Che la prescrizione sia una trovata degli avvocati per fuggire dal processo e non un istituto giuridico che tutela i cittadini dall’arbitrio dei magistrati, è ormai una legge scolpita nei tribunali mediatico- giudiziari di mezza Italia. Eppure fa sempre un certo effetto scoprire che a degradare la prescrizione, quasi fosse un artificio dei “soliti azzeccagarbugli”, sia un magistrato. Ma fa ancora più effetto quando si scopre che il magistrato in questione è del livello di Giancarlo Caselli. Il fatto è che all’ex capo della procura di Palermo proprio non vanno giù le celebrazioni per il centenario della nascita di Giulio Andreotti. Caselli è infatti convinto che l’ultima e definitiva parola sulla storia politica del Divo Giulio - e dunque su un bel pezzo di storia italiana - l’ha scritta la sua procura quando ha dato il La a quello che lui stesso definisce “il padre di tutti i processi: quello al senatore Giulio Andreotti”.

“Un processo - ricorda Caselli - che si è concluso con sentenza definitiva della Cassazione, decretando - una prova dopo l'altra - che l'imputato ha commesso, fino alla primavera del 1980, il delitto di partecipazione all'associazione a delinquere Cosa nostra. Delitto prescritto, ma certamente commesso”.

Proprio così dice il dottor Caselli: “delitto prescritto ma commesso”. Poi Caselli ringrazia il parlamentare europeo dei 5 Stelle Ignazio Corrao, l’unico che “ha eccepito” sull’opportunità di celebrare Andreotti a Bruxelles, e bacchetta i “neomacchiavellici presenti a destra come a sinistra, sempre pronti a non distinguere la politica dalla morale, ma a contrapporre l'una all'altra'.

Cosa incomprensibile per chi fatica a separare giustizia e morale...