Con uno spread così alto non reggiamo, avvertono all’unisono il premier Conte e il superministro Giovanni Tria. Peccato che lo spread si impenni a causa della manovra: la cambiamo?
Neanche per sogno ribattono, ancor più all’unisono, Salvini e Di Maio. Spalmiamola su più anni, facciamola “a rate”, sussurra la pattuglia di “responsabili” inseriti nelle pieghe dell’esecutivo. Ma la Ue, e soprattutto i mercati, ci cascheranno?
Improbabile. E allora?
Allora niente: la domanda c’è, le risposte sono fumo nella nebbia.
La realtà è che lo scontro tra la maggioranza gialloverde e l’Europa è una medaglia a due facce e bisogna considerarle entrambe per avere contezza del problema. La prima faccia è quella italiana. La manovra del duopolio Lega- M5 si regge su un pilastro tutto politico di tipo “risarcitorio”. Punta a restituire ai cittadini ciò che gli esecutivi precedenti hanno, a loro parere, sottratto. Con la Fornero, la possibilità di andare in pensione prima. Con l’austerity, quel minimo di risorse per campare dignitosamente. E’ il mastice del Contratto, e non si tocca. Tuttavia i soldi per finanziare quelle misure non ci sono, vengono presi “a buffo” come si dice a Roma: ossia in deficit, aumentando i debiti. Dunque se risarcimento è, è falsato. Errore: così facendo stimoleremo crescita e sviluppo e tutto andrà a posto, assicurano da palazzo Chigi. Però risulta che ad una simile prospettiva non credono la Ue, i mercati, l’Ocse, l’Ufficio parlamentare di bilancio, la Bce di Draghi ( che ieri ha sganciato la bomba: «La Bce non si piegherà alle esigenze italiane» ), le agenzie di rating, i principali indicatori economici mondiali.
Se è così, lo spread sale e salirà: è inevitabile. «Il voto sovrano e coraggioso di Trento e Bolzano spiega chiaramente ai signori dello spread con chi stanno gli italiani», tuona il ministro dell’Interno. Sicuramente con chi ha abolito la povertà, aggiungerebbe il titolare dello Sviluppo. Roba da brividi. L’altra faccia è quella di Bruxelles. Francia e Germania – in particolare la seconda – hanno guidato il processo unitario continentale badando in primo luogo a tutelare i loro interessi e le loro necessità. Mossa rivelatasi miope perché ha portato in Francia alla distruzione dei partiti storici e madame Le Pen lassù dove neanche lei sognava di arrivare; e in Germania allo sfaldamento dell’asse Cdu ( Csu) Spd e all’esplosione delle forze di estrema destra. Oltre naturalmente a quello del surplus commerciale.
La supponenza francese e la tracimante agiatezza tedesca hanno contribuito a lesionare l’edificio europeo come e più delle ondate migratorie o del default greco. Però non sfugge, né a Parigi né soprattutto a Berlino, che la crisi della Ue ridimesionerebbe alla grande i sogni di gloria della locomotiva tedesca e dell’istoriato vagone francese, mettendoli su un binario morto. Conviene? Qui la risposta c’è: un grosso no. Solo che forse arriva troppo tardi. Lo spread politico franco- tedesco è tra le aspirazioni e la realtà, le ambizioni e la concretezza: un divario che minaccia di risultare incolmabile.
Sorpresa. Vuoi vedere che per capire come stanno le cose bisogna prendere una moneta tridimensionale, a tre facce (!) invece che a due? Già perché chi dalle Alpi in giù scommette sulla disarticolazione del connubio tra Popolari e Pse, allo tsunami che investirà il Parlamento europeo dopo il voto di maggio 2019 per garantirsi spazi di manovra più ampi e allettanti allori a scapito degli ombrosi e permalosi Junker, Moscovici e compagnia bella, rischia di rimanere non deluso: di più. Dopo la randellata assestata dal Cancelliere autriaco Sebastian Kurz, infatti, arrivano le mazzate della biondissima Alice Wedel, leader di Alternative fur Deutschland, il partito di estrema destra che ha fatto il pieno di voti in Baviera: «La manovra economica degli italiani è folle e a spese della Germania: dobbiamo fare ancora una volta gli ufficiali pagatori?».
Salvini l’ha definitia «la mia amica», ma la Weidel mette proprio lui nel mirino: «Quando la Ue boccia il progetto di manovra dell’Italia, il ministro degli Interni italiano strepita. Ma evidentemente non nota che senza la flebo della Ue l’Italia sarebbe già da tempo insolvente. Come si può vendere agli europei il concetto che in futuro 400 mila o 500 mila italiani andranno anticipatamente in pensione, ma anche che ci sarà un reddito minimo e una flat tax? Questi sono atti di beneficenza di uno Stato sociale che altri Paesi membri non osano neanche sognare».
Beneficienza, dunque: altro che risarcimento. Perché il sovranismo è bello. Peccato che renda ancor più forti quelli che lo sono già. E se la Merkel fa ciao, chi la sostituirà sarà comunque uber alles.
Le due facce dello spread
Con uno spread così alto non reggiamo, avvertono all’unisono il premier Conte e il superministro Giovanni Tria. Peccato che lo spread si impenni a causa della manovra: la cambiamo?
Neanche per sogno ribattono, ancor più all’unisono, Salvini e Di Maio. Spalmiamola su più anni, facciamola “a rate”, sussurra la pattuglia di “responsabili” inseriti nelle pieghe dell’esecutivo. Ma la Ue, e soprattutto i mercati, ci cascheranno?
Improbabile. E allora?
Allora niente: la domanda c’è, le risposte sono fumo nella nebbia.
La realtà è che lo scontro tra la maggioranza gialloverde e l’Europa è una medaglia a due facce e bisogna considerarle entrambe per avere contezza del problema. La prima faccia è quella italiana. La manovra del duopolio Lega- M5 si regge su un pilastro tutto politico di tipo “risarcitorio”. Punta a restituire ai cittadini ciò che gli esecutivi precedenti hanno, a loro parere, sottratto. Con la Fornero, la possibilità di andare in pensione prima. Con l’austerity, quel minimo di risorse per campare dignitosamente. E’ il mastice del Contratto, e non si tocca. Tuttavia i soldi per finanziare quelle misure non ci sono, vengono presi “a buffo” come si dice a Roma: ossia in deficit, aumentando i debiti. Dunque se risarcimento è, è falsato. Errore: così facendo stimoleremo crescita e sviluppo e tutto andrà a posto, assicurano da palazzo Chigi. Però risulta che ad una simile prospettiva non credono la Ue, i mercati, l’Ocse, l’Ufficio parlamentare di bilancio, la Bce di Draghi ( che ieri ha sganciato la bomba: «La Bce non si piegherà alle esigenze italiane» ), le agenzie di rating, i principali indicatori economici mondiali.
Se è così, lo spread sale e salirà: è inevitabile. «Il voto sovrano e coraggioso di Trento e Bolzano spiega chiaramente ai signori dello spread con chi stanno gli italiani», tuona il ministro dell’Interno. Sicuramente con chi ha abolito la povertà, aggiungerebbe il titolare dello Sviluppo. Roba da brividi. L’altra faccia è quella di Bruxelles. Francia e Germania – in particolare la seconda – hanno guidato il processo unitario continentale badando in primo luogo a tutelare i loro interessi e le loro necessità. Mossa rivelatasi miope perché ha portato in Francia alla distruzione dei partiti storici e madame Le Pen lassù dove neanche lei sognava di arrivare; e in Germania allo sfaldamento dell’asse Cdu ( Csu) Spd e all’esplosione delle forze di estrema destra. Oltre naturalmente a quello del surplus commerciale.
La supponenza francese e la tracimante agiatezza tedesca hanno contribuito a lesionare l’edificio europeo come e più delle ondate migratorie o del default greco. Però non sfugge, né a Parigi né soprattutto a Berlino, che la crisi della Ue ridimesionerebbe alla grande i sogni di gloria della locomotiva tedesca e dell’istoriato vagone francese, mettendoli su un binario morto. Conviene? Qui la risposta c’è: un grosso no. Solo che forse arriva troppo tardi. Lo spread politico franco- tedesco è tra le aspirazioni e la realtà, le ambizioni e la concretezza: un divario che minaccia di risultare incolmabile.
Sorpresa. Vuoi vedere che per capire come stanno le cose bisogna prendere una moneta tridimensionale, a tre facce (!) invece che a due? Già perché chi dalle Alpi in giù scommette sulla disarticolazione del connubio tra Popolari e Pse, allo tsunami che investirà il Parlamento europeo dopo il voto di maggio 2019 per garantirsi spazi di manovra più ampi e allettanti allori a scapito degli ombrosi e permalosi Junker, Moscovici e compagnia bella, rischia di rimanere non deluso: di più. Dopo la randellata assestata dal Cancelliere autriaco Sebastian Kurz, infatti, arrivano le mazzate della biondissima Alice Wedel, leader di Alternative fur Deutschland, il partito di estrema destra che ha fatto il pieno di voti in Baviera: «La manovra economica degli italiani è folle e a spese della Germania: dobbiamo fare ancora una volta gli ufficiali pagatori?».
Salvini l’ha definitia «la mia amica», ma la Weidel mette proprio lui nel mirino: «Quando la Ue boccia il progetto di manovra dell’Italia, il ministro degli Interni italiano strepita. Ma evidentemente non nota che senza la flebo della Ue l’Italia sarebbe già da tempo insolvente. Come si può vendere agli europei il concetto che in futuro 400 mila o 500 mila italiani andranno anticipatamente in pensione, ma anche che ci sarà un reddito minimo e una flat tax? Questi sono atti di beneficenza di uno Stato sociale che altri Paesi membri non osano neanche sognare».
Beneficienza, dunque: altro che risarcimento. Perché il sovranismo è bello. Peccato che renda ancor più forti quelli che lo sono già. E se la Merkel fa ciao, chi la sostituirà sarà comunque uber alles.
Sfoglia il giornale di oggi
Ultime News
Ucraina, Kadyrov: «Lysychansk è circondata», ma Kiev smentisce
L’Aiga: svolta dal sì all’equo compenso L’Anf: un peccato i ritocchi mancati
L’indipendenza di giudici e avvocati decisiva per ritrovare fiducia nella giustizia
Papa Francesco, in 100mila per Urbi et Orbi: “Ucraina trascinata in una guerra insensata”
Stop allo stato di emergenza, misure e green pass: ecco cosa cambia
Covid Svizzera oggi, 22.221 contagi e 18 morti in 24 ore
Monza: incidente a Brugherio, ubriaco al volante travolge un 31enne e scappa
** Generali: Doris (Mediolanum), ‘non abbiamo intenzione di comprare azioni’ **
M5S: exit strategy ‘salva Movimento’, nomina comitato garanzia e poi al voto capo politico
Vaccino covid e quarta dose, Aifa: “Sarà richiamo annuale”
Centrosinistra: Fregolent (Iv), ‘Boccia eviti ultimatum ridicoli’
**Bce: Enria, ‘ripresa più forte del previsto ma vulnerabilità da debito e credito’**
Calcio: Coppa Italia, Dzeko e Sanchez stendono la Roma e l’Inter vola in semifinale (2)
Calcio: Atalanta, visita di controllo dal professor Orava per Zapata
Blackout e aerei in tilt, danni per centinaia di miliardi dal ‘meteo spaziale’
M5S: Calenda, ‘non me ne po’ fregà de meno, quel che succederà è irrilevante’
Scuola: Costarelli (presidi Lazio), ‘boom voto studenti a consulte è risultato importantissimo’
**Calcio: De Santis, ‘espulsione Zaniolo? Atteggiamento non tollerabile per il regolamento’**
Azione: Mastella, ‘Calenda parla di serietà? Detto da lui è bestemmia’
Scuola: Giannelli (presidi), ‘abbiamo lavorato tutto il weekend, più problemi alle primarie’
Centrodestra: Salvini, ‘mi auguro non ci sia uno che vuole essere il più forte dei perdenti’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’ (3)
Articoli Correlati
Lo chiamavano “ rinvio” Così Conte ha fatto dell’indecisione uno stile
Lo chiamavano “rinvio”. Così Conte ha fatto dell’indecisione uno stile
Draghi: «Il Governo va avanti con il M5S, Conte non darà l’appoggio esterno»
Acque agitate nel Governo Draghi, M5S tentato dall’appoggio esterno
Cancelleri: «Il M5S vuole pesare di più nel Governo Draghi». E annuncia il ritiro della candidatura per la Regione Sicilia
«Draghi ha chiesto a Grillo la testa di Conte» L’avvocato (furioso) sale al Quirinale
Regionali, Meloni prova a mediare per scongiurare una nuova Verona
Stop al superbonus, l’ultimo tentativo di spingere fuori i 5S
Lega e Fratelli d’Italia contro Ius scholae e cannabis. Salvini convoca i suoi