 667 delegati e 313 congressisti e tra gli ospiti ci saranno il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.

Ad illustrare i temi è stato Malinconico, che ha denunciato «uno scivolamento dell’azione degli organi della giurisdizione verso il mero esercizio di potere e, per correlato, la preoccupante tendenza all’affievolimento della capacità di risposta alle esigenze di tutela dei diritti». Parlare di giurisdizione significa rivolgersi ai cittadini, in quanto «strumento finale per attuare i diritti di chi non altri strumenti - ha evidenziato - E quando si vuole garantire la tutela dei diritti lo si fa attraverso l'avvocatura, che in quanto libera e indipendente può attivare la richiesta di tutela giurisdizionale. Questo pone l'avvocatura come nodo critico nel momento in cui i diritti vengono messi in discussione» È il processo penale il punto in cui si nota maggiormente il decadimento della giurisdizione e anche la percezione che ha la collettività della stessa. Un decadimento, ha evidenziato, che va avanti da almeno 15 anni e che trova una delle sue espressioni maggiori nella deriva giustizialista e nel giudizio mediatico sommario, che «significa vendere i diritti un tanto al chilo. Il processo e l'esistenza di un giudice terzo garantiscono che non verrà condannato un innocente. Ed è un problema che riguarda la collettività, perché condannare un innocente significa lasciar libero un colpevole. Questa prospettiva sfugge quotidianamente dal racconto mediatico de dei nostri talk show, perché interessa che solo che ci sia un colpevole».

Il ruolo centrale sarà quello ricoperto dai delegati, con le loro mozioni, ha evidenziato Galletti, con lo scopo di dare un contributo «al futuro dell’avvocatura. Nella sessione ordinaria di Catania è emersa la necessità di un cambio di paradigma: dalla rivendicazione della mera professionalità dell’avvocato a quella della sua funzione. Il tema della proposta di riforma costituzionale attiene anche alla tematica della giurisdizione, cioè al ruolo dell'avvocato dentro il processo. Questo è il terreno in cui si fonda l’ulteriore sessione romana». Il futuro dell’avvocatura passa dalla riaffermazione della giurisdizione come garanzia per l’ordinamento, ha sottolineato la vicepresidente del Cnf Masi, ma anche dalla riforma del codice di procedura penale. «La giurisdizione è l’area dove si deve esplicitare il diritto alla difesa a 360 gradi - ha evidenziato - Se abbiamo avvertito la necessità di dedicare una sessione ulteriore è anche perché, evidentemente c’è il problema dell’effettività di una tutela immediata». Tocca all’avvocato farsi garante della legalità e della protezione dei diritti costituzionali, assicurando, in posizione di indipendenza dai pubblici poteri, «l’effettività del diritto di difesa e l’interesse alla corretta amministrazione della giustizia». E un primo passo per riconoscere questo ruolo, ha evidenziato Iacona, è aver affermato, al congresso di Catania, la necessità di inserire l’avvocato in Costituzione, al fine di garantire l’efficacia e l’effettività della giurisdizione, attraverso l’esercizio del diritto di difesa. Questo per far sì che la giurisdizione torni ad essere garanzia dello Stato di diritto e che l’avvocato mantenga il suo ruolo essenziale». A tal proposito, ha evidenziato Stoppani, importante è il patrocinio del Parlamento europeo, che ha più volte ribadito l’importanza dell’avvocato nel processo, ma anche la vicinanza di un fenomeno - quello degli avvocati in pericolo - che interessa anche l’Italia. «L’avvocato in Costituzione è una battaglia fondamentale ha poi sottolineato - e va recuperato il rapporto di rispetto reciproco tra avvocati e magistrati». La conclusione è semplice: non c’è giurisdizione senza avvocati e, soprattutto, senza avvocati liberi, ha sottolineato Militi. «Dobbiamo provare a ribaltare il concetto tradizionale che ci vede come elemento di ripiego rispetto a quello che viene visto come l'elemento su cui si fonda la giurisdizione, cioè la magistratura ha evidenziato - Servono avvocati liberi e la Cassa forense cerca di incidere con iniziative a sostegno degli stessi. Solo così potranno incidere nel dibattito».