Avvocato, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Nola, il senatore del Movimento 5 Stelle Francesco Urraro lavora alacremente in queste ore in commissione Giustizia alla riforma della legittima difesa. E fa il punto insieme al Dubbio anche su carceri, migranti, corruzione e lotta al crimine organizzato: è recente la sua nomina a membro della commissione Antimafia.

Senatore, partiamo dalla legittima difesa. Il ministro Bonafede ha segnalato più volte che bisogna intervenire sulle zone d’ombra che gravano oggi sulla legge. Come avete intenzione di dissiparle?

Dobbiamo esaminare i diversi disegni di legge presentati e raggiungere una sintesi equilibrata che tenga conto di tutte le circostanze che possono influenzare il rapporto di proporzionalità tra difesa e offesa. Il nostro sarà un lavoro scrupoloso, nel solco delle garanzie costituzionali, senza muoversi sull’onda emotiva.

Il presidente dell’Anm si è mostrato preoccupato perché teme che la riforma della legge possa diventare una legittimazione dell’omicidio. Che cosa pensate di fare per scongiurare la volontà della Lega, che vorrebbe la difesa personale in casa o in negozio sempre legittima senza se e senza ma?

Non intendiamo varare alcuna liberalizzazione delle armi, nessun far west. Questo lo dice anche Salvini. Non è né può essere questa la strada che intende percorrere il Movimento 5 Stelle. L’intento deve essere quello di eliminare quanto più possibile le divergenze interpretative in materia di legittima difesa, oggi troppo frequenti.

Lei è stato da poco votato come membro della prossima commissione Antimafia. Su che cosa si concentreranno i lavori parlamentari e quali i nodi urgenti da affrontare?

È una grande responsabilità. Affrontiamo un fenomeno mafioso in pieno mutamento, mimetizzato, con infiltrazioni nell’economia legale ed in settori della società normalmente ritenuti immuni. L’impegno sarà rivolto ad esplorare l’organizzazione e le azioni delle mafie in tutti gli ambiti, anche sociali, politici ed economici. Vogliamo accendere veramente un faro nuovo su un fenomeno che è nuovo rispetto al suo stesso passato».

Il Guardasigilli è molto impegnato in un decreto assai atteso: quello della legge spazzacorrotti. Quali sono i tempi previsti per l’approvazione?

L’anticorruzione è una battaglia storica per il M5S e finalmente c’è un disegno di legge efficace. Vogliamo approvarlo in tempi brevi. In Italia fare il furbo non converrà più. La corruzione è una piaga che provoca ricadute drammatiche sull’economia, sul lavoro, sulla mobilità sociale, sul funzionamento della Pubblica amministrazione. Col daspo impediamo non più solo al corrotto ma anche al corruttore di lavorare come pubblico ufficiale o fare affari con l’amministrazione. La legge introdurrà l’agente sotto copertura, 18 anni dopo la previsione dell’Onu, un’arma che si è rivelata efficace nella lotta alle mafie. Inoltre con la confisca lo Stato e i cittadini potranno riprendersi il maltolto.

Nelle carceri, da ultimo il caso Rebibbia, il clima è esplosivo. Come pensate di intervenire?

Sulle carceri siamo in prima linea, vogliamo ridare centralità alla dignità e alla funzione rieducativa. Al Senato abbiamo appena approvato il parere sul decreto legislativo per la riforma dell’ordinamento penitenziario, di cui ero relatore. Contiene alcuni aspetti di rilievo: norme che favoriscano l’integrazione dei detenuti, il rafforzamento dei loro diritti, l’operatività del Servizio Sanitario Nazionale nelle carceri.

Con questo provvedimento e con altre misure stiamo lavorando anche sulla situazione delle madri detenute e dei loro figli. Mai come in questo caso secondo il M5S servono attenzione e sensibilità. Il ministro Bonafede ha annunciato azioni per ampliare il numero delle strutture a custodia attenuata per le madri, l’obiettivo è averne una per regione. È anche importante valutare caso per caso se la vicinanza tra madri e figli è positiva: la strada migliore da seguire è la segnalazione automatica al Tribunale dei Minori.

Un punto controverso del decreto sicurezza di Salvini è la permanenza dei migranti nei centri di detenzione amministrativa estesa a 180 giorni sottolineata dalla costituzionalista Lorenza Carlassare. Come si fa a trattenerli in assenza di reati, dato che la Carta non prevede forme di detenzione non motivate da adeguati provvedimenti giudiziari?

Il prolungamento del trattenimento nei Cpr, misura cautelativa del tutto legittima, è volto esclusivamente a consentire alla pubblica amministrazione lo svolgimento delle procedure identificative necessarie all’esecuzione effettiva del rimpatrio e sarà accompagnato da interventi di adeguamento e ristrutturazione per migliorare gli standard di accoglienza dei centri, attualmente molto carenti.

Altra questione: la revoca della cittadinanza per gli immigrati “a rischio” denunciata da Zagrebelsky. Al netto delle condanne, non si tratta di una pericolosa discriminazione che crea cittadini di serie A e serie B dato che gli italiani tout court, magari condannati anche per reati gravi, godrebbero in questa maniera di un privilegio su base etnica?

Nel 2016 il Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo negare la concessione della cittadinanza allo straniero che Prefettura e Questura segnalano come legato a organizzazioni terroristiche. Ne consegue che la revoca della stessa è a maggior ragione legittima in caso di condanna definitiva per reati di terrorismo.

Alla vigilia del congresso forense a Catania, il presidente del Cnf Andrea Mascherin chiede a gran voce il rafforzamento della figura dell’avvocato in Costituzione. Battaglia che sosterrete in Parlamento?

Condivido in pieno quanto sostiene Mascherin. L’Avvocatura è già l’unica professione costituzionalmente garantita. Se ne fa espresso riferimento agli articoli 104, 106 e 135, in più ricordo il riferimento all’essenzialità della difesa tecnica previsto all’articolo 24.