«Guarda Joseph che la Lega da noi non è come l’Afd in Germania. La Lega esprime da sempre una classe dirigente di amministratori, governa con Maroni e Zaia le principali Regioni del Nord, ha insomma una cultura di governo. E sempre al Nord come anche in Liguria ( guidata dall’azzurro Toti ndr) il centrodestra si basa su alleanze che vanno dal Carroccio ai centristi di Ap ( che come Fi stanno nel Ppe ndr) ». Così Silvio Berlusconi giovedì scorso ad Arcore avrebbe spiegato a Joseph Daul, presidente del Partito popolare europeo, la peculiarità del Carroccio, che non è solo “il ribellismo” incarnato dalla leadership di Matteo Salvini, in un partito di lotta e di governo. Ma è evidente che lo schema disegnato dal vertice di Arcore prevede più che mai una guida moderata della coalizione di centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia da tenere a bada. Evidente che il presidente del Ppe con la sua visita ad Arcore ha messo il sigillo da parte dei moderati europei sulla leadership berlusconiana della coalizione di centrodestra. Non a caso, il Cav ha ribadito che è suo compito «unire i moderati» e che solo il centrodestra a guida moderata potrà battere «i populismi» rappresentati in Italia dal Movimento Cinque Stelle. Non viene nominata tra i populisti la Lega, verso la quale ci sono aperture da parte del Ppe, anche alla luce della nuova situazione tedesca. È in questo nuovo quadro che si registra una tregua seppur sempre “armata” sul nodo ledership tra Salvini e Berlusconi, che torneranno a vedersi la prossima settimana. È in questa nuova cornice che ieri sera il Cav fuori dai cancelli di Arcore ha ribadito: «Io penso che il centrodestra deve vincere perché sarebbe una iattura per l’Italia se prevalessero altre forze, definite populiste ma che io definirei in altro modo».

Quanto alla sua candidatura, un po’ sornione ha glissato: «Io magari rimarrò incandidabile, per il candidato premier c’è tempo, ma ci sono personaggi di grande livello, esperienza, preparazione». Non è solo perché ieri era il compleanno del Cav che Salvini sembra aver abbassato i toni sulla leadership e sulle richieste anti- Ue. Anche se c’è da mettere in conto che il capo del Carroccio ritorni presto alla carica. Comunque sia, ieri Salvini, che ha telefonato a Silvio per fargli gli auguri per il suo ottantunesimo compleanno, non ha voluto polemizzare con quel post su Facebook in cui il Cav sembra chiamarlo direttamente in causa: «Per guidare il Paese serve una solida esperienza».

Certo, Salvini si è morso le labbra per una ragione di “educazione” vista la circostanza per la quale ieri il centralino di Arcore è stato intasato di telefonate, quella di Putin compresa. Ma il fatto è che, secondo alcuni sondaggi, non solo Fi sarebbe di un punto sopra il Carroccio, soprattutto spiegano fonti azzurre: «Mentre Forza Italia ha ancora un bacino dove prendere altri voti e cioè tra i milioni di astenuti, la Lega non è ancora nazionale, è a macchia di leopardo e rischia a un certo punto di esaurire il suo serbatoio, questo nonostante noi non togliamo voti a loro». Berlusconi quindi si muove ovviamente nello schema della coalizione di centrodestra, guidata da lui, che punta a superare il 40 per cento, alleandosi con la cosiddetta “quarta gamba” dei centristi, e alla fine, dicono i bene informati, anche «con chi ci starà di Alternativa popolare».

Così si può superare quel 36 per cento che i sondaggi già danno al centrodestra. Per questo dicono che il Cav in questo schema preferirebbe che passasse il Rosatellum bis che favorirebbe la coalizione. Ma è chiaro che si tiene sempre aperta la strada delle larghe intese, perché troppe sono le variabili in campo, troppa l’incertezza dell’esito del voto del 2018. Che i Cinque Stelle temano questa rinnovata centralità di Berlusconi e della coalizione di centrodestra lo si evince dall’emendamento alla legge elettorale che sembra scritto appositamente contro il Cav quando si dice che non può essere capo della coalizione chi non è candidabile. Francesco Paolo Sisto ( Fi) ha presentato un controemendamento. La responsabile della comunicazione azzurra Deborah Bergamini attacca: «Grillini stalinisti, ma fanno bene a temere Berlusconi». Sulla candidabilità deciderà la Corte europea per i diritti dell’uomo. Ma nel frattempo il leader azzurro che a 81 anni resta centrale nella scena politica va avanti dritto come un treno legittimato dalla sua forza e ora ufficialmente sul piano politico dal gotha del Ppe.