Un lavoro che parte dai dati, ma che si pone il traguardo di proporre soluzioni per migliorare il servizio giustizia, grazie anche al supporto delle tante istituzioni che aderiscono all’Osservatorio.

E’ stato presentato così, ieri presso il Consiglio Nazionale Forense, il Rapporto annuale 2017 redatto dall’Osservatorio nazionale permanente sull’esercizio della giurisdizione. L’organo del Cnf, previsto normativamente dall’articolo 35 della legge professionale forense, ha coinvolto nello studio professionalità portatrici di saperi diversi da quello giuridico, quali la Banca d’Italia, l’Istituto nazionale di statistica e l’IRSG- CNR. Questi soggetti, cui si sono affiancate istituzioni come il Csm, le associazioni di categoria, le corti superiori e il Ministero della Giustizia, hanno elaborato nell’alveo dell’Osservatorio studi e proposte dirette a favorire una più efficien- te amministrazione delle funzioni giurisdizionali. Il lavoro è stato diviso per aree tematiche in 6 commissioni, ognuna delle quali ha redatto un suo report: “Gli istituti della c. d. degiurisdizionalizzazione”; “La magistratura onoraria e l’esercizio della giurisdizione”; “La giustizia di prossimità come efficienza della giurisdizione”; “La giurisdizione in Europa e il rapporto tra le Corti”; “La giurisdizione tributaria”; “Giurisdizione e tutela dei diritti umani: la situazione delle carceri”. Il Consiglio direttivo dell’Osservatorio, invece, è composto da Andrea Mascherin, Enrico Merli, Celestina Tinelli, Carlo Allorio, Antonio De Michele, Andrea Pasqualin e Salvatore Sica per il Cnf; Paola Balducci per il Consiglio Superiore della Magistratura; Raffaele Botta per la Corte di Cassazione, Oberdan Forlenza per il Consiglio di Stato; Piergiorgio Della Ventura per la Corte dei Conti e Giampaolo Parodi per il Ministero della Giustizia.

«Quest’organo ha un enorme potenziale: raccoglie dati, li sintetizza e li usa per migliorare il sistema giustizia, pensandolo nel suo rapporto con l’economia e la società. Non si può, infatti, più parlare di giustizia senza riflettere sul suo impatto economico e sui conflitti sociali che talvolta genera il rapporto tra economia e giustizia», ha esordito il presidente del Cnf, Andrea Mascherin nel suo indirizzo di saluto, «Da questo punto di vista, l’Osservatorio è un ente rassicurante perchè è coordinato dall’avvocatura, che ha come sua priorità la primazia del diritto sull’economia della finanza».

Spiegando l’obiettivo dell’Osservatorio, il consigliere delegato Enrico Merli ha chiarito: «Abbiamo teso ad approfondire le singole tematiche a partire dai dati, per farle poi convergere in modo da individuare un ambito di circuiti risolutivi connessi tra loro». La sfida, ha concluso la consigliera del Cnf Celestina Tinelli, è quella di «determinare un perimetro giurisdizionale più ampio di quello attuale, con uno sguardo innovativo verso il futuro della giurisdizione nell’ottica di articolare in modo razionale la tutela dei diritti dei cittadini».

Il Rapporto affronta non solo le singole tematiche, ma espone in modo organico lo stato della normativa attuale e formula alcune considerazioni critiche, per tracciare una linea di sviluppo futuro in ottica orientata a migliorare il servizio- giustizia.

«L’Osservatorio è il luogo dove sperimentare la condivisione delle linee di politica giudiziaria», ha commentato Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm ( tra le Istituzioni aderenti). «Nel nostro ordinamento, infatti, non vi è un altra sede in cui far stabilmente convergere la volontà, le opinioni e i possibili apporti di tutti gli attori della giurisdizione, compresi altri soggetti che si occupano istituzionalmente di altro ma che contribuiscono all’esercizio della giurisdizione. Per questo ritengo che questo lavoro dia un contributo notevole alla definizione degli orientamenti di politica giudiziaria e mi candido a partecipare negli anni futuri al lavoro di una delle commissioni, a prescindere dal ruolo che ricoprirò», ha aggiunto. Il vicepresidente del Csm ha poi sottolineato come negli anni la questione della giustizia «prima negletta, marginale o addirittura inesistente, tanto da non essere nemmeno inserita negli obiettivi macroeconomici che il governo definisce con la Ue nel Def. Oggi, finalmente, è assurda al rango di priorità». Per questo, dunque, è tanto più importante che esistano luoghi di confronto tra gli operatori di giustizia: «Del resto, in questi anni il rapporto tra avvocatura e magistratura si è molto fortificato, con la firma di protocolli, la creazione di tabelle per l’organizzazione e la stesura di linee guida condivise. Ora il Csm sta cominciando un lavoro sulla comunicazione giudiziaria degli uffici, e anche su questo tema vorremmo chiedere un contributo al Cnf». A seguire, è intervenuto Giampaolo Parodi, vice capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, il quale ha sottolineato come «anche il lavoro legislativo richiederebbe di partire, come in questo Rapporto, da una riflessione approfondita sui dati, in particolare con un’analisi di impatto della regolazione. Questo, tuttavia, deve incrociarsi con le indicazioni del decisore politico, con l’obiettivo di confezionare testi normativi di buona qualità».

Durante la presentazione del Rapporto, è stata illustrata anche la prospettiva dei futuri lavori dell’Osservatorio, che nel 2018 punta ad elaborare un primo studio di linee guida scientifiche per individuare i ciriteri di ogni eventuale riforma, in termini organizzativi e di investimenti. In questa direzione si sono incasellati gli interventi di Stefano Campostrini, professore presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Davide Carnevali dell’Istituto di Ricerca sui Sistemi Giudiziari del Cnr e di Federico Pernazza, componente di una delle commissioni di lavoro. Proprio l’interdisciplinarità all’interno delle commissioni è stata un valore aggiunto, perchè ha permesso di guardare alle tematiche giuridiche con occhio nuovo, stimolato dall’interazione tra soggetti provenienti da formazioni diverse. In questo modo è stato possibile produrre un’analisi critica del presente, nell’ottica non solo di fotografarlo, ma di proporne una chiave di cambiamento e sviluppo.