Prendendo a prestito Ennio Flaiano, invertendo la sua frase, si potrebbe dire che stavolta la situazione non è seria, ma è grave. Se per mesi sul governo giallo- verde si è andati avanti con l’adagio, secondo il quale, appunto, «la situazione è grave, ma non è seria», come avrebbe detto lo scrittore, ora a Palazzo Chigi siamo in un clima tra la pre- crisi e lo stallo.

Questo non significa che il governo cadrà domani, per dire, e magari andrà avanti non si sa come fino alle Europee. Insomma, o cade ora sulla Tav o non cade per un po’. La situazione però, per dirlo alla Rino Formica, sembra un po’ sfarinata. Che si danzi sull’orlo del burrone è confermato a Il Dubbio proprio da fonti di rango leghiste. E questo, dicono nel gotha di Via Bellerio, «perché abbiamo a che fare con dei pazzi! Sì, proprio così: sono dei pazzi! La Tav, seppur con la commissione costi- benefici, era nel contratto di governo, ma qui ci sono i bandi da fare, leggi dello Stato da rispettare, non scherziamo».

E aggiungono: «Lo dicono anche quelli del Pd? Ok, anche se noi lo combattiamo con tutte le forze, su questo il Pd ha ragione». Sembra quindi che se si andasse a una mozione parlamentare la Lega voterebbe con il Pd e, ovvio, con Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Il gioco del cerino è in atto e i Cinque Stelle vengono accusati dal Carroccio ormai di tentare di farlo restare in mano a Matteo Salvini, per incolpare poi lui eventualmente di aver staccato la spina all’esecutivo. Chiaro che i grillini le elezioni anticipate non le vogliono. Ma sembra piuttosto che stiano tentando sul Ni- Tav ( seppur articolato in molte versioni da Luigi Di Maio e poi dal premier Giuseppe Conte), che suona di fatto come un No- Tav, di recuperare il terreno perso alle amministrative ed evitare la débacle finale alle Europee.

O forse, come osservano da tempo i maligni, tentano di mettere alle strette Salvini, fargli saltare i nervi, ( cosa secondo i leghisti «impossibile» ) e poi magari con il tempo, dopo l’avvento di Nicola Zingaretti alla guida del Pd, fare quel governo semi- tecnico, sempre con Conte alla guida, giallo- rosso e chissà magari un po’ azzurrino ( cosa che Fi comunque esclude tassativamente così come il Pd), confidando o sperando nel fatto che le elezioni anticipate non verranno concesse. Ma da Via Bellerio ora viene visto un salto di qualità nella strategia pentastellata.

La Lega che sperava l’altra notte nella mediazione di Conte, si sarebbe trovata di fronte, invece, a un Conte «che comandava di fatto Di Maio, come fosse lui ormai il capo dei 5s», confida a Il Dubbio un leghista. Se così sarà lo schema, per Salvini cambierebbe lo scenario: il Conte “dubbioso” sulla Tav, si starebbe rivelando un osso duro, non come Di Maio, ritenuto sempre più fragile. Fatto sta che prima ancora che Di Maio e poi il premier parlassero, da fonti leghiste trapelava questo: «Per la Lega la Tav è utile per la crescita del Paese. E la conferma dei bandi resta un passaggio fondamentale per la realizzazione dell’opera». Insomma, un vero e proprio alto là a Conte e a Di Maio, il quale, spiegano i leghisti, «ora teme che gli si dimettano i consiglieri comunali No- Tav a Torino, facendo così saltare Appendino». Cosa che il capo pentastellato non può permettersi davvero. Ma anche la Lega non può davvero permettersi di rinunciare alla Tav, che è, dopo l’Autonomia e la lotta all’immigrazione clandestina, pilastro delle sue ragioni sociali.

Non sembra un caso che mentre Conte parlava in conferenza stampa, arrivavano le dichiarazioni dei governatori leghisti del “Lombardo- Veneto”, Attilio Fonrtana e Luca Zaia. In una nota congiunta hanno tuonato: «Tav e infrastrutture veloci, sicure e moderne servono non solo alle imprese, ma a tutta l’Italia. Giusto approfondire i costi reali e chiedere di più a Francia ed Europa, ma impensabile bloccare i bandi».

È impensabile per la Lega e tutto il centrodestra perdere sulla Tav in Piemonte, «dove si vota il 26 maggio e per colpa di questi pazzi .- dicono ancora nella Lega – il rischio è che rivinca il centrosinistra con Sergio Chiamparino».

Ma tanto vedrete, sentenzia un altro esponente del Carroccio: «Il referendum vero sarà alle Europee, con la Lega che fa strike». Tav o non Tav. Ma da ieri anche per la Lega finora dominus del governo qualcosa è cambiato. E Silvio Berlusconi avverte: «Salvini con i grillini rischi grosso tu e tutto il paese.

Ci sono molti 5s pronti ad appoggiare un governo di centrodestra con Salvini premier, oppure meglio andare a votare che tenersi questo governo». E il centrodestra, annuncia Berlusconi, candiderà Salvini, «noi di Fi siamo gente di parola».

Ma il capo leghista e ministro dell’Interno non vuol essere lui a staccare la spina. Non vuole bruciarsi con il cerino grillino.