È vero che da un punto di vista culturale il problema dell’indisponibilità del corpo delle donne non è ancora stato risolto tra i maschi italiani. È altrettanto vero che la presenza di uomini di diverse culture e di differenti valori e disvalori come quelle dei paesi dell’est o di un mondo dove prevale lo Stato etico sullo Stato di diritto... Migranti, non tutti sono stupratori Ma non si può ignorare il problema

... ( come è una parte del mondo islamico) ha aggravato di molto la condizione delle donne nel nostro paese.

È vero che in termini assoluti sembra che la maggior parte degli stupri avvenga a opera di italiani: dei 2.438 denunciati nei primi mesi di quest’anno, 1.534 sono italiani e 904 stranieri. Ma sono vere altre due cose. La prima è puramente matematica: millecinquecento italiani su una ventina di milioni è una percentuale un po’ diversa da novecento su qualche centinaio di migliaia. Ma la seconda è ben più rilevante: le donne che sono state stuprate sono molte di più, ma la gran parte di loro non ha sporto denuncia. Più che la paura ( una componente a volte presente, specie nei piccoli centri), è la sfiducia nelle istituzioni a frenare. Noi donne sappiamo da sempre che i luoghi del potere non ci sono amici. Neanche la magistratura. Non è solo questione di pari opportunità, qualcuna ce la fa anche a infilarsi tra le cravatte, ma la questione del corpo femminile è sempre lì presente, sia quando viene usato nella complicità di alcune donne, sia quando viene insidiato dagli uomini, colleghi capoufficio eccetera. Non se ne può prescindere, anche quando non parliamo di stupri. Le donne non chiedono pene esemplari o ergastoli o castrazione chimica, ma pretendono dalle istituzioni una presa di coscienza sull’inviolabilità dei loro corpi.

Se è così difficile far entrare nella testa degli uomini italiani il fatto che il corpo delle donne, di tutte le donne, non è sempre e comunque a loro disposizione, ancora più complesso è entrare in altre culture. Sia in quelle che non danno importanza alcuna alla stessa vita ( come hanno dimostrato spesso alcuni cittadini albanesi o rumeni), sia in quelle a prevalenza religiosa dei paesi islamici, per i quali il corpo della donna è addirittura considerato impuro e quindi nascosto in abiti- carcere che consentono, nelle situazioni migliori, di esporre solo il viso e le mani. Non dobbiamo lasciarci ingannare dal fatto che anche nel nostro paese, prima che arrivassero le suffragette dei primi novecento e prima della rivoluzione di Mary Quant e della minigonna, il corpo delle donne era più coperto e una caviglia nuda era considerata un potente afrodisiaco. Le differenze sono due: la prima è l’assenza della questione religiosa e la seconda è la volontà delle donne che, quando hanno voluto spogliarsi lo hanno fatto e basta. Nessuno le ha lapidate.

Non chiudiamo gli occhi di fronte a una realtà tremenda: le donne vengono stuprate in guerra e il loro corpo a volte diventa merce di scambio e il soggetto stupratore si fa pallottola, e le donne vengono stuprate in tempi e luoghi di pace, anche dal ragazzo della porta accanto quando non dal marito e compagno. Ma oggi in Italia abbiamo un problema in più, e non va nascosto, anzi va studiato con attenzione. Anche perché non se ne occupa nessuno, né i politici né il mondo dell’informazione, né studiosi o sociologi o psicologi. E’ il problema della solitudine di queste migliaia di ragazzi africani che sbarcano sulle nostre sponde in cerca di fortuna. Questi ragazzi arrivano qui senza famiglia né fidanzata. Sono giovani e con sani, normali appetiti sessuali, ma anche un grande vuoto affettivo. A questo aggiungiamo il fatto che nella loro mentalità, se un corpo femminile è poco coperto, cioè vestito come normalmente ci vestiamo noi, questo è sicuramente disponibile. Quindi alcuni di loro cercano di prenderselo.

Non trattiamoli tutti come potenziali stupratori, ma non sottovalutiamo il problema. La violenza di una parte di loro c’è, la loro visione della donna anche, e per noi donne occidentali è inaccettabile. E il fatto grave è che il loro arrivo in massa ( tutti maschi giovani sani e dannatamente soli) si inserisce in una situazione quale quella di tanti uomini italiani che non è proprio tranquillizzante nella quotidianità delle donne. Italiane e non.