Parla per la prima volta, da quando è stato nominato vice capo del Dap ( Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), il dottor Marco Del Gaudio e lo fa con il Dubbio a margine della prima riunione della Commissione di valutazione sullo stato e le modalità di applicazione della custodia aperta negli istituti penitenziari italiani che si è tenuta ieri e dalla quale al termine verranno emanate delle linee guida. Una modalità di esecuzione della pena destinata ai detenuti di media e bassa sicurezza, istituita nel 2013, con lo scopo di potenziare per i reclusi gli spazi dedicati alle attività trattamentali e per realizzare fattivamente lo scopo riabilitativo della pena. A quattro anni da quel provvedimento da cosa nasce l’esigenza di questa commissione? Da un importante monitoraggio. I principi sulla sorveglianza dinamica risultano applicati in maniera disomogenea sul territorio. Ciò, da un certo punto di vista, era prevedibile, perché la capacità di attuare i provvedimenti deriva anche dalle diverse strutture dei penitenziari. La nostra non è una operazione di controllo: si tratta innanzitutto di avere una fotografia dell’esistente. C’è bisogno di circolazione di informazioni. Quanti sono attualmente gli istituti che applicano la sorveglianza dinamica? Non si può fare questo tipo di ragionamento perché spesso all’interno di alcuni istituti solo una piccola fetta di detenuti è sottoposta alla sorveglianza dinamica. Quello che a noi interessa sono le modalità. Anche la rilevazione dal nostro applicativo informatico particolarmente avanzato, che ci viene invidiato dalle altre amministrazione europee, risente della mancanza di conoscenza sulle modalità. Quali sono le criticità attualmente rilevate? Mi sono stati riferiti esempi di istituti come assolute eccellenze che andrebbero esportati altrove, accanto a criticità notevoli e non sempre la responsabilità è da addebitare esclusivamente alla natura delle strutture, ma dipende da altri fattori che dobbiamo individuare e superare, ad esempio con più risorse o accorpando negli istituti che hanno le caratteristiche giuste quei detenuti che possono usufruire della custodia aperta. Alcuni sindacati di polizia penitenziaria si sono detti contrari alla sorveglianza dinamica. Questa commissione nasce proprio dall’esigenza di dare dei riferimenti chiari alla polizia penitenziaria che invece - mi è sembrato di capire non è affatto contraria, anzi spesso ha manifestato piena adesione alla sorveglianza dinamica. Ci sono sicuramente delle difficoltà e su questo sono d’accordo con i sindacati, che chiedono certezze e uniformità di trattamento.