Parte la rivoluzione azzurra. Avanzano i nuovi giovani leoni berlusconiani doc, quarantenni moderati, uomini azienda, fedelissimi di Arcore dai quali Silvio Berlusconi riparte per rilanciare Forza Italia. E blindarla da qualsiasi tentativo di Opa leghista. Il Cav si scrolla alle spalle il sorpasso del Carroccio di soli tre punti. Ora si vedrà in Friuli alle regionali cosa accadrà, ma in ogni caso il dado è tratto. Altro che partito unico come torna a chiedere il governatore ligure Giovanni Toti, considerato il capo dei forzisti filoleghisti. No, ora ad Arcore è il momento di rinserrare le fila e preservare Fi da qualsiasi tentativo di Opa “amichevole” di Via Bellerio. Mettere in salvo e rilanciare il partito nato 25 anni fa che dette voce a moderati e liberali. Si conferma la linea– Letta, azzurra doc, dura e pura. Il punto è che Fi ritrovi smalto e compattezza anche per presentarsi a una trattativa di governo dove dovrà difendersi da assalti interni leghisti e esterni grillini. Proprio per questo è strategico che Fi in parlamento parli con voce unica, controllata strettamente dal suo presidente. E’ questo il senso della nomina prevista per oggi a speaker unico dei gruppi azzurri in Parlamento ( precedente inedito per Fi) del quarantenne neodeputato Giorgio Mulè, azzurro doc, ex direttore di Panorama, uomo Mondadori, considerato da sempre di casa ad Arcore. Mulè è molto legato anche sul piano personale oltre che al Cav, a tutta la famiglia Berlusconi, in particolare a Marina, presidente di Fininvest e Mondadori, ma anche a Paolo Berlusconi, fratello di Silvio e editore di quel “Giornale” dove l’ex direttore di Panorama ha lavorato giovanissimo per poi dirigere testate Mediaset come Videonews e Studio aperto, per poi approdare al primo news magazine italiano, che ha diretto per 9 anni. Nato come cronista di nera e giudiziaria, il siciliano Mulè giovanissimo in Via D’Amelio si ritrovò a scoprire i resti di Paolo Borsellino ed è da sempre in prima fila nella battaglia antigiustizialista. Ha guidato lui le dichiarazioni di parlamentari azzurri contro i recenti attacchi del Pm Nino Di Matteo su un presunto “patto di 18 anni tra Berlusconi e la mafia”.

Con Mulè portavoce unico dei gruppi si stringerà il cerchio strettamente controllato da Berlusconi tra Arcore e i suoi 170 parlamentari. Una novità assoluta nella storia azzurra che succede all’altra grande novità della rivoluzione in rosa del primo e unico partito con due donne capogruppo di Senato ( Annamaria Bernini) e Camera ( Mariastella Gelmini). Mulè sarà una pedina decisiva di quella cerchia ristretta di azzurri doc, difensori del Cav e dell’orgoglio azzurro, dove già si trovano strategici uomini azienda come l’ex ad del Milan, Adriano Galliani, neosenatore e di cui ogni tanto si parla come responsabile in pectore della macchina organizzativa del partito. E tassello centrale della rivoluzione azzurra dovrebbe essere la nomina di Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo, e cofondatore di Forza Italia, a vicepresidente vicario di Fi.

Ma nel rilancio di Forza Italia sono decisivi anche personaggi chiave dell’area moderata con radicate tradizioni di centro. Un altro giovane leone quarantenne ieri premiato da Berlusconi è Roberto Occhiuto nominato vicepresidente vicario del gruppo alla Camera. Fratello di Mario, sindaco di Cosenza, Occhiuto, finora non molto noto, viene lanciato in un ruolo chiave anche in quanto esponente di quell’anima moderata e di centro che per Berlusconi era e resta il nerbo azzurro e del centrodestra. Proprio in ossequio a questa tradizione, altra novità, è stato nominato tra i vicepresidenti del gruppo a Montecitorio l’ex dc Gianfranco Rotondi, leader del movimento Rivoluzione cristiana. Un pacchetto di nomine che suonano come un’evidente risposta al tentativo di accerchiamento da parte della Lega e a qualsiasi sogno di “Opa amichevole”, di cui seppur con aria scherzosa ha comunque parlato il vicesegretario leghista Giancarlo Giorgetti in tv.

Forte di un partito, dove è già partita la rivoluzione dell’orgoglio azzurro, il Cav dunque salirà al Colle domani con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La cosa più probabile che all’uscita dallo studio alla Vetrata parlino tutti e tre i leader della coalizione. Maurizio Gasparri, big forzista, aveva già previsto: “Berlusconi zitto io proprio non ce lo vedo”.

Che il Cav non intenda consegnare a Matteo Salvini lo scettro di leader del centrodestra lo fa capire chiaramente Tajani: “Non penso che Salvini voglia fare la ruota di scorta a Di Maio. Salvini è e rimarrà il segretario della Lega che ha la quota più ampia di voti nel centrodestra”.

E la prima plastica smentita di chi vorrebbe farlo abdicare sono le nomine dei giovani leoni quarantenni, i nuovi “pretoriani” del Cav e della storia azzurra che dura da 25 anni.