Il garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, ieri è tornato a denunciare il caso Dell’Utri. Palma ( come racconta Martina Stella nell’articolo che pubblichiamo a pagina 3) ha spiegato che a lui non interessano le questioni giuridiche legate al processo Dell’Utri, né la posizione giudiziaria ( ricorsi e controricorsi in cassazione e alla Cedu), né tantomeno la sua collocazione politica. Ma interessa il diritto alla salute. Perché tra i suoi compiti istituzionali c’è quello di proteggere il diritto alla salute dei detenuti. Palma ha ricordato cosa c’è scritto sulla nostra Costituzione. Articolo numero 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo». Ha detto che questo diritto è sovraordinato rispetto a tutte le altre esigenze di giustizia. E ha proclamato che nel caso di Marcello Dell’Utri questo diritto è violato in modo aperto. Dell’Utri ha un cancro e altre patologie gravi. Per curare il cancro ha bisogno che la sua pena venga sospesa. Dell’Utri e tanti altri Dell’Utri lasciati a rischiare la vita in cella

Invece la magistratura ha deciso di non sospendere la pena e di offrire a Dell’Utri altre vie per curarsi. Ma queste vie si sono dimostrate inagibili, tutte. E Dell’Utri, da luglio è senza cure, e rischia di morire per colpa dello Stato Italiano. Sono passati sei mesi da luglio, il cancro procede, nessuno si preoccupa di fermarlo. Mauro Palma ha detto che gli interessa parlare di Dell’Utri anche per fare di una vicenda nota all’opinione pubblica un caso più generale. Marcello Dell’Utri non è l’unico detenuto in queste condizioni. Ce ne sono molti altri, in tante prigioni italiane. E di loro nessuno si occupa. Mentre anche loro, come Dell’Utri, hanno diritto a vedere applicato l’articolo 32 della Costituzione. Che invece, anche per loro, è spavaldamente violato.

Il caso Dell’Utri è clamorosis- simo non solo per l’ingiustizia evidente che viene realizzata nei suoi confronti. Ma per la notorietà del personaggio. Non è un ladro di passo, un bricconcello sconosciuto: è stato un grande imprenditore, è uno dei fondatori di Forza Italia, è un personaggio di primissimo piano nella storia politica della seconda repubblica. Uno può immaginare che nei suoi confronti l’autorità si comporti con un occhio di riguardo, e magari può arrabbiarsi per questo motivo, ma a nessuno viene in mente che invece l’autorità possa accanirsi, fino a negargli il diritto alla salute e fino a prendere decisioni che possono essere la causa di una condanna a morte. E invece avviene questo. O forse, più semplicemente, avviene per lui quello che avviene per molti altri detenuti malati. Ma questa circostanza non attenua, anzi accentua la gravità del caso.

Lo Stato italiano sta violando la legalità. E in modo sconsiderato. Non solo rendendo feroce, e inumana, la pesantezza della pena verso Marcello Dell’Utri, ma mettendo con estrema leggerezza a repentaglio la sua vita. E probabilmente anche la vita di tante altre persone. Se leggete con una certa assiduità questo giornale avrete già letto molte storie simili. Che fanno fremere di rabbia.

Di fronte a questa pochissimo edificante situazione, meraviglia il silenzio del mondo politico.

Anche del mondo politico che è più vicino all’ex senatore di Forza Italia. Perché non insorge, perché non chiede conto? Ieri alla conferenza stampa c’erano solo i radicali. La moglie di Dell’Utri, che si sta battendo con tutte le forze che ha per salvare la vita al marito, è sola, con i suoi avvocati, con il garante, con le associazione dei diritti dei detenuti. E coi radicali.

Ma questo forse è l’aspetto meno importante della vicenda. Non si può chiedere di intervenire solo agli amici di dell’Utri, sarebbe assurdo. Quella che è aperta non è una questione che riguarda le fazioni politiche, i partiti, i gruppi. Riguarda la civiltà. Anche il governo dovrebbe porsi la questione. Sarebbe giusto, sacrosanto, che lo facesse. Sì, anche in campagna elettorale. Anche se un provvedimento che dovesse avvantaggiare Dell’Utri potrebbe far perdere dei voti. La politica è “alta” quando è in grado di porre la civiltà davanti ai voti. E alla lunga la politica “alta” prevale sulla demagogia. Il Governo dovrebbe intervenire sul caso Dell’Utri. Non so come. Forse con con un provvedimento urgente, se è necessario. Solo per ristabilire i principi della Costituzione. L’articolo 32. E per imporre ai tribunali di sorveglianza di sospendere la pena a chi ha una malattia grave, come lo è un tumore maligno, senza se e senza ma.

PS:

La questione delle carceri diventa sempre più attuale. E si presenta sempre più complicata. Non si può lasciare che vada in cancrena. Oggi pubblichiamo i dati sulle ingiuste detenzioni. Sono impressionanti. Ogni giorno vengono arrestati tre innocenti. Molti di loro restano in carcere per molto tempo. Subiscono una ingiustizia che segna a fuoco la loro vita. Sono vittime di un feroce atto di sopraffazione da parte dello Stato. Per colpa di chi? Non è vero forse che molti Pm e molti Gip utilizzano con troppa leggerezza, e talvolta anche fuori dalle norme di legge, l’arresto preventivo? Non c’è la possibilità di porre un freno a questo metodo? Non sarebbe utile, ad esempio, separare le carriere dei Pm da quelle dei Gip che dicono i dati - nel 99,9 per cento dei casi firmano senza obiezioni ogni richiesta di arresto? E la riforma carceraria, approvata in extremis dal governo Gentiloni, è ancora in attesa degli ultimi decreti. Se non ci saranno salterà tutto. Rita Bernardini è al nono giorno di sciopero della fame, per chiedere al governo di occuparsi di questa questione. Cioè di fare il proprio dovere. Qualcuno le risponde?