Donald Trump rivendica il diritto di bloccare chi vuole su Twitter. E il caso torna in tribunale. Le abitudini del presidente degli Stati Uniti sono note: l’account realDonaldTrump è un megafono che The Donald usa ogni giorno, più volte al giorno, per inviare i propri messaggi ben oltre i limiti dei quasi 60 milioni di follower. Come un qualsiasi utente, però, Trump blocca gli è sgradito e impedisce al soggetto in questione di leggere i tweet e interagire.

A maggio dello scorso anno, però, il giudice Naomi Buchwald ha sentenziato che i commenti abbinati ai tweet presidenziali sono equiparabili ad un forum pubblico.

Bloccare gli utenti ed escluderli da spazi di interazione a causa delle loro opinioni è incostituzionale. Trump, secondo il giudice, dovrebbe rassegnarsi a leggere le repliche e i retweet di chi non lo sostiene. Tutto finito? No. I legali del Dipartimento di Giustizia sostengono che l’account in questione è una piattaforma personale del signor Trump e non un’estensione del governo federale. Il presidente, quindi, può decidere di silenziare i follower che non intende più ascoltare.