Stavolta è toccata ai Cinque Stelle.  La bufera giudiziaria che si è abbattuta su Roma ha colpito un po tutti i partiti, ma è chiaro che il prezzo più alto - in termini politici e di immagine - lo pagano i grillini, che sono al governo della città e che hanno investito gran parte della loro credibilità sul progetto- stadio.

Ora il progetto del nuovo stadio di Roma sembra svanire. E la giunta Raggi è sempre più nei guai. Dopodiché c’è un altro risvolto, a livello nazionale: in realtà, sebbene gli arresti siano tutti di esponenti - interni o esterni - dei 5 Stelle del Pd e di Forza Italia, l’inchiesta riguarda massicciamente anche la Lega. A leggere l’ordinanza, almeno, si ha l’impressione che il grosso dei soldi sia andato al partito di Salvini. Ma, paradossalmente, anche questa circostanza nuoce più ai 5 Stelle che alla Lega. Perché la Lega ha molti precedenti, e francamente non ha mai puntato le sue carte sull’ “onestà”, mentre i Cinque Stelle si troverebbero alleati con un partito sospettato di corruzione ad alto livello, e questa, per loro, è una circostanza molto imbarazzante.

A occhio, comunque, l’inchiesta mi pare una cosa un po’ vaga. Come spesso succede quando le inchieste giudiziarie prendono di mira la politica. E’ abbastanza probabile che gran parte degli imputati sia innocente e che finirà assolta. Ma è anche probabile che come consuetudine - questi imputati nel frattempo vedranno annientata la loro carriera politica. E che l’inchiesta provocherà diversi spostamenti nei rapporti di forza tra i partiti. All’interno della maggioranza e tra maggioranza e opposizione.

Tuttavia, a differenza del passato, questa volta nessuno potrà usare l’inchiesta del Procuratore aggiunto Ielo per combattere i suoi nemici politici. I Cinque Stelle, abituati a usare le inchieste giudiziarie come clave per la lotta politica, ora si trovano “dall’altra parte della clava”. Sarà per loro una esperienza importante. Possiamo dire che sin qui il loro principale strumento di lotta politica, soprattutto di attacco ai concorrenti, sono state le inchieste dei magistrati e il grido onestà. I Cinque Stelle perdipiù hanno sempre rifiutato di distinguere ( per i politici) tra sospetto e colpevolezza. Hanno sempre fatto coincidere i due termini, con gran spavalderia. E su questa loro condotta sono stati molto aiutati dalla stampa, da quella amica, e anche da quelli che da qualche anno si chiamano “i giornaloni”.

I danni della campagna giustizialista sono stati molti. Li ha pagati quasi tutti quelli il Pd ( Forza Italia aveva già pagato abbondantemente in passato). La parabola discendente del Pd a Roma - che poi ha trascinato alla discesa il Pd sul piano nazionale) è iniziata con la caduta della giunta Marino. Il sindaco Marino non aveva fatto proprio niente di male. Forse non era un sindaco bravissimo, almeno, così pareva allora ( ora, se confrontato con Virginia Raggi, sembra Batman…). Fu crocifisso dai giornali, dai 5 Stelle e alla fine - ironia della sorte - dai suoi stessi compagni del Pd che decisero abbandonarlo, anzi di metterlo sulla graticola e poi do scotennarlo. E fu l’abbattimento di Marino ad aprire la strada ai 5 stelle che vinsero le elezioni comunali del 2016. E proprio dalla rovinosa sconfitta romana il Pd iniziò la discesa dal 40 ai 18 per cento. E la discesa subì una netta accelerazione con l’inchiesta Consip, anche quella guidata dai 5 Stelle e dal Fatto quotidiano, ma poi appoggiata da tutti i grandi giornali e da tutte le Tv. Qual era la tesi? Che Renzi fosse colpevole, anzi molto colpevole. Di cosa? Nessuno lo sapeva bene, ma era colpevolissimo. Poi si scoprì che era tutta una bufala, che alcuni carabinieri avevano contraffatto le informative, che qualche sostituto di Napoli aveva fatto gran pasticci, che le fughe delle notizie ( perdipiù false) e le intercettazioni illegali ( persino tra avvocato e cliente) guidate sapientemente da qualche “manina” in Procura avevano intorbidato fino all’inverosimile la lotta politica.

Beh, è inutile tornare sul passato. Mettiamoci una pietra. Sarebbe importante che ora che è cambiato il governo, che i partiti populisti hanno vinto le elezioni, che addirittura Salvini è acclamato omrai come il liberatore dal passato decadente, si ristabiliscano le regole dello stato di diritto e tutti accettino di non usare più le inchieste giudiziarie contro gli altri. Quando dico tutti, però, dico tutti. E’ probabile che questa inchiesta non sarà usata da nessuno contro gli altri. Probabilmente neppure dal Fatto Quotidiano che non ama infangare i 5 Stelle. Il problema però è che non succeda che la prossima volta che viene incriminato qualche vicesindaco del Pd, probabilmente innocente, il partito dei presunti onesti torni a battere la grancassa. Come ha fatto negli ultimi mesi col sindaco di Mantova, con il segretario campano del Pd, con la Guidi, con Lupi, con Sala, con... con... con...