di EMANUELE MACALUSO

Cento anni fa Luigi Sturzo lanciò l’appello ai “liberi e forti”, ai cattolici italiani, per dar vita ad un partito che nel primo dopoguerra partecipasse alla battaglia politica, già rovente per la presenza attiva del Partito socialista e, dato che si era nel 1919, dei primi nascenti fasci mussoliniani. Oggi sul Corriere della Sera, il professor Galli della Loggia, ricordando l’avvenimento, nota che, dopo la fine dell’aspro contrasto tra la Chiesa e lo Stato, don Sturzo proponeva al costituendo partito popolare italiano un programma “tutto calato nell’immediatezza dei problemi concreti”. Vero.

Ma Sturzo, negli anni della rottura tra la Chiesa e lo Stato, e poi del compromesso Gentiloni, si era impegnato in Sicilia a costruire una fitta rete di casse rurali, di cooperative, di centri di attività sociali che organizzavano i contadini e impegnavano i giovani cattolici in un attivismo che aveva anche un risvolto politico. In quegli anni la polemica sturziana contro i collegi uninominali dominati dalla massoneria e dalla mafia fu vivace.

E contro la mafia Sturzo scrisse anche un’operetta teatrale. Voglio dire che, non solo in Sicilia, nel 1919 il mondo cattolico e le sue organizzazioni - l’Azione Cattolica, la Fuci, le strutture sociali e assistenziali - erano pronte all’agone politico e, infatti, nelle elezioni di quell’anno, le prime con il sistema proporzionale, socialisti e popolari risultarono i primi e i più forti partiti. E sappiamo anche come poi andarono le cose anche per errori commessi dalla sinistra socialista e comunista, dai popolari ( una parte, infatti, partecipò al primo governo fascista), dai liberali di Giolitti e dallo stesso Croce.

E sappiamo del tradimento della monarchia. Il fascismo trionfò e Sturzo fu costretto all’esilio negli Stati Uniti. Dopo la caduta del fascismo, gli eredi di Sturzo costituirono la DC ed è noto, ormai storicamente, il ruolo che essa ha avuto, nel bene e nel male, nella vicenda politica italiana. Non è ovviamente questa la sede per discuterne la storia. La situazione del 1919 o del 1943 non sono assimilabili a ciò che vediamo oggi in Italia e nel mondo. Tuttavia, un problema che riguarda i cattolici sembra che riemerga.

Lo hanno detto esponenti autorevoli di quel mondo, vescovi e laici. Tante cose di quel che succede nel nostro Paese e oltre, oggi feriscono i cattolici e c’è ormai chi pensa che occorre contrastare il cinismo politico, imperante in chi governa, con un’azione politica. È questo che ci dicono le polemiche sui comportamenti verso gli immigrati, su ciò che accade in Paesi devastati dalla guerra nell’arroganza dei potenti che dispongono di enormi ricchezze di fronte alla povertà di milioni di persone.

Anche il Papa, che su questi temi si è molto speso, ha sollecitato un impegno dei cattolici nell’agone politico. È chiaro che non si tratta di ricostituire il partito popolare di Sturzo né la DC di De Gasperi. Però, sarà interessante capire quali forme prenderà questo impegno in una situazione politica in cui si avvertono anche segni di mutamenti, soprattutto in vista delle elezioni europee. Vedremo.