Ieri ho letto questo titolo a tutta pagina sulla home page del Fatto Quotidiano: «Il verbale della Musti passato ad arte ai giornali». Proprio così: «Passato ad arte». Nel nostro giornalismo hanno tutti lo specchio di legno. Lo specchio di legno del giornalismo italiano

Siamo travolti dalle fughe di notizie. E anche dalla denuncia contro le fughe di notizie. Senza che più nessuno rispetti neppure il minimo senso del pudore. Ieri ho letto questo titolo a tutta pagina sulla home page del Fatto Quotidiano online: «Il verbale della Musti passato ad arte ai giornali». Proprio così: «passato ad arte». Proprio così: sul Fatto Quotidiano.

Nel nostro giornalismo ( e nella nostra politica, e nella nostra magistratura...) evidentemente hanno tutti lo specchio di legno. Ciascuno è pronto ad indignarsi e a strepitare contro le identiche stessissimne cose che lui, con orgoglio, ha fatto il giorno prima. E ha rivendicato, e ha sbandierato. E così il “Fatto”, mentre pubblica una fuga di notizie che dà il Pm Woodcock scagionato da ogni accusa per il complotto anti- Renzi, contemporanemante, con sprezzo del ridicolo, grida per la fuga di notizie a favore di “Corriere” e “Repubblica” avvenuta qualche giorno prima a favore di Renzi. Poi si viene anche a sapere che in realtà Woodcock non è stato scagionato, cioè la notizia del “Fatto” era falsa. Ma questo ha pochissima importanza. E’ giusto difendere Woodcock contro il quale, finora, non è emersa nessuna prova. Per noi resta innocente, e persino Scafarto non ci risulta che sia colpevole. Il problema è l’oscenità della fuga di notizie, cioè il metodo con il quale politica e giornalismo usano la magistratura - e viceversa nella grande battaglia politica nazionale. Tutti sono pronti a denunciare l’avversario, nessuno a deporre le armi.

Il Csm ha fatto malissimo a desecretare le carte sull’interrogatorio della Procuratrice di Modena e quindi a permettere la diffusione di notizie penalmente irrilevanti – peraltro – che danneggiano il capitano Scafato e forse Woodcock. Però viene davvero da sorridere se a denunciare questo scandalo e a indicarlo come esempio di arroganza renziana sono i giornali che, da un anno ( ma anche molto di più) sulla fuga illegittima di notizie ( spesso false) hanno costruito la propria politica editoriale e una campagna battente proprio contro Renzi. Ad essere maligni si può pensare che i renziano abbiano risposto, nel tentativo legittimo di difendersi da qualcosa di molto simile a un complotto, con armi illegittime.

Il problema, lo capirebbe anche un bambino, è che tutta questa materia va disciplinata in modo rigoroso e organico. Non ha senso - per esempio - dire che la desceretazione non implica la pubblicabilità, se poi la pubblicazione, anche se illegittima, non è punibile. E questo riguarda anche le rivelazioni di segreto d’ufficio, da parte delle Procure, che possono essere tranquillamente e illegalmente raccolte, senza nessuna sanzione, da giornali e Tv. Solo che se appena uno si prova a proporre una disciplina più restrittiva nella divulgazione dei segreti, e soprattutto delle intercettazioni, gli dicono che è peggio di Goebbels e che vuole imbavagliare la stampa. Imbavagliare la stampa è impossibile, per fortuna. La domanda è un’altra: vogliamo tornare a dare una dignità alla lotta politica - e fare in modo che essa si svolga sui problemi, sulle diverse visioni del mondo, e del paese, e degli interessi, delle aspirazioni - oppure cispiace questa melma nella quale si dibatte la politica in una eterna congiura di palazzo? Per esempio, se uno dice che il caso Consip è stato montato da alcuni giornali, supportati da pezzi dell’arma dei carabinieri e da alcuni magistrati ( non sappiamo chi) per colpire Renzi, anche falsificando le carte, diciamo una cosa faziosa? E dimostriamo il nostro insopprimibile renzismo? No, noi crediamo che sia legittimissimo ( e talvolta anche molto giusto) combattere politicamente Renzi, ma che sia uno schifo il metodo con il quale questa battaglia viene condotta.

Se esiste almeno un pezzo di giornalismo che è disposto a rischiare, e a combattere, su questuo terreno, forse si può ottenere qualcosa. Cioè si può salvare il giornalismo e dare una mano alla politica per bene e alla magistratura per bene. Altrimenti dobbiamo aspettare solo che tutti i giornali diventino come “Il Fatto”, e che il giornalismo muoia definitivamente, sostitutito da un gigantesco servizio segreto.