«In Sicilia vinceremo anche senza Alfano, poi torneremo a Palazzo Chigi». Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, risponde agli attacchi a distanza di Angelino Alfano e traccia la roadmap del centrodestra «che è già al lavoro per scrivere il suo programma unitario».

La partita siciliana è alle porte, e si avvia ad essere una prova generale per le politiche. A Il Dubbio, Gianfranco Miccichè ha detto: «se Angelino Alfano fosse stato nella nostra coalizione avremmo risolto buona parte dei problemi. Lega e Fd’I avevano le loro buone motivazioni per impedire l’accordo». Lei come commenta?

Mi faccia fare una premessa. Il centrodestra, in questi anni del post colpo di Stato del 2011, prima che politicamente ha già vinto la sua battaglia culturale ed etica: in politica estera, sulla sicurezza, sui migranti, sull’economia, sul lavoro, sulle inaccettabili derive ideologiche sui diritti. Il centrodestra in questi anni ha vinto, e la sinistra ha perso. E non lo dicono solo i sondaggi, lo hanno detto le elezioni amministrative, lo dice il potere di coalizione di Forza Italia, lo dice la centralità di Berlusconi. Il centrodestra è la speranza degli italiani. Proprio per questo guardiamo con estremo ottimismo alla Sicilia. Anche lì prevarrà il vento della nostra vittoria. Bene fa Berlusconi a tenere alta la guardia e a tenere aperte tutte le soluzioni, bene fa il nostro ottimo Miccichè a cercare con ogni mezzo la quadratura del cerchio. Dopo il disastro Crocetta non si può regalare l’isola ai 5 stelle. Si passerebbe dalla tragedia alla farsa.

Alfano si prepara all’alleanza con il centrosinistra. Come si sta muovendo Fi per trovare il suo candidato sull’isola? Per ora il nome più solido sembra quello di Musumeci.

Alfano è stato sempre eletto con i voti di Berlusconi. Ha fatto, con il Pdl, il ministro della Giustizia dal 2008 al 2011; ha fatto il vicepremier e il ministro degli Interni con Letta, ed è rimasto al governo con la sinistra anche dopo la violenta cacciata di Berlusconi dal Parlamento; è stato confermato ministro degli Interni da Renzi e adesso, dopo la sconfitta referendaria, fa il ministro degli Esteri con Gentiloni. Che dire? Il suo è un grande attaccamento ai governi della sinistra e, potrebbe dire qualche maligno, alla poltrona. In Sicilia, infine, il suo partito è al governo con Crocetta. In questi anni Alfano poteva far cadere un’infinità di volte Letta, Renzi, Gentiloni e Crocetta. Non lo ha mai fatto. Ha sempre giustificato questo suo atteggiamento con il bisogno di approvare le riforme. Quali? Quelle bocciate 60- 40 dagli italiani lo scorso 4 dicembre? Dunque, come stupirsi oggi della sua scelta di allearsi, ancora una volta, col Pd? Alfano e Pd: due debolezze non fanno una forza.

Almeno sulla carta, la presenza di Ap in coalizione avrebbe assicurato ottime chances di successo. Al meeting di Cl a Rimini proprio Alfano vi ha accusato di far pesare «più i veti di Salvini rispetto ai voti».

Forza Italia lavora per l’unità del centrodestra e per mettere in campo un candidato credibile che sia in grado non solo di vincere, ma di governare bene la Sicilia per i prossimi cinque anni. Io credo fermamente che il centrodestra unito abbia, anche senza Ap, ottime chances di vincere: contano gli elettori. Nei prossimi mesi Forza Italia farà una grandissima campagna elettorale per le regionali nell’isola. Il presidente Berlusconi ha assicurato il suo impegno in prima persona e io penso che tutti i dirigenti azzurri debbano lavorare pancia a terra per vincere e dare così ai siciliani un governo forte e che rispetti gli impegni presi.

Quanto vengono influenzati gli equilibri nazionali, anche sul piano delle alleanze, dal voto siciliano?

Quella siciliana è una partita importante che si giocherà pochi mesi prima del voto del 2018. Avrà sicuramente qualche ricaduta a livello nazionale, ma penso che questa consultazione regionale non debba essere vissuta come una prova generale delle elezioni politiche. Intanto pensiamo a vincere per la Sicilia, e dopo aver vinto lì torneremo anche a Palazzo Chigi. Il Paese ha voglia di centrodestra, voglia di serietà al governo, voglia di credibilità. Il Paese ha voglia di Berlusconi.

Come procede il cantiere del centrodestra unito? Forza Italia ha ricucito le rotture con la Lega Nord in questi mesi di silenzio estivo?

Procede spedito e senza intoppi. Dialoghiamo quotidianamente con i nostri alleati, già da mesi lavoriamo al programma unitario per le prossime elezioni politiche e alla ripresa dei lavori parlamentari avremo tanti punti all’ordine del giorno sui quali confrontarci. Uno di questi sarà certamente la legge di bilancio. La sinistra dilaniata e un Padoan incapace punteranno su una manovra di spesa, elettoralistica e contro il Paese. Il centrodestra unito scriverà una sua controlegge, con proposte precise e realizzabili. Sfideremo il governo nel merito e ci presenteremo in Parlamento con un relatore unico di minoranza del centrodestra. Vedremo come reagirà la maggioranza.

A settembre tornerà l’ormai famigerata questione della legge elettorale. Lei ha fiducia che in Parlamento si approvi un nuovo testo o il tempo utile è giunto agli sgoccioli?

Sono fiducioso. Credo che il Parlamento debba ad ogni costo rispondere ai moniti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed approvare, presto e bene, una nuova legge elettorale che garantista allo stesso tempo rappresentanza e governabilità. La politica non può scappare dalle sue responsabilità e non può cullarsi sulle sentenze della Consulta. Anche in questa partita il Pd è spaccato, Renzi non può disporre di nessun gruppo parlamentare omogeneo, e a sinistra del Pd sono in rotta di collisione su tutto: basti pensare allo Ius soli o alla legge di bilancio. A sinistra è tutti contro tutti. Il centrodestra per converso sta costruendo seriamente la sua proposta comune e un calendario dei lavori che vede l’approvazione della legge elettorale in Aula alla Camera entro settembre. Siamo noi a sfidare Renzi e Grillo - siano chiari ed abbiano determinazione. Noi siamo assolutamente consapevoli che il centrodestra unito vince con qualsiasi sistema di voto, e questa è la nostra forza.

Riapre il Parlamento e si torna a parlare anche di vitalizi. Lei è d’accordo con la proposta di abolirli oppure è l’ennesima sponda all’antipolitica?

I vitalizi non esistono più e sono stati cancellati, dopo una decisione del governo Berlusconi, tra il 2011 e il 2012. Noi lo abbiamo fatto sul serio, Pd e M5s invece continuano a fare una indegna sceneggiata incostituzionale, contro il Parlamento e contro la democrazia, che non andrà da nessuna parte. Renzi e Grillo vogliono affermare un principio, quello della retroattività, che se passasse potrebbe portare ad una vera e propria macelleria sociale. Vogliono tagliare i vitalizi già acquisiti di poche centinaia di ex parlamentari ma, così facendo, in futuro tutti i 16 milioni di pensionati italiani - a partire da ferrovieri, metalmeccanici, dipendenti pubblici, insegnanti - potrebbero vedere ricalcolato il proprio assegno con decurtazioni tra il 30 e il 50%. Una follia contro la Costituzione che non passerà mai in Parlamento e che semmai fosse approvata verrà bocciata dalla Consulta. Il tutto perché Renzi vuole rincorrere Grillo. Faranno entrambi una brutta fine.