«Noi sappiamo esattamente che Europa vogliamo costruire e lo abbiamo scritto nella Dichiarazione di Roma del 2017: un’Unione che moltiplica protezioni, sicurezze e opportunità». Sandro Gozi, ex sottosegretario con delega agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, risponde all’editoriale di Emanuele Macaluso che, di fronte alla prospettiva di un governo euroscettico, si chiedeva cosa facesse il centrosinistra. Risponda lei alla domanda di Macaluso, che Europa vuole? Un’Europa capace di riformarsi, tanto per cominciare: davanti a sfide nuove come quella dell’immigrazione e della crescita debole, abbiamo bisogno di una politica europea più forte. Il Pd difende una visione di Europa coerente con quella del presidente francese Emmanuel Macron, che mette al centro la questione democratica, il rafforzamento delle politiche sociali, l’Europa dello stato di diritto e la riforma della zona euro. Partiamo dalla questione democratica e dei diritti. Dobbiamo far emergere nuovi movimenti politici europei, perchè una democrazia europea senza soggetti politici transnazionali è solo un esercizio formale e distante dai cittadini. Noi vogliamo l’introduzione di liste transnazionali per il Parlamento Europeo, in modo da poter confrontare visioni alternative di Europa. Nella visione che condividiamo con la Francia, l’Ue deve introdurre politiche che rispondano alle esigenze sociali, come un sussidio europeo di disoccupazione in aggiunta agli strumenti nazionali e il salario minimo garantito europeo. L’Europa che abbiamo in mente difende lo stato di diritto e i diritti fondamentali, in una fase storica in cui sono sotto costante aggressione. Ne è esempio l’Ungheria di Orban, che non a caso piace a Matteo Salvini e Giorgia Meloni: due che in Italia, assieme a Luigi Di Maio, hanno attaccato ferocemente i valori costituzionali. I prossimi mesi si giocheranno sul sì o no all’Euro. Voi cosa rispondete? Che Di Maio e Salvini stanno andando avanti a forza di minacce unilaterali di rottura con Bruxelles e con un programma incompatibile con la zona Euro: con loro la questione non è se l’Italia esce dall’euro, ma se l’euro esce dall’Italia. E non basta certo un tecnico agli Affari esteri o europei per evitarlo... Il Pd, invece, vuole toccare o no la moneta unica? Noi vogliamo riformare la zona Euro: va ripensato il modo in cui l’Euro è governato, passando innanzitutto dalle politiche e non dalle istituzioni. Serve una politica forte di investimenti europei in infrastrutture, nel digitale e nella ricerca, un piano sociale come quello proposto da Prodi, e serve una politica economica attiva fatta non solo di regole che dicono cosa non fare, ma che abbia un progetto verso cui procedere insieme come economia europea. In sintesi, siamo d’accordo a creare un ministro della zona Euro, ma solo a condizione che disponga delle risorse necessarie per fare politica economica a sostegno della crescita, sotto controllo democratico. In Italia è stato Carlo Calenda a proporre una nuova “lista repubblicana”, che si connoti per l’elemento europeista. Lei è d’accordo? È da tempi non sospetti, e soprattutto dal 5 marzo, che ripeto che dobbiamo andare oltre il Pd, con un nuovo polo radicalmente alternativo ai sovranisti e ai qualunquisti, che si rivolga a chi si è astenuto ma anche a chi ha scelto la Lega o i 5 Stelle e già si è pentito. Credo che sia necessario superare le linee politiche tradizionali e anche la proposta di Calenda va in questa direzione, ma penso debba essere sviluppata. Cosa non le piace? Credo che dare l’impressione di mettere semplicemente in contrapposizione pro- Euro e no- Euro sia il modo migliore per perdere. Posta in questi termini, sembra il partito delle élite contro quello del popolo. Io invece penso che il nuovo polo europeista debba partire dalla giustizia sociale e dallo stato di diritto. E soprattutto dalla scelta di fondo, quella di un’Europa che protegge. Chi sceglierebbe come compagni di viaggio in questo nuovo progetto? Boldrini ha lanciato segnali. Ovviamente penso agli amici di + Europa di Emma Bonino, ma la proposta deve essere aperta a tutti. Lei cita Boldrini, considero quella di Liberi e Uguali un’esperienza già finita e la nostra proposta di lista europeista è anche per loro, come lo è per tutti coloro che non scelgono i sovranisti. Manca solo un nome per la leadership, ora. Una personalità specifica ancora non c’è. Se lei me ne chiede il ritratto, però, le dico che mi piacerebbe che potesse essere una donna, da opporre al bieco machismo di Salvini e di Beppe Grillo.