«È un elefante in un occhio». Così commenta con Il Dubbio Augusto Minzolini, ex senatore di Forza Italia ed ex direttore del Tg1, con un curriculum da maestro dei cronisti parlamentari, il diverso atteggiamento dei media, in particolare del quotidiano La Repubblica, che ha messo nel mirino la presunta partecipazione del giudice dei fratelli di Luigi Cesaro, candidato campano di Fi, a una convention azzurra; e invece, ha denunciato Minzolini in un tweet, «ha ritenuto lecito che un giudice già parlamentare e membro di governi di centrosinistra condannasse il sottoscritto» .

Ex senatore Minzolini, il giudice dei Cesaro, che ha smentito la sua partecipazione all’iniziativa di Forza Italia, si è dimesso da presidente del collegio giudicante. A lei, condannato in Cassazione per peculato, che ha abbandonato il parlamento per sua scelta, nonostante un fronte trasversale abbia bocciato le sue dimissioni, è stato usato quindi una trattamento diametralmente opposto?

Io non sto a guardare il trattamento usato nei miei confronti. Ne faccio una questione di informazione che riguarda l’atteggiamento di “La Repubblica”. Quel quotidiano ha imbastito una campagna sulla vicenda campana per la presunta partecipazione di un giudice a una convention. E’ evidente che rispetto a questo la mia vicenda diventa un elefante in un occhio.

Ci spieghi.

C’è stato un giudice che in Cassazione ha ribaltato una sentenza di assoluzione in primo grado, che se ne è infischiato del fatto che il giudice del Lavoro mi avesse dato ragione, facendomi addirittura risarcire dalla Rai. Questo giudice non ha neppure dato tanto peso alle richieste della pubblica accusa aumentando la pena di sei mesi. Quelli però necessari a far scattare la legge Severino. Ecco, questo magistrato non è uno che aveva partecipato semplicemente a una convention del Pd, ma ha fatto il deputato, il senatore, il sottosegretario più volte con governi del centrosinistra. Per La Repubblica questo invece non ha fatto scandalo. Non ho trovato lo stesso atteggiamento critico sull’imparzialità che invece ho trovato sulla vicenda campana. Il mio processo è stato caratterizzato da personaggi che hanno avuto a che fare con la politica: il relatore in Cassazione del mio processo era anche stato capo di Gabinetto del ministero di Grazia e Giustizia del governo Prodi. Credo che qui ci sia anche un problema di sensibilità istituzionale degli stessi giudici. Nella Prima Repubblica mi ricordo che un senatore Dc si astenne, senza che nessuno glielo avesse chiesto, perché si trovò a giudicare Arnaldo Forlani, colui che era stato il suo segretario.

Due pesi e due misure?

Piuttosto mi sembra che ci sia un grammo da un lato e una tonnellata dall’altro.

Intanto, il giudice dei Cesaro si è dimesso dal collegio giudicante.

Ha fatto un passo indietro evidentemente per impedire che qualsiasi sua decisione venisse analizzata rispetto alla sua presunta partecipazione a un evento politico. I miei giudici, invece, a quanto pare se ne sono assolutamente infischiati. Ma quel che è peggio è che se ne è infischiato il resto del Paese. L’unica a non infischiarsene è stata proprio la politica, e lo posso dire perché non ne faccio più parte. Per la prima volta dopo cinquant’anni il parlamento ha rigettato una sentenza definitiva. Uno schieramento trasversale, in cui c’erano molti esponenti del Pd, a voto palese, ha respinto la richiesta della mia decadenza. Io di fronte a persone che hanno avuto il coraggio di queste scelte a maggior ragione ho mantenuto per coerenza il mio impegno già preso da tempo di dimettermi. Ho rinunciato al mio stipendio di 140.000 euro netti e alla pensione. Da anni i grillini invitano a rinunciare alla pensione, ecco io l’ho fatto. Sono l’unico. Inoltre, si è creata una situazione particolare a livello istituzionale.

Perché?

Il potere legislativo, cioè il parlamento, ha individuato nella mia sentenza fumus persecutionis. Il potere esecutivo, cioè il governo, attraverso l’ avvocato dello Stato, ha recepito quel giudizio, a Strasburgo rispondendo ai giudici della Grande Chambre per spiegare la differenza di trattamento tra me e Berlusconi ha ricordato che su di me c’è stato fumus persecutionis. Il potere giudiziario, i magistrati, mi hanno condannato. C’è quindi una contraddizione evidente. Ma nessuno è intervenuto, neppure chi per ruolo istituzionale dovrebbe mediare tra questi poteri. C’è quindi una strana situazione, come se esistessero tre Stati paralleli. Tanto meno se ne è occupata l’informazione, lasciando le nostre istituzioni in una situazione singolare per non dire patetica.

Tutto si può dire tranne che per lei non sia stato usato un trattamento speciale. Ora cosa fa?

Faccio lo stringher, mettiamola cosi ( risatina ndr), ovvero quello che passa le notizie a “Yoda” per Il Giornale e a “Keiser Soze” per Panorama.

Da osservatore speciale, da sempre appassionato di politica quando l’ha scritta e quando l’ha fatta, pensa che ce la farà il centrodestra o si andrà a larghe intese?

Manca ancora un mese, può capitare di tutto. Dai sondaggi più accreditati ora una maggioranza di centrodestra potrebbe contare su 270280 seggi alla Camera. Un’ipotesi subordinata e cioè un governo Forza Italia- Pd potrebbe contare tra i 290 e i 300 seggi sempre alla Camera. Ma bisogna vedere quanta gente parteciperà al voto. Ci sono tante varianti. L’unico dato chiaro è che siamo entrati in un’altra fase. L’ultima legislatura e questa legge elettorale hanno fatto scendere il sipario sulla Seconda Repubblica. Il sistema proporzionale ovviamente, al di là delle indicazioni di coalizione, si svolge soprattutto nelle aule parlamentari. Si vedrà che tipo di maggioranze si formeranno, oppure bisognerà affrontare un nuovo ricorso alle urne. Cosa sulla quale però io sono scettico, conoscendo un po’ il personale politico italiano. Non vedo tanta gente disposta a rinunciare a stipendio e pensione. Come ho fatto io. ( Minzolini lo dice con una punta di sorriso ndr).