Non c’è niente da fare: se volete trovare un forcaiolo vero, a 24 carati, coerente, ferreo, dovete per forza rivolgervi a Davigo. Lui sì che è stato mandato da Dio, e non vacilla mai, ed è incorruttibile. Lui e lui solo. Tutti gli altri nascondono un lato perverso, garantista o addirittura perdoni- sta. Compreso il capo dei capi dei giustizialisti, il Savonarola per eccellenza, l’accusatore, il colpevolista, il Viscinski del terzo millennio: Marco Travaglio.

Ieri ha scritto sul “ Fatto” un editoriale quasi tutto molto travagliano. Nel quale, come è sua abitudine, dà dello stragista a Berlusconi, dell’imbecille a Prodi, dello stalinista a Renzi, dell’ipocrita a quasi tutti i corrispondenti dei giornali esteri.

Stragista a Berlusconi è testuale, le altre qualifiche sono solo sottintese. E però poi prende una paurosa sbandata. Scrive così: « Il professore ( Prodi, ndr) a Bologna dovrà votare Casini... contro una figura storica del centrosinistra bolognese come Vasco Errani ». Stupore del lettore. Vasco Errani?? Vasco errani sarebbe una icona della grande politica e della sinistra, di fronte alla quale un elettore non può fare altro che inchinarsi? Ma, ma, ma… Andiamo a vedere cosa scriveva Marco Travaglio, meno di due anni fa, di questo Vasco Errani. C’è un articolo dell’agosto del 2017 che è intiolato così: « Errani humanum est, perseverare diaboliucum ». E porta la firma di Travaglio. Ne trascrivo solo qualche riga: « Vasco Errani commissario alla ricostruzione. É stato assolto, ma è proprio il caso di nominare un ex governatore che finanziò la coop di suo fratello? ».

Un paio di mesi prima invece era uscito un articolo intitolato « La combriccola del Vasco ». Anche qui trascrivo qualche riga: « Nel 2006 la giunta di Vasco Errani regala 1 milione di euro alla coop rossa Terremerse presieduta da suo fratello Giovanni per un nuovo stabilimento enologico a Imola che risulta già costruito. Un bel conflitto d’interessi, direbbe la combriccola del Vasco se al posto suo ci fosse Berlusconi o qualcuno dei suoi. Invece tutti zitti. Anche quando si scopre che la cantina finanziata dalla Regione non è stata costruita, dunque a quei fondi pubblici non aveva diritto ».

Voi direte: d’accordo, però dopo quegli articoli Errani fu assolto, e ora Travaglio ne prende atto e lo riabilita. Nient’affatto: quegli articoli sono stati scritti dopo l’assoluzione. E Travaglio riuscì a spiegare come l’assoluzione non valeva niente, perché comunque Errani forse era colpevole. Scriveva così: « Non solo un pm, ma tre giudici di primo appello e cinque di Cassazione, oltre a tre procuratori generali, hanno attestato che il processo andava fatto... Resta da capire se i fatti addebitati a Errani, giudicati delittuosi da alcuni giudici e penalmente irrilevanti da altri ( che, avendo l’ultima parola, hanno ragione per convenzione, non per scienza infusa) siano compatibili con la santificazione, o se invece siano almeno politicamente disdicevoli» Ora, come per miracolo, Errani diventa un gigante della sinistra. E Casini invotabile, sebbene Casini, in realtà, sia uno dei pochissimi esponenti della prima Repubblica a non aver mai avuto guai con la giustizia. Tanto che se si dovessero rispettare le idee del partito di Travaglio - onestà, onestà! - uno non potrebbe fare altro che votarlo.

Detto questo vorrei spiegare bene una cosa. Errani è innocente, è stato dichiarato innocente, è una persona rispettabilissima, un dirigente politico di grande valore e con alle spalle una storia robusta. Caso abbastanza raro, peraltro, nella classe politica di oggi, dominata dai 5 Stelle e da vari cloni o imitatori. Sono convinto che chi lo voterà non si pentirà.

Il problema non è Errani, è la fragilità del giustizialismo. La mia su Davigo non era una battuta. Le sue idee mi terrorizzano, penso che siano lontanissime dalle idee di un liberale, che siano incompatibili con una società basata sul diritto e sulla democrazia. Però provo un sentimento di grande rispetto per Davigo, perché non posso non riconoscere la sua coerenza. Il giustizialismo di Davigo è un principio formidabile, ferreo, non è lo strumento, agile e pieghevole, per una battaglia politica.

È un caso unico. Lo stesso Travaglio vive il giustizialismo solo come una occasione per scagliarsi contro gli avversari. Lo sospende, naturalmente, se le vittime del giustizialismo sono i 5 Stelle, ma lo sospende persino con Errani, dopo aver rovesciato fango su di lui, se esaltare Errani può essere utile per polemizzare con Prodi o con Renzi.

Devo dire, per onestà, anche un’altra cosa. Purtroppo, molto spesso, anche il garantismo è oscillante. E proprio per questo è debole, non riesce ad assumere la posizione che gli spetterebbe nel dibattito politico. Troppe volte viene usato solo come scudo per i propri amici. E poi viene smentito immediatamente se smentirlo può servire a colpire gli avversari. Quante volte ho sentito esaltare il garantismo e poi dire: «Buttate la chiave…». Mi viene in mente Salvini, per esempio, ma mica solo lui.