La frase che Matteo Salvini consegna a Carmelo Lopapa per La Repubblica suona come una sentenza: «Io con il vecchio centrodestra non tornerò mai, questo deve essere chiaro. Governiamo insieme nelle Regioni, nei Comuni, ma finisce lì». Salvo poi precisare che questo vale per questa legislatura. Dentro Forza Italia l’unica a reagire in modo tosto, da par suo, è la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, berlusconiana doc, che con pungente ironia twitta: «Quanto astio, Matteo Salvini, ma cosa ti avrà fatto mai Forza Italia. Qualcuno di noi, senza volere, ti ha rubato la Nutella?». Sul web si scatenano volgarità al solito contro la orgogliosa “Mara”. Per il resto di fronte alla “sentenza” di Salvini Fi resta abbastanza silente. La cronista incrocia nei corridoi di Montecitorio la stessa Carfagna e le dice: ma allora perché non gli rispondete quello che disse Craxi a Martelli e cioè «se ti facevamo tanto schifo me lo potevi dire prima che….» ? Carfagna ride: «Ah splendida questa di Craxi! Non la sapevo! Presenterò a giorni un libro su Andreotti e sapesse quante cose ho letto anche lì di Bettino Craxi, fantast-co…». Ma, on. Carfagna, al tempo stesso con la vostra opposizione a metà non rischiate di apparire un po’ la brutta copia del Pd, insomma come stretti tra due fuochi? Carfagna: «No, non esiste, noi siamo rimasti sempre dove eravamo. Forza Italia ha una posizione ferma, determinata. E comunque guardi che tra due fuochi non siamo noi ma il ministro Salvini, stretto tra i Cinque Stelle e noi, senza i quali lui non vince».

Stesse parole dette ai suoi dal Cav. Altra scena, altro personaggio, incrociato a Montecitorio, il leghista doc, ala lombarda, bocconiano come il sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, e suo grande amico, il potente viceministro all’Economia Massimo Garavaglia, che lavora con il ministro Giovanni Tria, il quale Tria ha ricordato che sulla Tav ci sono «leggi e patti» da rispettare. La cronista chiede in modo un po’ scherzoso: allora, Garavaglia, quando staccate la spina alle giunte, visto che Salvini ha detto che con il vecchio centrodestra ha chiuso? Garavaglia: «Ma l’ha letta bene l’intervista, Salvini ha detto che a livello locale no…». Poi scherza: «Che dire? Noi siamo locale, anzi glocal…».

E per sottrarsi alla morsa dei cronisti glissa ricordando: «Ma insomma, parliamo della mia vera passione. La batteria. Suono la batteria in un complesso, rock, blues…». Ma che musica politica suona ora nel centrodestra? Berlusconi nella nota dell’altra sera dopo il voto sardo di fatto dopo aver ribadito che il centrodestra si conferma «la maggioranza naturale degli italiani» ripete in altri termini quello che aveva detto ai suoi e cioè che «Salvini non è autosufficiente». Infatti dice: «Si è confermata essenziale anche in Sardegna la funzione di Forza Italia». Il portavoce unico dei gruppi parlamentari Giorgio Mulè, ex direttore di Panorama sottolinea: «La maggioranza politica degli italiani non corrisponde a quella parlamentare». Ma la dura che graffia seppur con ironia è Carfagna. La vicepresidente della Camera esprime quell’ala Sud dove Fi ha ancora molti consensi. C’è poi un’ala Nord di Fi, che alla Lega come la presidente dei deputati azzurri Mariastella Gelmini fa tutt’altro che sconti. Ma proprio al Nord, secondo le indiscrezioni dei maligni, ci sarebbe quel partito di Fi filo- leghista che almeno Giovanni Toti, governatore azzurro ligure, ha il merito di rappresentare a viso scoperto. Gli altri, invece, dicono a Il Dubbio alcuni forzisti doc, «si nascondono e fanno danni sul territorio». Racconta Massimo Palmizio, ex parlamentare, ex coordinatore azzurro dell’Emilia: «Qui alle amministrative i candidati o sono leghisti oppure sono civici ma sempre voluti dalla Lega. Mah…». L’attuale coordinatore è Galeazzo Bignami, ex di destra, uno dei parlamentari che attaccò Stefania Prestigiacomo per il blitz sulla Sea Watch. Al centro Italia? Gli azzurri sembrano sulla posizione di chi aspetta gli eventi. Anche se è notevole l’orgoglioso attivismo di Antonio Tajani, numero due di Fi, cofondatore di Fi e presidente del Parlamento europeo. Ma soprattutto al Nord ci sarebbe da parte di molti forzisti sul territorio, secondo i maliziosi, un continuo bussare alle porte di Via Bellerio. E questo viene descritto da mesi ormai anche in parlamento. «Ma finora Salvini li ha respinti», dice un parlamentare. Ma aggiunge: «Questa però è un’arma che Salvini potrebbe usare contro Berlusconi, quando deciderà». Ed ecco perché il Cav ha blindato il partito con un: chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori. Ma forse anche nella Lega con questi chiari di luna rispetto alla politica anti- Tav e anti crescita e sviluppo così invisa al Nord qualcuno incomincia ad averne le scatole piene. La Lega è, come disse Maroni, «l’ultimo partito leninista», ma da troppo tempo ormai il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio, se ne sta zitto. E prima di Natale ai suoi aveva detto: «Se facessi il consulente per grandi aziende guadagnerei 5- 6 volte più di ora. Ma non lo farò, fino al giorno in cui non mi sarò rotto i c..…». “Sparò” sempre prima di Natale contro il reddito di cittadinanza, poi del bocconiano, “professorino di Cazzago Brabbia”, messo da Bossi tra i suoi possibili delfini, si sono come perse le tracce. Ma un socialista craxiano doc come Biagio Marzo, che ancora ride per quelle parole di Craxi su Martelli prevede: «Non riuscirà l’opa leghista su Fi, perché la Lega il centro non lo conquisterà mai, e a Salvini stesso conviene che a presidiare quell’area resti Fi sennò a lui capita qualcun altro».