«Sì alla cittadinanza a Rami, è come se fosse mio figlio». Matteo Salvini cambia idea nel giro di poche ore: il giovane di origini egiziane che ha lanciato l’allarme dall’autobus dirottato e poi dato alle fiamme a San Donato milanese diventerà, anche per la carta d’identità, cittadino italiano. «Ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare», argomenta il ministro dell’Interno, cancellando con un colpo di spugna quanto dichiarato poche ore prima: «Le cittadinanze non le posso regalare e per dare le cittadinanze ho bisogno di fedine penali pulite. Non parlo dei ragazzini di 13 anni ma non fatemi dire altro», aveva dichiarato il capo della Lega, irritando molti esponenti del Movimento 5 Stelle, a partire dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

A sentire Luigi Di Maio, il passo indietro di Salvini sarebbe frutto di una intensa opera di convincimento messa in campo dal suo partito. «Nei giorni scorsi avevo inviato una lettera proprio ai ministeri competenti per chiedere loro di conferire la cittadinanza per meriti speciali al piccolo Rami», dice il capo politico pentastellato. «Sono felice di aver convinto anche Salvini sulla cittadinanza a questo bambino. L’ho già detto: questo è un Paese che vale molto più della semplice indignazione», rivendica Di Maio. E dopo il tira e molla del giorno precedente, anche Bonafede prende atto, soddisfatto, «che finalmente anche Salvini si è convinto. Questa è l’ennesima dimostrazione di come questo governo possa viaggiare compatto per i cittadini», dice il Guardasigilli. Per sottolineare la svolta, oggi Salvini incontrerà al Viminale cinque ragazzi della scuola media Vailati di Crema, coinvolti nel dirottamento dello scuolabus, e i dodici carabinieri intervenuti per bloccare l’autista che aveva preso in ostaggio gli studenti.

Oltre a Rami, il capo del Carroccio vedrà Adam, che dopo aver nascosto il telefonino, è riuscito a chiamare le forze dell’ordine, Aurora, capace di mantenere la calma nonostante fosse stata presa in ostaggio, Fabio, col sangue freddo necessario per parlare con Ousseynou Sy e tranquillizzarlo, e infine Nicolò, che si è offerto come ostaggio, dopo la richiesta dell’autista.

«Sono contento, ringrazio Matteo Salvini e Luigi Di Maio», commenta in diretta radiofonica il tredicenne appena “premiato” dal ministro.

«Sarebbe bello che dessero la cittadinanza anche a mio figlio Adam, che, come si è sentito anche dalle registrazioni delle telefonate al 112, ha chiamato i soccorsi», dice invece Khalid El Hamami, padre di un altro degli studenti scampati all’attentato. «Adam è un ragazzo sensibile ed è rimasto molto male del fatto che tutti, anche a scuola, parlino del compagno ma non di lui», aggiunge.

E se il centrodestra plaude al gesto umano del ministro dell’Interno, purché nessuno parli di ius soli, la Cgil prova a ribaltare il piano della discussione: «Dare o revocare la cittadinanza italiana non può essere un premio, un atto di gratitudine, o una punizione, deve essere un diritto», scrive in una nota Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil. «Un diritto garantito a Rami, così come a un milione di bambini e ragazzi di origine straniera che da anni aspettano una legge per diventare cittadini italiani e non sentirsi più ospiti in quello che ormai è il loro Paese», insiste il sindacalista.

Ma su quel fronte la Lega non sembra affatto disposta a fare concessioni. «Se in casi eccezionali, come di fronte a particolari atti di merito, si può concedere la cittadinanza dopo le opportune verifiche, ciò non significa che la cittadinanza si debba regalare senza discernimento», mette in chiaro il sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone. «Già ci sono diverse strade per ottenere la cittadinanza italiana. I minori stranieri residenti in Italia, che godono già delle medesime garanzie riconosciute ai minori italiani, possono richiederla al compimento della maggiore età. Facciamo in modo che questa scelta sia davvero sempre più consapevole, responsabile e convinta» , conclude. Rami per oggi può esultare, i suoi compagni di classe dovranno aspettare altri 5 o 6 anni.