Più che alleati di governo sembrano esponenti di due partiti politici agli antipodi. E forse lo sono davvero. Che non sia mai corso buon sangue tra Roberto Fico e Matteo Salvini non è un segreto, ma adesso lo scontro finisce sotto i riflettori. Era già successo con i migranti bloccati a bordo della nave Diciotti per volere del Viminale, con il presidente della Camera palesemente infastidito dalla prova di forza leghista, si è ripetuto ieri a pochi giorni dall’approvazione del decreto sicurezza. Al momento del voto finale a Montecitorio aveva fatto scalpore l’assenza di Fico dall’ Aula, facendo pensare a una presa di distanze del Presidente dal provvedimento salviniano. «È stata interpretata bene», dice ora il grillino ortodosso a margine di un convegno all’Accademia dei Lincei. «È una presa di distanze, non ne ho parlato prima perché sono presidente della Camera e rispetto il mio ruolo istituzionale», spiega Fico, consegnando ufficialmente la “dichiarazione di guerra” al “nemico” del Carroccio. «Rimango fedele al mio ruolo istituzionale ma se poi parliamo nel merito del provvedimento dopo che è stato approvato, quello è un altro discorso», argomenta.

Il ministro dell’Interno, ovviamente, non prende benissimo l’ennesimo attacco da “fuoco amico” e replica in Tv: «Chi contesta il decreto sicurezza non ho capito se lo ha letto. Non capisco dove sia il problema: allontana i delinquenti e aumenta la lotta a mafia, racket e droga», ribatte Salvini, prima di provare a marginalizzare il ruolo di Fico nell’alleanza di governo. «Tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo insieme con Di Maio e Conte, abbiamo fatto un contratto. Qualsiasi cosa viene fuori, i provvedimenti, non è un successo di Salvini ma di tutto il governo», aggiunge il vice premier della Lega. Il battibecco non finisce qui, il presidente della Camera non ha alcuna intenzione di recitare la parte di chi contesta un decreto per partito preso e risponde ancora a Salvini con una battuta: «L’ho letto, l’ho letto», dice sorridendo. «Ma ci sono tante cose che non avrei voluto leggere al suo interno...». Non solo. Fico si dissocia dall’alleato su tutta la linea in materia di immigrazione. A partire dal Global compact, il documento Onu che stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza. Il capo della Lega ha annunciato che l’Italia non parteciperà nemmeno al summit indetto per sottoscrivere l’accordo, in programma a Marrakech, il 10 e l’ 11 dicembre. Per Fico questa scelta rappresenta un errore colossale «Invito tutti, prima di parlare, a leggere bene e approfondire il testo», dice il presidente della Camera. «Se si legge bene il testo si capisce che è una gestione globale con gli altri Paesi, quindi un’affermazione del multilateralismo sull’immigrazione. Serve all’Italia per non isolarsi, per non rimanere sola sulla questione migranti». È l’ennesimo smacco per il responsabile dell’Interno che si aspetterebbe forse un intervento del socio di governo, Luigi Di Maio, per richiamare all’ordine l’indisciplinato esponente ortodosso del suo partito. Ma il ministro del Lavoro ha troppe grane in queste ore per potersi permettere il lusso di censurare il suo antagonista esterno. E soprattutto ha scoperto grazie al Corriere della sera che Salvini avrebbe dovuto partecipare a un pranzo con Berlusconi e Meloni. Non proprio un segnale di fedeltà. Per il vice premier grillino non è il caso di creare attriti interni e commentare così la polemica con Salvini: «Che Roberto non fosse d’accordo con il decreto sicurezza lo sapevo e lo sapevamo», dice il capo politico del Movimento 5 Selle. «Da presidente della Camera apprezzo molto il fatto che abbia aspettato l’approvazione definitiva per poi dichiarare la sua contrarietà pubblicamente. Così fa un presidente della camera che non è d’accordo ma rispetta la volontà del Parlamento e del lavoro parlamentare». In altre parole, Fico ha rispettato le forme, la Lega non pretenda troppo. O prima o poi la corda potrebbe spezzarsi. A bordo campo già si scalda Alessandro Di Battista che a giorni prenderà un volo per tornare in Italia.