«La riforma della giustizia è un argomento molto delicato. Serve grande attenzione. Il rischio è quello di fare altri danni a un sistema che da tempo non funziona», dichiara Gaetano Bono, sostituto procuratore presso la Procura di Siracusa e fino a poco tempo fa portavoce del “Comin”, il comitato spontaneo dei magistrati di prima nomina nato negli anni scorsi per rappresentare le istanze delle giovani toghe.

Dottore, il Parlamento si appresta ad approvare il ddl “spazzacorrotti”. Il primo provvedimento voluto dal governo del cambiamento in materia di giustizia. Già nella scelta del nome si capisce l’idea che il legislatore ha del Paese: una società che potrà essere “salvata” solo grazie al lavoro dei magistrati. Come si sente un giovane magistrato investito di questa responsabilità?

Io mi sento atterrito. L’uomo è fallace per natura.

Il Governo, a partire proprio da questo ddl, ha puntato tutto su un panpenalismo spinto. Lei da dove avrebbe cominciato?

Da una depenalizzazione. La ritengo necessaria e da fare con immediatezza.

Lei va controcorrente.

Mi spiego meglio. Tutte le volte in cui si afferma l’esigenza di una depenalizzazione, ma senza entrare nel dettaglio di come si intenda farla, si rischia di avere lo stesso effetto di quando si fanno gli annunci di amnistia, di indulto, di condoni edilizi o fiscali, ossia di far percepire al cittadino che lo Stato alza bandiera bianca di fronte alla difficoltà nel perseguire i reati. E questo, per chi è più incline a delinquere, potrebbe essere inteso quasi come un incentivo a farlo.

È quindi un problema comunicativo?

Quando si parla di depenalizzazione bisognerebbe precisare che depenalizzare non implica l'impunità e che depenalizzazione non vuol dire mancanza di sanzione, bensì l'alleggerimento del sistema penale controbilanciato dall’imposizione di una sanzione diversa dalla reclusione o arresto: la multa o l’ammenda.

Un cambio di prospettiva.

Si, e non solo. Mi piacerebbe che affrontando la questione della depenalizzazione si affrontasse la questione di quale sia l'idea di Stato che abbiamo e che vorremmo. Faccio un esempio: se si volessero depenalizzare alcuni reati fiscali che appesantiscono tutto il sistema penale, dalle indagini al dibattimento, e anche l'apparato complessivo dello Stato poiché le stesse condotte vengono trattate due volte, l'una a fini amministrativi e l'altra a fini penali, si potrebbe optare per l’imposizione di sanzioni pecuniarie che non solo sono molto più efficienti, come sempre accade quando il responsabile è toccato nel patrimonio, ma arrivano più velocemente.

Uno Stato che non mostri solo la faccia feroce.

Si, uno Stato più snello e forse anche più aderente alla funzione retributiva della pena, nel momento in cui si aggredisce solo l’aspetto patrimoniale e non anche la libertà personale a fronte di reati formali che hanno come persona offesa il solo Erario. Peraltro si potrebbe forse sperare in un effetto deterrente allorché ci si rendesse conto della effettività e celerità dell'eventuale sanzione.

E sull’asserita inadeguatezza delle pene?

Con riferimento all'inadeguatezza dei limiti edittali delle pene, non ci si può limitare a dire questo, poiché altrimenti si rischia di venire strumentalizzati. Se è vero che ci sono limiti edittali inadeguati per eccesso, bisognerebbe dire che ci sono anche quelli inadeguati per difetto. Penso alle truffe che, rispetto al periodo di entrata in vigore del codice Rocco, hanno assunto un livello di gravità e insidiosità all'epoca nemmeno immaginabile in virtù del progresso tecnologico. Ma non solo. A fronte di pene edittali troppo alte, soccorrono i meccanismi di dosimetria della pena e non sempre ciò è commendevole, poiché c’è un eccesso di discrezionalità e talvolta si arriva a stravolgere la previsione fatta dal legislatore.

Un grave nocumento ai principi della certezza del diritto e prevedibilità della punizione?

Certo, in quanto si registra talvolta disparità di trattamento non solo da Tribunale a Tribunale ma anche da aula ad aula dello stesso Palazzo di giustizia.

Cosa pensa del blocco della prescrizione?

La prescrizione serve. Non è possibile far pagare al cittadino le inefficienze del sistema.

Servono altri magistrati?

No. Secondo me il numero è adeguato. Sono troppi i carichi di lavoro dovuti, appunto, al numero incredibile di illeciti penali. Le pare possibile che in caso di schiamazzi molesti in un locale si debba andare davanti al giudice? Non sarebbe sufficiente una sanzione economica nei confronti dell’esercente?