Il condirettore del settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” ( che recentemente è balzato al centro della ribalta politica con quella copertina famosa: “Vade retro”, con la foto di Salvini) è molto duro nel giudicare l’attacco al papa del cardinale Viganò, il quale accusa il pontefice di aver coperto alcuni alti prelati sospettati di pedofilia. Luciano Regolo dice esplicitamente che lui ha l’impressione di un complotto. Regolo è un giornalista molto vicino - per modo di pensare, per sensibilità - agli ambienti, diciamo così, “bergogliani”. «Ricordo - ci dice - che Gesù veniva attaccato dai farisei, dai sepolcri imbiancati, ed io vedo molti sepolcri imbiancati. Si parla di fatti risalenti al 2002, quando Francesco non aveva responsabilità pontificale. Questo cardinale che accusa, in particolar modo, era tra i più strenui difensori del tradizionalismo cattolico, come quello delle persone su cui oggi pendono le accuse. Paradossalmente, chi accusa il Papa viene da un ambiente molto simile a quello da cui vengono le mele marce».

«Questo caso mi ricorda molto la vicenda Vatileaks, sembra un complotto. Ma l’atteggiamento del Papa, da credente, mi rassicura molto ». Il dossier dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, che accusa Bergoglio non aver preso provvedimenti nei confronti del cardinale Theodore McCarrick, accusato di abusi, è un tentativo di fermare l’azione del Papa, «che dà fastidio». A dirlo è il condirettore di Famiglia Cristiana, Luciano Regolo, che al Dubbio si dice sicuro: « Francesco non ha scheletri nell’armadio» . E sui profughi mette in guardia il governo: « Non aiutare chi rischia di morire è contrario ai valori del Vangelo. Basta con la politica delle urla» .

Direttore, quanto c’è di vero nelle accuse di Viganò?

Mi sembra un complotto. Ricordo che Gesù veniva attaccato dai farisei, dai sepolcri imbiancati, ed io vedo molti sepolcri imbiancati. Si parla di fatti risalenti al 2002, quando Francesco non aveva responsabilità pontificale. Questo cardinale, in particolar modo, era tra i più strenui difensori del tradizionalismo cattolico, come quello delle persone su cui oggi pendono le accuse. Paradossalmente, chi accusa il Papa viene da un ambiente molto simile a quello da cui vengono le mele marce.

Che aria si respira in Vaticano?

C’è un momento di grande difficoltà e credo che Francesco sia addolorato di questo, come padre di una Chiesa unita. Ma non credo che chi ha l’intento di nuocere alla Chiesa riuscirà a farlo. Mi piace ricordare quando il segretario di Stato Consalvi fu inviato da Napoleone da Papa Pio VII con il messaggio che se non si fosse piegato ai voleri di Bonaparte avrebbe distrutto la Chiesa, lui rispose: «Non ce la farà, perché non ce l’abbiamo fatta nemmeno noi cardinali e preti con le nostre manchevolezze...». Credo valga anche adesso.

Qual è stato l’atteggiamento di Francesco nei confronti della pedofilia?

Il suo coraggio l’hanno visto milioni di persone: non era mai successo che un Santo padre chiedesse perdono. Non un perdono fittizio e formale: è stato ad ascoltare le vittime di questi abusi e le mamme allontanate dai propri figli. Ho visto in lui lacrime sincere e profondo pentimento per qualcosa che non ha commesso in prima persona, ma che ha voluto sradicare. E ancora prima, Papa Benedetto ha fatto una modifica giuridica in seno al Vaticano, per far sì che non sia più possibile insabbiare. Se oggi vengono fuori queste storie è proprio per opera loro. Ed è venuto il momento di prendere questi attacchi per ciò che sono e di chiedersi perché accade adesso e cosa c’è dietro.

Appunto: perché accade?

Credo ci siano delle forze oscure, degli interessi. Questo Papa è una figura scomoda, perché non parla con interesse di potere, ma come servo di Dio. Per le posizioni che ha assunto a livello ambientale ed ecologico, in favore dei rifugiati, dei poveri, degli ultimi del mondo. Tutto quello che lui dice e fa contravviene a quello che è un malinteso senso della Chiesa come potere temporale. E va contro gli interessi delle multinazionali, di chi produce armi, eccetera. Bisognerebbe chiedersi che interesse personale abbiano le persone che firmano questi dossier, ma questo significherebbe entrare in una logica di attacchi personali, mentre io credo che sia giusta la non risposta che ha dato il Papa: «Giudicate voi». L’intento di chi attacca è dare l’immagine di una divisione della Chiesa, definendo Papa Francesco un eretico, con lo scopo di indebolire un’azione che, evidentemente, dà fastidio.

È possibile che l’attacco riguardi anche le posizioni “politiche” del Papa?

Sarebbe triste se fosse così. Non ho la sfera magica per dirlo, ma noto che ci sono delle testate, con nomi anche abbastanza impegnativi, come “La Verità” o “Libero”, che pubblicano sondaggi per i quali l’ 85 per cento dei cattolici sta con Salvini. Solo che poi scopri che quei sondaggi sono del 2017, quando c’era un’altra situazione. E allora mi chiedo: chi muove queste leve? In questo momento c’è una sorta di tentazione, in politica, all’esternazione da stadio. Ma non è una battaglia a chi la spara più grossa. Il Papa, nella storia della Diciotti, ha dato una lezione, come anche la Cei, che ha agito in maniera negoziale fino a far uscire lo stesso governo da un’impasse: su 190 persone, 169 erano eritrei, che godono di uno status garantito dalla nostra Costituzione. L’articolo 10 dice che chi ha subito soprusi ha il diritto di essere accolto. Al di là del do- vere religioso, esiste un dovere anche etico- civile, costituzionale.

Qual è la posizione di Famiglia Cristiana?

Abbiamo fatto una copertina sull’Europa in cui definivamo l’Ue “Unione egoisti”. È giusto che l’Europa intervenga, ma nel momento in cui le chiediamo più responsabilità, come fa il ministro dell’Interno a incontrare Orban? Io non penso che dobbiamo attaccare questo o quel politico, penso non si possano usare questioni così complesse e delicate per scopi propagandistici ed elettorali. Si parla di disgrazie umane per slogan, senza rendersi conto della deriva che provocano.

E la copertina su Salvini?

L’espressione “ vade retro” richiama il Vangelo, Matteo 8.33, dove Gesù, finita l’esperienza della trasfigurazione, annuncia a san Pietro che sarebbe stato ucciso, e san Pietro ha una reazione veemente ed egoista. In quel momento Gesù gli dice “vade retro”. Nessuno ha mai chiamato Salvini Satana, ma ogni volta che si lascia prevalere l’egoismo si apre la porta al volere del male. L’egoismo di territorio e di confine, il razzismo e il nazionalismo confliggono con l’ideale cattolico. Per un confine non posso ignorare che una persona sta morendo. Se facciamo un discorso sull’accoglienza prolungata è giusto che l’Europa faccia la sua parte. Ma non capisco come possa il premier Conte cercare di convincere invano il presidente ceco ad ottemperare gli accordi europei, e quindi accogliere, mentre dall’altro lato si fa un asse privilegiato con Orban, che non ne vuole nessuno. Mi chiedo se c’è un progetto serio di governo o se si seguono gli umori della folla. Ma i toni che si adoperano sono importantissimi. Una figura istituzionale non parla solo per il consenso, che non ti dà la possibilità di dire tutto quello che vuoi. Per me la patria è anche rispettare la Costituzione. Ci dobbiamo interrogare profondamente sulle paure che spingono tanta gente a cercare la soluzione dal deus ex machina. Davvero chi grida di più dà più sicurezza? In Europa cosa abbiamo ottenuto, se non un isolamento maggiore?

Il Papa può essere la soluzione a queste urla?

Adesso vedo una Chiesa dei fatti e una politica delle chiacchiere. Queste persone non sono dei “palestrati”, ma rifugiati nel vero senso della parola. Non si può sacrificare l’umanità per ragioni elettorali, è inammissibile, chiunque lo faccia. Francesco ha riavvicinato tantissime persone alla Chiesa, perché hanno riconosciuto in lui un lavoro genuino. La sua dolcezza non è studiata, facilmente rompe i protocolli e può fare molto al livello del cuore delle persone. Chi crede che la Chiesa sia un potere finanziario continuerà a gridare. Ma non credo con buoni risultati.