In netta maggioranza prima in Abruzzo e da ieri in Sardegna. Uniti e vincenti a livello locale; disuniti e anche un po’ litigiosi, invece a Roma, quasi in stile Pd, con progetti dal sapore politichese di seconde gambe anti- Cav non decollate neppure stavolta perché il Cav continua ad esserci e a resistere. Quanto dura il centrodestra in modalità «siamo vincoli o sparpagliati?», per usare la celebre battuta di Peppino De Filippo? Ormai anche il celebre “Osho” sui social si diverte ironicamente con frasi attribuite a Silvio Berlusconi della serie «Aho, guarda che ve sento…», suscitando una pioggia di faccine ridenti, mentre guarda con sospetto Giorgia Meloni ritratta nelle occasioni pubbliche mentre parla nell’orecchio con Matteo Salvini, con il Cav che resta in disparte.

Ma il punto è che, almeno al momento in cui scriviamo ( è purtroppo d’obbligo la vecchia formula, visto che lo spoglio è infinito), il centrodestra certo vince e nettamente, ma, facendo la tara alla marea di liste civiche collegate al candidato Christian Solinas del Partito d’Azione sardo, espresso dalla Lega, non sembra che il Carroccio stavolta abbia sfondato in Sardegna come invece lo aveva fatto molto più nettamente in Abruzzo. Forza Italia in lotta per ore tra doppia e unica cifra comunque esiste ancora, ma Fratelli d’Italia, che con Giovanni Toti, il governatore azzurro ligure sempre più critico con Fi, ha annunciato la «seconda gamba» sembra inchiodata alle sue percentuali di sempre. Anche se un po’ cresce. Ma non raggiunge l’obiettivo, ammesso che sia questo, di liberarsi di “Silvio”.

Il dato vero però è la débacle dei Cinque Stelle, anche se bisogna sempre ricordarsi che sono elezioni regionali. Salvini giustamente canta anche questa volta vittoria, anche perché era la prima volta che sbarcava in Sardegna, isola complicata. Dice il ministro dell’Interno e capo leghista nel pomeriggio: «Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali».

Per l’esattezza però, in Molise governa, certamente anche grazie alla forza leghista, un presidente di Forza Italia. Ma come ha fatto notare a La/ 7 Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, giornalista politico di gran rango, editorialista di Il Giornale e anche ex senatore di Fi, «Il problema si porrà per lo stesso Salvini, perché restare legato a questo equilibrio di governo con i Cinque Stelle alla fine rischia di tirare giù anche lui e la Lega». All’orizzonte come sostiene Minzolini elezioni politiche anticipate non si vedono, almeno a breve. Salvini legittimamente ambisce a consolidarsi come la prima forza politica perno del Paese, inglobando di fatto il centrodestra e disarticolando gli alleati di governo. Ma seppur andando bene, anche molto bene al Sud, perché è prevedibile che continui a farlo, rischia di allentarsi un po’ i rapporti con il Nord che ribolle contro i no- Tav grillini, che vuole le tasse abbassate, che chiede crescita e sviluppo. E con alleati come i Cinque Stelle rischia alla fine di logorarsi lui. Fanno notare dentro Forza Italia che i voti persi rispetto alle politiche dai pentastellati non sono finiti alla Lega soprattutto. Insomma dove è finita la protesta dei pastori sardi? Probabilmente a quella marea di liste che ha accompagnato i due candidati di centrodestra ma anche a quelle che hanno accompagnato il centrosinistra.

E forse, secondo i primi calcoli, da prendere però con le pinze, forse più a queste ultime. Il dato che però a metà di ieri pomeriggio balzava più agli occhi nel centrodestra era la fragilità del progetto della “seconda gamba”. Fratelli d’Italia non ce l’aveva fatta neppure del resto in Abruzzo a sorpassare il Cav, pur esprimendo lì un proprio candidato, l’attuale governatore Marco Marsilio. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, mente politica raffinata di Fdi, con chi glielo fa notare su un divano del Transatlantico di Montecitorio, semideserto di lunedì, abbozza e sorride. Ma il punto è che “Silvio” o non “Silvio”, che comunque resiste ed esiste, al centro del centrodestra se lo spazio non lo occupa il Cav alla fine lo occuperà qualcun altro. Meloni saluta «l’ennesima vittoria del centrodestra» e sottolinea che «Fratelli d’Italia è l’unico partito che cresce come la Lega». Ma il vicepresidente vicario di Forza Italia alla Camera Roberto Occhiuto con Il Dubbio è netto: «Chi sperava nella liquefazione di Forza Italia per comporre la seconda gamba insieme con Fratelli d’Italia rimarrà deluso anche stavolta». A Toti fischieranno le orecchie. Anche Meloni dà per «più vicina» la fine di questo governo. Inequivocabile la senatrice azzurra Licia Ronzulli in prima fila nello staff di Arcore: «Il segnale è chiaro: esiste un’alternativa a questa alleanza di governo ed è il centrodestra». Netto Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e numero due di Berlusconi: «Gli italiani vogliono un governo di centrodestra, Salvini si decida». A sera filtra da Arcore un Berlusconi che ai suoi avrebbe detto: «Il voto ha un po’ ridimensionato Salvini che da solo non è autosufficiente». Replica di Salvini: «Io non autosufficiente? Andiamo avanti...»