Che la legge sullo scioglimento delle amministrazioni comunali infiltrate per mafia sia da modificare, perché problematica, è ormai un fatto dato per scontato anche dagli addetti ai lavori. Lo pensa il presidente del Tar Calabria, Vincenzo Salamone, e lo pensa anche il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, che nel 2014 ha presentato una proposta di modifica rimasta, per cinque anni, nei cassetti di Palazzo Chigi. Una proposta dura, che tende ad ampliare il periodo di incandidabilità degli amministratori risultati collusi, ma che aspira ad essere più efficace in termini pratici, laddove consente ai commissari di agire in maniera “politica” e concede agli amministratori che rischiano di essere cacciati via di esporre le proprie ragioni prima di arrivare allo scioglimento.

Un argomento che da sempre, in Calabria, risulta all’ordine del giorno, ma diventato ancora più urgente dopo la decisione clamorosa del Tar del Lazio di annullare lo scioglimento di due amministrazioni: quella di Lamezia Terme e quella di Marina di Gioiosa. Due sentenze che hanno evidenziato, soprattutto, errori di superficialità da parte delle prefetture coinvolte e, in particolare nel caso di Marina di Gioiosa, anche travisamento dei fatti.

«La Calabria - ha affermato Salamone inaugurando l’anno giudiziario - ha la più alta percentuale di Comuni sciolti per mafia, quindi c’è un problema di funzionalità degli enti locali, ma anche un problema della normativa». Ed il commissariamento, secondo Salamone, «non funziona perché sciogliere gli organi direttivi e mantenere i dirigenti, che sono poi quelli che gestiscono i Comuni, non è utile, tant’è che ci sono Comuni sciolti due- tre volte. Significa che il tessuto democratico non è maturo. D’altra parte – ha proseguito Salamone – è uno strumento straordinario perché comporta la sospensione dei principio di democrazia applicata negli enti locali, quindi c’è un bilanciamento di situazioni molto delicato».

L’idea è quella di creare una serie di misure intermedie, una sorta di «tutoraggio» che consenta di evitare lo scioglimento, se non strettamente necessario, affiancando gli amministratori con degli esperti, sottoponendoli ad un sistema di controlli che aspira a vanificare il rischio. Un punto sul quale si trova d’accordo anche Gratteri che, però, ha anche chiesto maggiori poteri per i commissari prefettizi «altrimenti si fa soltanto azione preventiva mentre è importante che possano anche annullare le delibere dei dirigenti comunali che sono il vero centro decisionale».

Un pensiero che rimanda all’articolato di legge redatto dalla “commissione Gratteri” sulla lotta alla criminalità organizzata, che nel 2014 puntava ad estendere il periodo di incandidabilità degli amministratori coinvolti in scandali dal sapore mafioso a due tornate elettorali e a riscrivere l’articolo 416 bis, proprio per «incidere sui legami tra criminalità e politica».

L’idea, messa nero su bianco, era di non concentrarsi più, dunque, sulla sola erogazione di denaro, a fronte della promessa di voti, ma anche su altri tipi di vantaggi che comprendono «l'uso distorto del pubblico potere». Di quelle proposte, dalla fine di quell’anno, nessuno ha più chiesto conto. Tranne Forza Italia, come ha confermato Gratteri alla stampa, che recentemente ha preso in mano quel documento decidendo di farlo proprio. «So che lo ha aggiornato - ha spiegato a margine dell’inaugurazione - e lo presenterà in Parlamento in seno alla commissione Giustizia».

Il progetto del procuratore prevede, dunque, una scuola di formazione per i commissari, ma tocca anche uno dei punti che più stanno a cuore agli amministratori: la possibilità di un contraddittorio. «Noi prevediamo la possibilità di fare una sorta di udienza preliminare, di contraddittorio tra la Prefettura e il Comune che si intende sciogliere in modo tale che non si vada dopo al Tar ma che si discuta prima. Può darsi che il sindaco, l'amministrazione sulla quale si sono accesi i riflettori, porti delle ragioni, smonti l'impostazione che ha fatto la commissione d'accesso - ha aggiunto - Inoltre noi prevediamo anche la possibilità di annullare le delibere precedenti fatte da una giunta comunale collusa con le mafie».

Ma a chiedere una modifica della normativa è stato anche il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, che nel corso del suo intervento ha evidenziato la necessità di prevedere «un intervento più forte sugli apparati burocratici, ma anche prevedere il contraddittorio con la parte politica e che oggi è assente. Su questo e altri aspetti legati alla modifica della norma sugli scioglimenti - ha sottolineato - sta lavorando una apposita commissione di Anci Calabria, le cui proposte saranno presentate a breve per contribuire così al dibattito pubblico apertosi in merito».