«Credo sia una fortuna, per l’Italia, il fatto che Sergio Mattarella sia stato eletto presidente della Repubblica. Le sue parole sulla funzione e l’immagine dei magistrati lo dimostrano».

Sottosegretario Gennaro Migliore, si riferisce alla severità con cui il Capo dello Stato ha ricordato che la toga non può diventare il salvacondotto per una giustizia a mezzo stampa?

Aspetti un momento. Io credo che intanto il messaggio del Presidente restituisca e preservi non solo la dignità della funzione di magistrato ma anche di quella della politica. Il Capo dello Stato ha chiesto di tenere distinte giurisdizione e opinioni personali, funzioni giudiziarie e libertà d’espressione, giusto?

Ha più volte esortato i giovani magistrati a non lasciarsi guidare dalle opinioni personali e a tenere il processo lontano dalla piazza mediatica.

Ecco, mi pare il modo più efficace per ridefinire anche la dignità della funzione politica, che non può essere il territorio in cui ciascuno si propone pubblicamente senza alcuna remora.

Ma Davigo vuol fare il leader politico pur senza entrare in politica?

Intanto vorrei segnalare che la legge sull’impegno dei magistrati in politica nelle ultime ore ha compiuto importanti passi avanti in Senato. Seguo direttamente il provvedimento, che fissa regole precise in materia. Riguardo a Davigo, l’importante è che rispetti anche la funzione politica. Non è in discussione la libertà di espressione, casomai l’esigenza che la terzietà, oltre a essere intimamente custodita dal magistrato, sia anche percepita al di fuori.

Legnini ha dichiarato di condividere in pieno il monito del Capo dello Stato.

E non a caso: le parole dello stesso vicepresidente del Csm sull’inopportunità di magistrati che passano dai talk show ai vertici della Cassazione erano sembrate fin da subito sorrette da una sintonia tra Legnini e il presidente della Repubblica. E il fatto che la Costituzione assegni al Capo dello Stato anche la presidenza del Csm si mostra ancora una volta come una prerogativa non meramente formale. Mattarella se ne avvale nel migliore dei modi: mette la sua saggezza a disposizione dei giovani magistrati, ricorda loro quanto sia essenziale, rispetto alla loro funzione, mantenere un profilo basso. Una fortuna, appunto, averlo eletto Presidente.

Quotidiani come il Foglio ritengono che il Quirinale abbia deciso di non darla vinta agli sfasciacarrozze: a quelli che vestono la toga così come ai cinquestelle.

Voglio battere il Movimento cinquestelle nelle urne, mai mi sognerei di tirare Mattarella per la giacchetta, di reclutarlo nel mio schieramento.

A proposito: con il rosatellum si rivedrà un centrosinistra modello anni Duemila?

Assolutamente no. Riproporre un bipolarismo con un centrodestra e un centrosinistra, per così dire, tradizionali sarebbe un regalo enorme proprio ai cinquestelle: non è il caso di lasciarli liberi di proclamarsi né di destra né di sinistra. Noi siamo una forza di sinistra che ha un’idea chiara: proporre e realizzare un programma in grado di alimentare il rilancio del Paese sul piano economico e la sua crescita nella tutela dei diritti. Abbiamo realizzato quest’ultimo obiettivo con le unioni civili e io auspico lo si possa attuare anche con lo ius soli. Non credo sia il caso di tornare a un centrosinistra inteso come un condominio litigioso in cui ciascuno portava più i propri veti che i propri voti.

Ma una qualche coalizione dovrà pur esserci.

Mi pare ci sia sufficiente maturità perché la si concepisca come un patto basato su un programma. Vedo forze capaci di allearsi con il Pd su presupposti del genere. Pisapia fa un discorso convincente: allargare il fronte per ricondurlo in un contesto unitario. Nulla a che vedere con l’idea di D’Alema, che si riduce alla contrapposizione personale con Renzi.

Il ministero della Giustizia propporrà una norma che cancella la possibilità di estinguere il reato di stalking con condotte riparatorie: è la risposta a chi vi accusa di procedere solo a colpi di fiducia?

Senta, è vero che su alcuni provvedimenti in materia di giustizia è stata chiesta la fiducia, ma si trattava di leggi definite in capo a un enorme lavoro preliminare. Detto questo, il governo deve anche saper essere in empatia con la realtà e con il punto di vista, rispettabile, di chi coglie nell’estinzione dello stalking per condotte riparatorie un’offesa o un pericolo. Ma credo che la capacità del governo di riconsiderare le questioni possa essere riconosciuta proprio rispetto a un tema che riguarda gli avvocati.

A cosa si riferisce?

All’equo compenso nelle prestazioni legali: il governo ha varato sul tema uno speifico ddl e ha mostrato così di saper riconsiderare soluzioni in passato apparse inattaccabili come quella sulle liberalizzazioni. Si è scelto di andare incontro alle esigenze rappresentate dagli avvocati e di tutelare la loro professionalità. Credo che la si possa definire capacità di ascolto.

Senza dubbio. E in che modo saranno recepite le obiezioni sulle modalità di estinzione del reato di stalking?

Con la norma in arrivo non sarà più possibile la remissione di una denuncia per stalking, il che escluderà appunto il reato dal quadro della giustizia riparativa. Vorrei ricordare che sulla materia siamo stati particolarmente severi. Lo stalking è uno dei reati ai quali il Codice antimafia ha esteso i sequestri di prevenzione finora previsti solo per gli indiziati di mafia.

Non è eccessivo?

Non direi. Consente al magistrato di intervenire prima della sentenza, qualora emerga la pericolosità di chi è accusato di stalking, in modo da proteggere la potenziale vittima. Allo stato, nel frattempo che ci celebra il processo, può verificarsi che il futuro condannato non avverta alcuna particolare inibizione dal continuare a molestarla. Non mi pare affatto che in questo caso la prevenzione sia eccessiva.