Prima l’attacco in diretta su Rai 3 ad Agorà - «saranno le istituzioni competenti a valutare se Saviano corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani» -, poi il mezzo passo indietro «ci sono organismi preposti che decideranno». Ma nel pomeriggio arriva la replica, durissima, dello scrittore: «Vivere sotto scorta è una tragedia e l’Italia è il Paese occidentale con più giornalisti sotto scorta perché ha le organizzazioni criminali più potenti e pericolose del mondo. Eppure, nonostante questo, invece di liberare dai rischi i giornalisti sotto protezione, Matteo Salvini, ministro degli Interni, li minaccia». E poi: «Le parole pesano, e le parole del Ministro della Malavita, eletto a Rosarno ( in Calabria) con i voti di chi muore per ‘ ndrangheta, sono parole da mafioso. Le mafie minacciano. Salvini minaccia».

Insommma, lo scontro tra il ministro dell’Interno e Saviano si arricchisce di un nuovo capitolo, con quella che a molti è parsa una vera e propria «intimidazione» da parte del vicepremier, irritato dalle prese di posizione dello scrittore contro le sue politiche in fatto di immigrazione. Non è Salvini, come ammette lui stesso, a poter decidere sulle scorte. Ma nonostante questa consapevolezza ha lanciato un messaggio al suo nemico pubblico numero uno, lasciando intravedere la possibilità di rimettere mano alla sua protezione, predisposta dopo le minacce di morte subite dalla Camorra.

L’intervento di Salvini ha subito suscitato un mare di polemiche. Ed è per questo che il ministro è intervenuto con una diretta Facebook, per chiarire la sua posizione senza passare dai giornalisti troppo fantasiosi, ha affermato dopo aver a lungo parlato di sbarchi e Ong. «Figuratevi se con questi problemi mi interessa quello che fa Saviano. Non sono io che decido sulle scorte, ci sono organismi preposti che decideranno chi va protetto e come va protetto». A decidere è infatti l’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale, articolazione del Dipartimento di pubblica sicurezza. Ma subito dopo Salvini ha assestato un nuovo colpo a Saviano, ormai nel suo mirino da oltre un anno. «Che continui a pontificare è l’ultimo dei miei problemi. Il mio problema è combattere non a parole, ma nei fatti la mafia - ha aggiunto -. Viva la lotta alla mafia quella vera, fatta da magistrati in prima linea, da imprenditori che denunciano, da cittadini che si ribellano, da studenti che si informano, da giornalisti che fanno inchieste vere e non copiate, da scrittori che scrivono libri veri e non copiati». Concludendo ironicamente: «gli mando un bacione». Ma in tanti si sono schierati con lo scrittore, a partire da Marco Minniti. «Le scorte non si assegnano né si tolgono in tv», ha ammonito.