«Quando ero incinta mi hanno consigliato di informarmi bene sui vaccini ed è quello che ho fatto, salvando mia figlia da reazioni avverse». Arianna Fioravanti è una scrittrice, insegnante di lingua e cultura italiana per stranieri, con una laurea in lettere e un dottorato di ricerca in italianistica. La sua non è una battaglia no- vax, ma per «la libertà di scelta», prestando attenzione a quei medici che hanno «certificato» i danni che i vaccini potrebbero provocare ai bambini. Contro la coercizione, dunque, chiedendo al governo di attuare «misure di prevenzione» che consentano di prendersi cura delle persone.

Come si è convinta che i vaccini facciano male?

Quando ero incinta, un’infermiera mi consigliò di informarmi bene sui vaccini, dicendomi che molti medici non vaccinano i propri figli, in quanto potenzialmente pericoloso. Così mi sono informata. I vaccini sono farmaci e possono avere delle reazioni avverse, contengono sostanze tossiche, ovvero adiuvanti e conservanti. Ci sono degli studi, come quello di Gatti e Montanari, che hanno analizzato 44 vaccini, scoprendo che oltre alle sostanze tossiche dichiarate dalle case farmaceutiche ce ne sono altre non dichiarate, che restano per sempre in circolo e che creano uno stato infiammatorio generale, con possibili problemi a livello neurologico. C’è una lettera inviata da circa 100 medici al presidente dell’Iss, Ricciardi, in cui sostengono che i bambini non vaccinati risultano più sani di quelli vaccinati: oltre a reazioni avverse gravi, come la morte, l’analisi clinica ricostra alterazione dello stato del bambino, dopo la somministrazione del vaccino, con conseguenze che possono manifestarsi subito, ma anche a lungo termine.

Il dottor Burioni dice che le multinazionali del farmaco guadagnerebbero di più senza vaccini. Cosa ne pensa?

Non mi interessa il volume d’affari, mi interessa unicamente la salute di mia figlia e avere garan- zie sulla sicurezza dei vaccini. Mia figlia, per esempio, se fosse stata vaccinata a due mesi avrebbe avuto di certo reazioni avverse, perché allergica ad uno dei componenti dei vaccini, tant’è che ha ottenuto l’esonero temporaneo come previsto dalla legge. Abbiamo evitato problemi non grazie a uno screening medico o alle informazioni che le Asl dovrebbero fornire, ma grazie ad una nostra cautela.

Cosa dovrebbero fare secondo lei i bambini immunodepressi in una classe di bambini non vaccinati?

Sono a rischio anche quando i bambini vaccinati tornano immediatamente a scuola. Leggendo la scheda tecnica del vaccino contro la varicella, c’è scritto che bisognerebbe evitare di entrare in contatto con persone immunodepresse o donne in gravidanza fino a sei settimane dopo la vaccinazione. Invece i bambini vengono vaccinati e immediatamente portati a scuola. Bisogna avere un’attenzione a 360 gradi, ricordando che va considerato lo stato di salute generale del bambino e non solo la singola malattia per cui si vaccina.

Cosa critica del decreto Lorenzin e cosa invece chiede al ministro Grillo?

Critico l’obbligatorietà della legge Lorenzin, la vaccinazione indiscriminata, di massa, sulla popolazione infantile. Sempre i 100 medici di cui parlavo prima confermano che quanto è superiore il numero di vaccini somministrati contemporaneamente e quanto più è piccolo il bambino, tanto è maggiore la possibilità di reazioni avverse. Al ministro chiedo di garantire la libertà di scelta. Un buon governo dovrebbe attuare misure di prevenzione, non di utilizzo di farmaci, migliorare lo stile e la qualità della vita, prendendosi cura delle persone prima che si ammalino.

I dati ufficiali parlano di focolai epidemici dovuti ad una scarsa copertura vaccinale. Perché correre il rischio di morire di morbillo nel 2018?

Il dato del 95 per cento di copertura vaccinale è l’obiettivo prefissato dal Piano nazionale vaccini, non però dalla letteratura scientifica. Voglio citare il caso emblematico della Mongolia, dove da gennaio a giugno 2016 ci sono stati oltre 27mila casi di contagi di morbillo e la copertura vaccinale è da anni superiore al 95 per cento. Mentre negli Usa e in tutta Europa c’è stato un ritorno di casi di morbillo anche in soggetti vaccinati con due dosi di vaccino.

Perché un governo non dovrebbe occuparsi dell’obbligatorietà dei vaccini, come fa per altre prescrizioni salvavita?

I limiti di velocità e le cinture di sicurezza non provocano reazioni avverse e pericolo anche di morte nelle persone. Quindi prima di rendere obbligatorio un trattamento sanitario potenzialmente pericoloso bisogna valutare caso per caso. Non è possibile generalizzare, fare una vaccinazione indiscriminata su tutti, perché ogni individuo è diverso.