«Sono tornata in Germania in missione per convincere mia moglie a votare bene: se si parla di Angela Merkel non solo la politica incontra la vita privata, è la politica stessa che si incontra a metà strada». Così racconta l’ex deputata dem Paola Concia, che non ha dubbi sulla vittoria di Angela Merkel alle elezioni di domani. La cancelliera resta infatti la favorita alla soglia del suo quarto mandato, in una Germania in cui il consenso allargato rischia di incrinarsi in un certo malcontento nutrito e cavalcato dall’Afd, il partito dell’estrema destra nazionalista.

Qual è il clima che accompagna il Paese alle prossime elezioni?

Devo dire che c’è molta ansia. Seppure la vittoria di Merkel sia data abbastanza per scontata c’è questa inquietante ascesa di Afd, del partito di ultra destra che ha delle componenti naziste al suo interno. L’Alternative fur Deutschland ha portato avanti una campagna elettorale molto dura, raccogliendo un’adesione del 1012% che si identifica sostanzialmente nel dissenso di una parte del Paese, la Germania dell’est, dove ci sono effettivamente dei problemi di post- riunificazione e dove alcuni cittadini, non sentendosi ancora completamente integrati, si sentono minacciati dal flusso di migranti.

Come si è svolta la battaglia elettorale e quali le specificità della campagna condotta da Angela Merkel?

Le campagne elettorali tedesche sono molto diverse da quelle italiane, non sono mai così “urlate”. In Germania la politica non è così invadente. E questo per un’attitudine molto più sobria dei partiti in genere, fatta eccezione appunto per l’estrema destra. La cancelliera ha condotto la sua campagna, portando avanti un programma di continuità, positività e progresso, soprattutto sull’educazione e la formazione: d’altronde la Germania è un paese che sta bene, con un tasso di disoccupazione talmente basso che si può parlare di piena occupazione. Restano i grandi problemi, in particolare quello del flusso migratorio a partire dal 2015, che ha alimentato il malcontento cavalcato dall’Afd.

La scelta dell’accoglienza potrà rivelarsi una debolezza nel futuro politico della cancelliera?

La situazione si è molto stabilizzata rispetto a due anni fa e questo perché è stato fatto un grande lavoro di integrazione. Non bisogna lasciare che il vento del populismo ci investa come sta accadendo in tutta Europa.

Dopo tutti questi anni, qual è secondo lei la forza della Merkel?

Essere una grande fagocitatrice di idee. E l’aver soprattutto cambiato molto il volto del Cdu, modernizzandolo. Se secondo i critici non si riesce più a vedere la differenza tra Cdu e Spd è perché la cancelliera ha fatto sue molte delle battaglie di tradizione socialista e dei Verdi come l’abbandono del nucleare, e i matrimoni tra tutti.

I socialdemocratici sono dati al 21%, indietro di 15 punti, perché questa debolezza?

È in effetti il minimo storico per l’Spd. A parer mio ha portato avanti una campagna un po’ assurda, poco propositiva e concentrata tutta contro Merkel. Schulz ha governato con lei gli ultimi 4 anni e i tedeschi sono un po’ meno abbocconi di noi italiani! Come tutti i partiti socialdemocratici europei, l’Spd non riesce a capitalizzare la realizzazione di molte delle sue riforme.

Il grande enigma dunque è con chi si coalizzerà la cancelliera Dipenderà da come andranno gli altri partiti, ma sostanzialmente le ipotesi più plausibili sono tre: Merkel può ripetere la grande coalizione con Spd, che però non trova appoggio in una parte del partito socialdemocratico che se ne sente danneggiata. L’altra ipotesi è l’alleanza con i Verdi e i liberali, i quali però hanno fatto una campagna molto antieuropea, probabilmente a puri fini elettorali. Se la Linke poi resta esclusa dai giochi, il grande timore è che l’Afd guadagni i voti necessari.