Il primo sondaggio sulla popolarità del neo Presidente colombiano gli assegna un lusinghiero 53%, segno che le tensioni si stanno forse stemperando dopo la cerimonia della scorsa settimana a Bogotá, nella quale Iván Duque Marquez si è insediato come presidente della Repubblica di Colombia, giurando difronte ad una folla di migliaia di persone. Dopo aver vinto le elezioni presidenziali al ballottaggio nello scorso giugno, il moderato di centrodestra Duque è il Presidente più giovane della storia della Colombia dopo il 1872.

Ha ricevuto la carica presidenziale dal suo predecessore Juan Manuel Santos, che ha raggiunto il limite costituzionale di due mandati da quattro anni, e gli consegna una nazione la cui economia è cresciuta più della media del continente latino- americano, pacificata al suo interno, l’accordo con le Farc è valso a Santos il Premo Nobel per la Pace nel 2016, che però lascia una società colombiana fortemente polarizzata e divisa.

Più tecnico che politico, nella sua carriera solo quattro anni da senatore, Duque è avvocato e ha sempre lavorato come consigliere per la Colombia della Banca per lo Sviluppo Inter- Americano; è stato candidato alla presidenza della Repubblica dal partito del Centro Democratico, fondato dall’ex presidente colombiano Alvaro Uribe, di cui Duque è il delfino.

Nel suo discorso di insediamento il neo Presidente ha ribadito alcuni concetti chiave della sua campagna elettorale: linea dura contro il traffico di stupefacenti, le bande paramilitari, i rapimenti a scopo estorsivo. Problemi che ancora attanagliano la Colombia e contro i quali Duque ha annun- ciato da subito interventi normativi severi, anche di rango costituzionale.

Sugli accordi di pace coi guerriglieri Farc, oggi trasformati in partito politico con alcuni seggi di diritto in Parlamento, Duque si è dichiarato intenzionato a proseguire la strada del dialogo, ma ha messo in chiaro che serviranno correttivi “per assicurare che le vittime ottengano la verità, giustizia proporzionata, risarcimenti e la sicurezza che il passato non si ripeta”. L’idea di fondo di Duque è che negli ultimi decenni la guerriglia sia diventata la scusa per ammantare di ideologia violenze e narcotraffico e che pertanto la semplice riconciliazione non basti.

Considerato vicino agli ambienti imprenditoriali, il presidente Duque ha annunciato importanti tagli alle tasse e un piano di sostengo agli investimenti in Colombia. Il nuovo presidente si è subito posto l’obiettivo di riunificare la società colombiana dopo una campagna elettorale lacerante, ma per la prima volta nella storia del Paese, nel giorno dell’insediamento alcune forze di opposizione hanno convocato una contromanifestazione per le strade di Bogotá, organizzata dal candidato perdente alla Presidenza della Repubblica, l’ex Sindaco della Capitale Gustavo Pedro. Ad accompagnarlo nella Presidenza ci sarà come vice- presidente, Marta Lucía Ramírez, prima donna ad assumere la carica in Colombia, anche lei avvocato e già due volte ministro.

I problemi principali che Duque troverà sulla sua strada sono legati ai temi della sicurezza e al confinante Venezuela, Paese la cui crisi non conosce fine, e che produce un esodo interminabile di emigrati verso la Colombia. Le tensioni tra i due Paesi si sono riaccese proprio in questi giorni perché il presidente venezuelano Maduro ha accusato direttamente la Colombia di essere responsabile del tentativo di ucciderlo con dei droni esplosi poi in anticipo durante una manifestazione militare a Caracas. Nei sui primo giorni ufficialmente in carica Duque ha nominato il governo, composto per metà da donne di cui una per la prima volta a capo del Ministero degli Interni, ha deciso di sottoporre a revisione la decisione del suo predecessore di riconoscere lo Stato di Palestina e ha visitato l’arcipelago di Sant Andres, territorio conteso dal Nicaragua.

La Colombia che da oggi Iván Duque guida è una nazione appena entrata nella Nato, prima tra i Paesi dell’America del Sud a farlo, e che si candida a svolgere un ruolo guida nell’area, la dimostrazione è data dal fatto che prima della cerimonia di insediamento ha ricevuto i Presidenti di cinque paesi latinoamericani: Messico, Costa Rica, Guatemala, Cile e Argentina; oltre al neoleader del Partito Popolare di Spagna, Pablo Casado. In un continente che è sempre in bilico sulla strada del populismo, Duque si pone come figura di riferimento per le leadership conservatrici e moderate dell’area, sicuramente con un rapporto privilegiato com Washington.