Nel giro di una notte cambia tutto. Sulle professioni, sul rapporto tra lavoro autonomo e grandi soggetti economici, sul ruolo dell’avvocatura e degli altri ordini professionali rispetto alla politica, persino rispetto agli incarichi della pubblica amministrazione. La norma sull’equo compenso nata dal tavolo tecnico tra Cnf e ministero della Giustizia viene inserita nel decreto fiscale, grazie al voto espresso dopo la mezzanotte di martedì dalla commissione Bilancio del Senato. Da ieri mattina il provvedimento collegato alla Manovra, arricchito dalle tutele per la professione forense e altre categorie, è all’esame dell’aula di Palazzo Madama: ma sulla convinzione con cui Pd e governo intendono portare fino in fondo le misure dice tutto l’intervento di un ministro molto vicino a Matteo Renzi, il responsabile dell’Agricoltura Maurizio Martina, che per primo rivendica lo sforzo del governo per «l’equo compenso ai professionisti e, in particolare, agli avvocati». Arriva l’estensione delle norme a tutte le categorie, anche ai professionisti che non fanno parte di un ordine. Ed è una svolta che riafferma l’inderogabilità del principio: il lavoro autonomo non può essere gratuito o sottopagato.

MASCHERIN ( CNF): «BATTAGLIA DI CIVILTÀ LANCIATA DAGLI AVVOCATI»

Neppure se la controparte è la pubblica amministrazione, e questo è il terzo, persino sorprendente atto “rivoluzionario” compiuto dalla politica: non c’è naturalmente un’estensione all’ambito pubblico della “nullità di protezione” che il professionista può far valere davanti al giudice quando i committenti gli impongono compensi minimi e clausole vessatorie. Non sarebbe stato possibile senza chiamare in causa la Ragioneria generale. Eppure, l’articolo 19 bis del dl fisco stabilisce, al terzo comma, che “la pubblica amministrazione garantisce il principio dell’equo compenso in relazione alle prestazione rese dai professionisti”. Il “principio” dunque diventa il cuore della norma. Come il presidente del Cnf Andrea Mascherin aveva sostenuto fin dall’inizio dell’esame in Parlamento. «Si è anche riusciti ad inserire nel decreto legge un obbligo ‘ comportamentale’ per la pubblica amministrazione, tenuta a rispettare il principio dell’equo compenso», nota il vertice dell’avvocatura, che sottolinea «proprio questo passaggio con cui si formalizza in una fonte normativa primaria il concetto di equo compenso come principio».

IL RUOLO DEL CNF, L’IMPEGNO DI ORLANDO

E il ruolo della professione forense resta decisivo, rispetto alla scelta formalizzata nel decreto fiscale dal relatore Silvio Lai ( Pd), che in commissione Bilancio ha ottenuto l’approvazione dell’emendamento riformulato. Fino all’ultimo è andata avanti l’interlocuzione del Cnf in vista delle modifiche che hanno perfezionato e ampliato il testo. D’altronde l’articolato di base nasce dal tavolo tecnico istituto a via Arenula tra lo stesso Consiglio nazionale forense e il ministero della Giustizia. «La breccia aperta dalla proposta relativa agli avvocati ha spianato, come promesso, la strada per tutte le altre professioni», commenta non a caso il guardasigilli Andrea Orlando. Il quale rivendica «l’impegno» assunto «con tutti i professionisti italiani» per «sradicare quello che ho più volte definito come un vero e proprio ‘ caporalato intellettuale’».

RESPONSABILE LAVORO PD: NO A BANDI GRATIS

Ma così come l’esecutivo era stato compatto, a inizio agosto, al momento di varare il ddl proposto dal ministro della Giustizia, così la maggioranza si è mostrata determinata nella decisiva accelerazione di martedì notte. A favorirla è intervenuta infatti la stessa segreteria del Pd: dopo che negli incontri dei mesi scorsi prima Matteo Renzi e poi la sottosegretaria alla Presidenza Maria Elena Boschi avevano assicurato al Cnf di essere favorevoli alle tutele per gli avvocati, è stata la responsabile Lavoro dei dem, Chiara Gribaudo, a chiedere unità in commissione Bilancio sull’emendamento Lai. «Si tutelano i professionisti anche nel rapporto con la Pa» e «si estende oltre gli avvocati», dichiara Gribaudo, che ricorda come le nuove norme «freneranno bandi e affidamenti gratuiti». La stessa ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia definisce l’equo compenso «un principio di giustizia per i professionisti» che svolgono incarichi per conto dello Stato.

MASCHERIN: «È UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ»

L’iniziativa dell’avvocatura istituzionale è stata decisiva nel processo che ora arriva a far vacillare il totem del dumping legalizzato. Il presidente del Cnf Mascherin parla di «passaggio molto importante verso l’approvazione definitiva» e appunto nota come «la soddisfazione» derivi anche «dalla conferma che l’avvocatura abbia fatto e faccia da traino anche per le altre professioni, in una vera e propria battaglia di civiltà quale è quella del riconoscimento della dignità e del rilievo del lavoro autonomo. Seguiremo il restante percorso con ottimismo», dichiara Mascherin, «certi che la politica continuerà a essere coerente con le scelte finora fatte». L’avvocatura è compatta attorno al Cnf. E a esprimere soddisfazione è innanzitutto Laura Jannotta, presidente dell’Unione Camere civili, rappresentativa della componente più toccata dalla corsa al ribasso dei compensi: «Il principio che la Pubblica amministrazione debba riconoscere un compenso equo ai professionisti viene accolto con grande favore dalla nostra associazione, in una iniziativa che ha visto la condivisione di gran parte dell’avvocatura in pieno appoggio al Cnf». «Soddisfazione» viene manifestata anche dall’Ocf, che pure nei giorni scorsi aveva espresso critiche al governo. E ad accogliere con sollievo l’introduzione della norma sono tutte le categorie, per prima Confprofessioni, ieri riunita a congresso nella Capitale, tra le prime a parlare, per voce del presidente Gaetano Stella, di «un grande, importante momento» per tutto il lavoro autonomo. È il tono che ricorre anche nelle parole di chi, come la presidente del Comitato unitario delle professioni ( Cup), Marina Calderone, si è battuto negli ultimi giorni perché il Parlamento accelerasse sulle misure. Ancora, per il presidente della Rete professioni tecniche Armando Zambrano il provvedimento «è la base fondamentale per lavorare tutti assieme, Parlamento, governo e professionisti per migliorare questo Paese». A sostenere i lavoratori autonomi sono stati anche senatori di opposizione come Simona Vicari, Maurizio Sacconi ( entrambi di Ap) e Andrea Mandelli ( Forza Italia), che parla di «primo passo», giacché «non possiamo ritenere il problema risolto, ma vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno». D’altra parte, prima del traguardo, serve ancora il passaggio del decreto fiscale nell’aula di Palazzo Madama, che si definirà entro domani, e quello a Montecitorio.