«Marine Le Pen rispetto alla destra italiana che noi rappresentiamo deve ancora maturare una svolta anche con passaggi traumatici. Quanto al Lazio, si andrà a una candidatura unitaria del centrodestra. L’uscita di Fontana? Niente caccia alle streghe, ma precondizione del centrodestra deve essere l’antirazzismo». Parla Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Onorevole Rampelli, Marine Le Pen nell’intervista a Il Corriere della sera dice di guardare con attenzione alle elezioni italiane che potrebbero dare «una scossa alle Ue» e conferma il suo asse di ferro con la Lega di Matteo Salvini. Curioso che non citi Fratelli d’Italia. O no?

Ci dispiace che una leader politica europea sia così disattenta a quel che accade in Italia, una nazione che ha fondato l’Unione europea. Comunque, noi sappiamo invece chi è Marine Le Pen, seguiamo le sue evoluzioni con maggiore attenzione.

Forse perché dipende dal fatto che voi con lei pur guardandola con interesse avete usato distinguo che la Lega invece non ha adottato, sposando in toto la linea lepenista?

Il percorso che sta provando a fare la Le Pen in Francia la destra italiana l’ha già fatto dalla sua genesi in poi, quindi dal secondo dopoguerra ha percorso tappe con una certa serietà che hanno evoluto il Movimento sociale italiano, facendogli abbracciare i precetti democratici. Lo ha fatto da quando dal Msi si è passati a una destra europea, moderna, rappresentata da Alleanza nazionale. Poi c’è stata la parentesi del Pdl e oggi la destra è rinata e sta rifiorendo attraverso l’esperienza di Fratelli d’Italia. Diciamo che Marine Le Pen sta facendo ancora i conti con la storia del padre che è una storia un po’ più controversa e che meriterà probabilmente dei passaggi anche traumatici. Comunque, sono problemi del Front national, noi andiamo avanti per la nostra strada e non ci rimane necessario dover spiegare, specificare meglio la nostra identità.

Ma le vostre posizioni non dico che sembrino più moderate, termine che non vi piace, ma certamente meno estremiste, sovraniste spinte come quelle di Salvini. Giorgia Meloni ha espresso differenze nell’atteggiamento verso le proposte dei Cinque Stelle. Voi in questo momento sembrate un po’ il perno mediatore dell’unità del centrodestra. È così?

È brutto e antipatico parlare bene di se stessi. Ma ci sentiamo sicuramente la forza politica che ha all’interno del centrodestra una cultura importante e stratificata. Questo per certi aspetti rappresenta un vantaggio, per altri può essere una zavorra. Non siamo sicuramente moderati, siamo arrabbiati quanto basta quando in Italia si vedono le rovine, un popolo aggredito dall’emergenza povertà, la chiusura delle piccole imprese, l’emergenza sovranità nel rapporto con l’Europa. Siamo determinati nella necessità di trovare soluzioni aideologiche, che quindi non abbiano nulla a che vedere con i dogmi antichi con i quali sono nati i partiti del ‘ 900, ma che siano efficaci per i cittadini italiani. E anche per questo ci richiamiamo al concetto di Patria, che non è risorgimentale, vetusto, ma è il desiderio di sentirsi figli della terra dei padri. Ci sentiamo quindi responsabili di doverla servire.

Come giudica questa uscita del candidato del centrodestra in Lombardia, Attilio Fontana della Lega, sulla cosiddetta «razza bianca», anche se lui ha subito precisato che si è trattato di un «lapsus» ?

Sicuramente è stata un’uscita che il candidato alla presidenza della Regione Lombardia poteva risparmiarsi. Penso che al suo predecessore Roberto Maroni un lapsus di questo tipo non sarebbe mai uscito. Tuttavia siccome non mi piace la caccia alle streghe, e in prima persona sono stato spesso come forza politica additato, demonizzato, criminalizzato, resto a quello che ha dichiarato poi Fontana. Perdoniamo il lapsus nella speranza che non accada più niente di simile e sottolineiamo il fatto che non solo Fratelli d’Italia non è razzista, anzi meglio dire che detesta il razzismo, ma tutta la coalizione di centrodestra deve detestare il razzismo. Il centrodestra non può che essere antirazzista per definizione. Anzi, questa è una precondizione. Il razzismo io penso che sia una categoria dell’idiozia.

Che succede intanto nel Lazio dove il centrodestra sembra in affanno, anche a causa dell’autocandidatura di Sergio Pirozzi alla guida della Regione?

Se ci fosse un governatore uscente di destra, anche la sinistra sarebbe in ambasce, come dimostra quello che sta accadendo in Lombardia. Non c’è una legge che prevede come si possa selezionare un candidato alla Regione, o un candidato sindaco. Quindi coloro che sono interessati al gioco della politica, mi riferisco al mondo dell’economia, dell’editoria, insomma ai poteri forti, si buttano a pesce e incominciano a sponsorizzare vari candidati cercando di portarli dalla loro parte. Siamo comunque vicini alla meta, non c’è da preoccuparsi.

E cioè ( stando fino alla sera di martedì 16 gennaio) il candidato potrebbe essere lei?

C’è Forza Italia che ha posto la candidatura di Maurizio Gasparri che è autorevole e sulla quale Fratelli d’Italia non ha nulla da eccepire, Fd’I a sua volta, in assenza di un candidato condiviso, ha messo a disposizione la mia candidatura, che è una cosa assolutamente tranquilla e serena. Intendo dire che se è utile Fd’I mette anche una sua candidatura sul tavolo. Ma non c’è nessun desiderio di bisticciare con nessuno.

Intanto, però dietro l’autocandidatura Pirozzi c’è anche una spaccatura nel mondo della destra, visto che il sindaco di Amatrice è appoggiato da Gianni Alemanno e da Francesco Storace, che a loro volta starebbero ora con Salvini. È così?

Guardi, non saprei proprio che dire. Di Alemanno e Storace ho perso le tracce. Non conosco francamente quale sia il loro ultimo approdo.