«Mi vorrei battere per facilitare l’accesso alla professione forense per tutti i diversamente abili». Stefania Doronzo ha da poco superato l’esame di abilitazione alla professione forense. Trentadue anni, di Barletta, è non vedente assoluta. Per raggiungere il suo obiettivo ha dovuto superare parecchi ostacoli con una determinazione fuori dal comune.

Avvocata, quale è stata la difficoltà più importante?

Lo scritto all’esame di abilitazione. Per necessità di anonimato bisogna comporre manualmente l’elaborato. Ma io sono abituata a fare tutto col computer. Di conseguenza, sono stata accompagnata da un’assistente che ha dovuto scrivere al posto mio. Ho chiesto di poter usare il computer perché elaborare mentalmente dei contenuti di altissima tecnicità e chiedere a qualcun altro di scriverli non è così semplice - ma al primo tentativo questa possibilità mi è stata negata. Ho sostenuto l’esame altre due volte e, anche appellandomi ad alcuni precedente, ho ottenuto ciò che chiedevo.

Ha dovuto superare molte diffidenze?

La difficoltà più grande è con- vincere chi non conosce le nostre disabilità a venirci incontro. Non si tratta di una facilitazione, ma di offrirti la possibilità di scrivere di tuo pugno l’elaborato. Il primo tentativo per me è stato straziante. Mi ero molto demoralizzata e mi ero ripromessa che se non l’avessi superato quest’anno non ci avrei più provato. Perché ogni volta, all’indomani dell’esame, per me era un incubo. Avevo perso le speranze, mi ero iscritta di nuovo all’università per abilitarmi all’insegnamento del diritto, visto che laurea in Giurisprudenza non è sufficiente per farlo.

Ci vuole una determinazione profonda per non perdersi d’animo...

La mia motivazione più grande è la passione. Fin da piccola, quando guardavo Forum in Tv, il diritto mi ha sempre affascinata. Se non avessi avuto questa passione avrei mollato già all’università.

Come sono stati gli anni dell’università?

Non ho avuto tante difficoltà. Sono di Barletta e mi sono laureata con 110 a Bari. Però, per evitare di fare la pendolare ho scelto di non frequentare i corsi. Ho sempre studiato con le audioregistrazioni: fai registrare integralmente i testi e li ascolti. Ma, ovviamente, se hai dubbi e vuoi ripassare solo un punto specifico è tutto più complicato. Una persona vedente apre la pagina che desidera e rilegge ciò che gli interessa, io dovevo riascoltarmi un’ora o un’ora e mezza di registrazione prima di arrivare al punto. Ma il mio motto è “volere è potere”.

Come cambia il rapporto con un’aula di Tribunale per un non vedente?

Oltre ad aver fatto la pratica in uno studio a Barletta ho avuto la possibilità di fare il tirocinio in Tribunale, negli uffici giudiziari. È stata l’esperienza più bella della mia vita. Da praticante ho imparato cosa si prova a stare davanti a un giudice, da tirocinante ho capito cosa significa stare di fronte agli avvocati. La difficoltà maggiore per un non vedente è la confusione che a volte regna nelle aule di Tribunale. Ma fortunatamente abbiamo un alleato: il processo telematico.

Che tipo di avvocato sarà?

Devo confessare una cosa: il giorno della laurea ho promesso che avrei fatto di tutto per sostenere l’esame in magistratura. È questo il mio sogno nel cassetto, ci vorrei provare.