All’indomani della nuova ondata del ciclone Rimborsopoli, l’ex membro del direttorio, Carlo Sibilia, non nasconde il proprio orgoglio. «Dal 2013 ad agosto 2017 – spiega il deputato uscente del M5s oggi ricandidato nel collegio plurinominale in Irpinia e Sannio non ho restituito 166.234,83 euro ma una cifra più alta, ovvero 167.995,45 euro. Il M5s mantiene le promesse e chi sbaglia va a casa. Ben vengano le pulci e i controlli da parte della stampa».

A tal proposito, come mai sul sito tirendiconto le sue restituzioni risultavano ferme ad agosto?

In realtà non abbiamo scadenze perentorie per chiudere tutto: le stabiliscono i capigruppo di volta in volta. Nei versamenti c’è un ritardo di due o tre mesi, che specie in un periodo intenso come quello della campagna elettorale è lo spazio che ci consente di fare calcoli precisi e di fare verifiche sui bonifici per rispettare così gli impegni assunti con le imprese. È chiaro però che quando il ritardo diventa irragionevole, si prendono provvedimenti: chi ha sbagliato ha pagato.

I documenti pubblicati sul vostro sito a garanzia dei versamenti sono variegati. E possono legittimare dubbi. Non è il caso di adottare un parametro unico per tutti?

Premetto che chi ha violato il codice etico è stato messo alla porta: pochi casi non offuscano il fatto che a differenza degli altri partiti abbiamo restituito 23 milioni di euro. Ma per tornare alla domanda, lo scoglio è rappresentato dalla legge. I versamenti sono disciplinati dal regolamento interno, ma la privacy di ciascuno può essere violata solo dietro precisa autorizzazione. È tuttavia evidente che le maglie dei controlli dovranno essere più strette: dovremo fare qualcosa in più.

Da aprile 2014, pur non essendo obbligatori o legati a quote fisse, i rimborsi della diaria dei parlamentari grillini sono crollati. Perché?

È un dato che non conosco e non posso commentare. Ma voglio ricordare che i rimborsi sono legati al tipo di attività che si svolgono mese per mese. Quelli di alcuni possono salire, altri possono scendere. Anche in questo caso però il punto è un altro: noi restituiamo parte della diaria, i parlamentari delle altre forze politiche no.

Non sarebbe meglio fissare una soglia di restituzione della diaria uguale per tutti, come proposto da Grillo nel 2014?

Risolveremo il problema il 5 mar- zo, quando saremo al governo. Faremo una legge che cancellerà i privilegi dei parlamentari: dimezzeremo le indennità dei parlamentari e introdurremo la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa. Così che tutti saranno costretti a versare alla collettività, proprio come fanno i Cinque Stelle. Niente più furbetti.

Di furbetti ce ne sono anche nel M5s? Se decidete di restituire solo voi, ma poi fate come gli altri viene meno la differenza. Non crede?

Sono soldi dello Stato. E credo che nessuno di noi ne abbia approfittato. Il punto non è chi ha consumato un pasto in più o in meno al ristorante, ma quanti soldi sono stati restituiti dagli altri partiti, cioè zero.

A oggi i sondaggi dicono che non riuscirete a governare da soli, però. Grasso ha aperto, Salvini forse. Vi alleate con loro eventualmente?

Puntiamo a governare da soli. Se così non fosse, sottoporremo le nostre proposte al Parlamento e vedremo chi le condivide.

In passato i vertici del Movimento hanno insistito sul referendum per uscire dall’Europa, per poi orientarsi su posizioni più caute. Resta però il fatto che materie come queste, regolate da trattate internazionali, non possono essere oggetto di consultazione popolare. E dunque?

È nostra intenzione, appena al governo, modificare la Costituzione e introdurre uno strumento di grande utilità, a favore della democrazia diretta: il referendum propositivo.

Il Movimento chiede le dimissioni del governatore De Luca non indagato. Ma Di Maio ha difeso invece De Falco. Neppure lui è indagato. Qual è la linea? Garantisti o no?

Mi limito a guardare in casa nostra, dove la materia è regolata da paletti chiari. Al momento c’è solo un’indiscrezione giornalistica, ma non ci sono i presupposti per prendere eventuali provvedimenti verso il capitano De Falco. A meno di seguiti di qualche importanza, la posizione del comandante è salda: a oggi non ci sono elementi formali per intervenire.

Dopo il nuovo caso Zanforlini, che ha portato a quota quattro i presunti massoni candidati dal Movimento, è riesplosa la polemica. Ma in fondo, dato che massoni come Quasimodo e Fermi, e massoni come quelli che hanno fatto il Risorgimento, hanno dato qualche soddisfazione alla democrazia del Paese, non è che avete scelto una linea troppo dura sulla materia? Non sarebbe meglio valutare caso per caso, invece che fermarsi all’etichetta generica del “grembiulino”?

Tutti i candidati del Movimento hanno l’obbligo di informarci sulle loro situazioni. Tenere fuori i massoni dalle nostre liste è stata sempre una priorità per Gianroberto Casaleggio. Voglio tuttavia precisare che non c’è un rifiuto aprioristico verso tutti. Chi è stato nella massoneria molti anni fa, ne è uscito e non ha rapporti con le logge da decenni, può essere accolto. Ma a condizione che ci sia lealtà è trasparenza. Diversa è invece la situazione di chi è ancora attivo, ma non ce lo ha comunicato. In quel caso non si ammettono deroghe per nessuno.