È polemica tra Rita Bernardini e il Movimento 5 Stelle. Teatro dello scontro la sala Piersanti Mattarella, a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana dove ieri il Partito Radicale ha organizzato un incontro per promuovere la raccolta firme sulle “Otto proposte di legge di iniziativa popolare contro il regime” per la riforma della giustizia. Pomo della discordia la presenza tra i relatori di Pietro Cavalotti e Massimo Niceta chiamati a illustrare la proposta di riforma delle misure di prevenzione e le informazioni interdittive. Per gli esponenti pentastellati siciliani non è ammissibile che i due imprenditori raggiunti da misure di prevenzione prendano la parola in una sala dedicata al politico ucciso da Cosa Nostra. Non è la prima volta che fanno polemica in tal senso: proprio qualche giorno fa, come vi abbiamo raccontato sul Dubbio,

avevano criticato duramente la presenza nella stessa sede di Totò Cuffaro intervenuto ad un convegno sulle carceri. Secca la replica di Rita Bernardini, membro della presidenza del Partito Radicale: “Pietro Cavallotti e Massimo Niceta sono stati raggiunti da misure di prevenzione e non mi pare che qualcuno gli abbia negato diritto di parola. I 5 Stelle, che sono tanto per la democrazia diretta, dovrebbero sapere che è la nostra Costituzione a prevedere le proposte di legge di iniziativa popolare. Queste persone non hanno perso i diritti politici e quindi possono parlare e raccontare la loro esperienza. A meno che i 5 Stelle e altri, che vogliono polemizzare, ritengano che abbiano sempre ragione. Ricordo che in Italia si registrano mille errori giudiziari all’anno”. E attacca: “Lorsignori ( il M5S ndr) non accettano mai il contraddittorio perché se loro leggessero le proposte noterebbero che non chiediamo l’abolizione delle misure di prevenzione', ricordando alla fine che “quei beni che vengono affidati dalle Misure di prevenzione agli amici degli amici che non sono imprenditori e alla fine i beni vanno in malora”, come accaduto ai cugini di Cavallotti che ci precisa che “le loro aziende sono in liquidazione perché l’amministratore giudiziario ha accumulato 6 milioni di debiti”.

Duro anche il suo commento alla polemica sollevata dai 5 Stelle: “il sottoscritto non ha alcun procedimento penale, non ha alcun procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione. La mia famiglia, mio padre, è stato definitivamente assolto dall’accusa di mafia e nonostante ciò gli hanno confiscato il patrimonio, per fatti che nel processo penale sono stati ritenuti insussistenti. I miei cugini sono processati perché avrebbero ricevuto in eredità l’esperienza lavorativa dei padri. Ciò nonostante noi continuiamo ad avere fiducia nei confronti della giustizia”. E chiude: “il problema non è che oggi siamo presenti io e Niceta; il problema è che siamo presenti solo noi due perché gli imprenditori innocenti che hanno subito l’esproprio di tutto il patrimonio, sulla base di semplici sospetti sono davvero numerosi. Questi imprenditori non trovano il coraggio di venire allo scoperto perché vengono spesso sconsigliati dai loro avvocati. Altri hanno paura di avere problemi di carattere giudiziario'.