Il diritto d’autore raggiunge internet, o almeno si mette per strada. Luce verde dell’Europarlamento alla riforma del copyright. L’assemblea plenaria ha approvato una nuova versione del testo emendato rispetto a quella che era stata respinta lo scorso 5 giugno. Il provvedimento ha quindi passato uno step importante, anche se ora su questa base si aprirà una trattativa sul testo finale con il Consiglio e la Commissione europea, dopo di che ci dovrà essere una nuova approvazione da parte dell’Europarlamento. La proposta di direttiva sui diritti d’autore nel mercato unico digitale ( questa la definizione completa) è stata approvata in Aula con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. In generale il gruppo del Partito Popolare Europeo e quello dei Socialisti& Democratici hanno votato a favore, mentre i liberali dell’Alde si sono divisi così come i Verdi e i conservatori dell’Ecr. Tra gli italiani, il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno votato contro; le delegazioni del Partito Democratico e di Forza Italia hanno invece votato a favore del provvedimento. Tra gli europarlamentari del Pd fanno eccezione Brando Benifei e Renata Briano che si sono astenuti e Daniele Viotti che ha votato contro.

Il testo contiene le modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13 che erano stati contestati in una campagna a favore della libertà di internet. La Commissione presentò il 14 settembre 2016 il suo progetto di direttiva con il principale obiettivo di modernizzare il diritto d’autore alla luce della rivoluzione digitale. Il principio della riforma è spingere le piattaforme online, come YouTube di Google, a retribuire meglio i creatori di contenuti ( articolo 13), creare un nuovo diritto di pagamento per gli articoli pubblicati anche parzialmente dai servizi internet ( articolo 11). Chi si oppone afferma che la riforma avrà conseguenze negative sulla libera diffusione dell’informazione. Secondo il testo adottato dall’Europarlamento, i giganti del web dovranno remunerare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti, mentre le piccole e micro piattaforme saranno escluse dal campo di applicazione della direttiva. Secondo l’Europarlamento molte delle modifiche apportate dall’assemblea alla proposta originaria della Commissione europea ' mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News'.

La decisione continua a dividere il mondo economico e politico. In Italia il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, grida alla censura preventiva: ' Una vergogna tutta Europea: il Parlamento Europeo ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su Internet. Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell”, commenta su Facebook. E continua: “Le lobby hanno avuto il tempo di lavorare e influenzare gli europarlamentari, i quali hanno deciso di ricredersi. D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori”. Immediata la replica del presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani: ' Chiedo al Presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del vicepremier Di Maio contro il Parlamento europeo. Minacciare l’unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia'. Entusiasti invece i mondi dell’editoria, dei giornalisti, della cultura e dello spettacolo.