Al di là delle forme di comunicazione, il ministro Salvini, come altri, pone temi veri: la necessità di regolare i flussi migratori garantendo la legalità, la necessità di piani di sostegno per i Paesi di origine dei migranti, il senso di disagio e di rifiuto che mancati percorsi di integrazione possono determinare nei cittadini italiani. E fa bene a denunciare un’Europa egoista e di fatto assente sul tema degli sbarchi, che si sta condannando così al suicidio politico.

A me, francamente, sembrano sbagliati “il buonismo”, così come il “cattivismo”, fini a se stessi.

Detto ciò, la cosiddetta “linea dura” non deve temere di trovare dei limiti nel senso di solidarietà verso gente disgraziata, in fuga dalla disperazione. Dobbiamo ricordarci che nessuno abbandonerebbe la propria terra e i propri cari se non è costretto a farlo. E contro quella Europa così inadeguata, il vero atto di forza è fare sbarcare quei pochi sfortunati dalla nave Diciotti. In questo modo si dà più valore alle richiamate ragioni del Governo e si permette all’Italia di rispettare ancora una volta i principi del diritto naturale.

Proprio una linea politica determinata, intransigente e “dura” richiede più che mai l’individuazione e il rispetto dei limiti dati dalle esigenze umanitarie. Ognuno la pensa come ritiene, ma si può “stare con Salvini” anche facendo sbarcare quei migranti, per poi procedere nei loro confronti con le verifiche di legge e i percorsi politici individuati da chi governa per scelta popolare.

Si chiama “Stato di diritto”.