La Repubblica ospita un’ampia e interessante intervista a Romano Prodi, raccolta da Silvia Bignami. Condivido molte cose dette dall’ex presidente del Consiglio ma voglio sottolinearne due perché, a mio avviso, si collocano in una polemica che da anni viene condotta da uomini politici, più o meno improvvisati, e da tanti politologi separati dalla realtà. Ad un certo punto dell’intervista la giornalista chiede a Prodi: «Per costruire un’alternativa bisogna capire se questo sia un governo di destra o di sinistra. E se destra e sinistra esistono ancora. È di destra questo governo secondo lei» ? Prodi ha ragione: la sinistra c’è ancora ma deve ritrovarsi La risposta di Prodi: «Questa, per me, è una soluzione di destra e penso anche che questo discorso che non c’è più né sinistra né destra è un discorso che non ha senso. Ci sono decisioni che, in economia o in tutti i campi, che sono di sinistra oppure di destra. Oggi sono in crisi irreversibile i grandi partiti che rappresentavano sinistra e destra, ma la sinistra e la destra esistono ancora. Lo vedi nelle cose. In quello che fai, nella scuola o nel welfare ad esempio. Perché dire che non c’è più una destra o la sinistra? Questo è un problema serio». Io non credo, come dice Prodi, che i grandi partiti della sinistra e della destra, oggi attraversino una crisi irreversibile. Forse saranno altri partiti ma saranno sempre grandi formazioni quelle che posso- no esprimere nell’agone politico, culturale e civile ( o in altri campi) la destra e la sinistra. Sugli altri temi non ho molto da aggiungere se non il riferimento ad un fatto di questi giorni che mostra chiaramente cosa sono la destra e la sinistra: mi riferisco alla caccia all’immigrato operata da Salvini e soci. Aggiungo che anche Papa Francesco è accusato di essere di sinistra, addirittura comunista. Il che vuol dire che esiste anche una destra. Infatti, anche storicamente, ci sono stati una destra e una sinistra nel mondo cattolico. Prodi è un cattolico che ha militato nella Dc. Un partito che si definiva interclassista, cioè vuol dire che al suo interno c’erano sinistra e destra. Questo è un fatto che si riproduce, inevitabilmente sin quando ci sarà questo mondo. Un’altra cosa da sottolineare è sintetizzata nella domanda della giornalista: «La sinistra intanto rischia di perdersi. In questi anni i governi di sinistra si sono molti dedicati ai diritti civili ma meno ai diritti sociali. Lo pensa anche lei? ». Prodi risponde: «Perché sono forse incompatibili? Se avessimo una unità di misura direi che, secondo me, è così. C’è la sensazione che il concetto stesso di welfare sia in ritirata; nelle trasmissioni tv c’è questa accusa al sistema sanitario che sembra quasi dire che è meglio quello privato, benché quello italiano sia ancora uno dei primi del mondo. Poi c’è la scuola. L’abbiamo lasciate andare le scuole tecniche: sono roba per i figli degli immigrati. Si è interrotto l’ascensore sociale, vuol dire che abbiamo peccato nel trattare i diritti sociali». Non c’è dubbio che questo dei diritti sociali sia a mio avviso il tema centrale che ha provocato anche lo scossone elettorale del 4 marzo. E il Pd che, giustamente ha fatto una battaglia, vinta, per alcuni fondamentali diritti civili, con leggi che sono da difendere, non ha fatto invece una lotta per i diritti sociali. Per rimettere in funzione quell’ascensore sociale cui si richiama Prodi. È una questione su cui meditare. Io non so cosa sia adesso il dibattito dentro il Pd e cosa possa essere un congresso di questo partito. Ma questo è il tema che dovrebbe interessare non solo i militanti del Pd ma tutti quelli di un centro sinistra più largo e di chi si riconosca nel progresso.