Entrambi sono contrari a un governo Pd e Cinque Stelle che ritengono già tramontato prima ancora di nascere; entrambi dicono che ha vinto il centrodestra e quindi tocca alla coalizione arrivata prima fare il governo. Anche se Matteo Salvini non chiude ancora del tutto il “forno” con i Cinque Stelle, però già pesantemente “bombardato” dal Cav, per la prima volta non sembra chiudere a un governo di minoranza del centrodestra. Insomma, sembra adottare la stessa formula rilanciata dal Friuli da Silvio Berlusconi. «O governo di centrodestra o voto», dice in serata il capo leghista. Ma mette precisi paletti, primo dei quali è quello contro il Pd: «O c’è un governo di centrodestra o non c’è nessun governo e torniano a votare e vinciamo da soli». Rivolto ai Cinque Stelle: «Questo lo dico a qualcuno che è arrivato secondo e vuole dettare le regole». Rivolto a Berlusconi: «E lo dico sottovoce anche a chi pensa di non escludere di ragionare con Renzi e con il Pd». Insomma, Salvini in serata non parla più di quel governo “centrodestra– cinquestelle” di cui aveva parlato durante la giornata. Sembra adottare la stessa formula di Berlusconi ma è meno esplicito di lui su come trovare i voti e risulta più ambiguo nelle soluzioni. L’unica cosa certa è che dice: nessun accordo con il Pd. Anche se almeno pure sull’astensione dei dem quell’esecutivo di minoranza dovrebbe contare. Evidentemente Salvini adotta la formula presentatagli dal Cav e cioè che quel governo di centrodestra, il cui premier spetta alla Lega, dovrà fare scouting in parlamento, senza accordi precostituiti con nessuno dei partiti in quanto tali a cominciare dal Pd, ma dovrà nascere dall’appoggio o dall’astensione di singoli parlamentari, grillini “responsabili” compresi.

Di più: toccando il premier a un leghista ( Giorgetti, se Salvini non vorrà bruciarsi) nel centrodestra si potrebbe aver già messo in conto che se verrà sfiduciato sul nascere, sempre quel premier durerà in carica fino al varo di una nuova legge elettorale sulla quale potrebbe esercitare la sua influenza. Ma di mezzo c’è il Quirinale e la sua volontà di fronte al rischio di un esecutivo di minoranza che potrebbe essere bocciato sul nascere. Nel corso della giornata Salvini aveva riparlato di «governo centrodestra– cinquestelle» e sennò «voto anche d’estate, perché bastano quindici giorni per rifare la legge elettorale».

Ma Berlusconi, nettamente contrario al voto anticipato, rilancia stavolta con toni ancora più epliciti: governo di centrodestra che vada a prendere i voti in parlamento, insomma tentare tutte le strade prima di tornare alle urne. Dice il leader azzurro: «Ho piena fiducia in Mattarella, ma secondo me la cosa più logica sarebbe di consentire al centrodestra di andare in parlamento, così come avviene in altri Paesi ( il riferimento suona innanzitutto alla Spagna ndr)». Insomma, lo spiraglio del dialogo di Salvini e Di Maio sembra chiudersi. Ma in mezzo ai due leader del centrodestra c’è il Friuli. L’esito delle elezioni regionali e dei rapporti di forza che certificheranno tra Lega e Forza Italia non sarà decisivo ma avrà certamente un peso sul fatto se prevarranno le opzioni dell’uno o dell’altro. E cioè potrebbero dare un aiuto alla formula del Cav, che del Molise prima e del Friuli poi ha fatto le terre del “bombardamento” contro qualsiasi spiraglio di dialogo tra Salvini e Di Maio. Oppure una schiacciante vittoria leghista potrebbe aiutare Salvini a riaprire il «il forno» con i pentastellati, seppur con «tutto il centrodestra». Cosa che però, al di là di quel che succederà in Friuli, è stata già terremotata dai pesanti veti grillini contro Berlusconi e dall’altro ieri anche contro le sue aziende, con la minaccia del conflitto d’interessi, e dalle furibonde repliche del Cav. La giornata di ieri, l’ultima della campagna elettorale, è incominciata apparentemente sotto i migliori auspici, con Salvini che di fronte ad alcuni retroscena giornalistici secondo i quali sarebbe pronto a strappare con Berlusconi se domani la Lega avrà una forte vittoria in Friuli ha seccamente smentito: il centrodestra non lo tradisco, «Con Berluconi tutto a posto: non sono Di Maio o Renzi, resto fedele alla squadra, lasciare Berlusconi non è l’unica strada per fare il governo». Il Cav incassa: «Salvini è una persona leale, non è vero che vuole lasciare il centrodestra. Sono tutte bugie, menzogne. La verità è che Salvini vuole portare avanti un’ipotesi di governo del centrodestra». Ma il leader leghista pur confermando che lui non tradirà poi ribadisce con una posizione equidistante: «Basta a veti e capricci». Seppur uniti dal sostegno al candidato leghista Massimiliano Fedriga, Berlusconi e Salvini nella loro campagna elettorale si sfiorano tra Trieste e Gorizia, ma fanno volutamente in modo di non incontrarsi mai. E anche Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, pure lei in Friuli adotta la stessa solitaria scelta. E’ come un derby, dove Berlusconi ha già del resto detto a chiare lettere che la sua cinque giorni friulana serve a impedire che «Forza Italia risulti inferiore alla Lega».

Il Cav combatte da par suo anche se alle politiche la Lega ( quasi al 25 per cento) aveva già più che doppiato Fi. E Salvini forse anche un po’ irritato per il forte risalto mediatico che la campagna di Berlusconi ha avuto a un certo punto sbotta: «C’è qualche alleato nel centrodestra che gioca a disfare, mentre io lavoro per costruire». Certo, se si trattava di disfare il canale del dialogo tra Lega e Cinque Stelle, almeno per ora Berlusconi sembra esserci riuscito.