È stata riaperta al traffico ma è ancora presidiata dalle forze dell'ordine, piazza Indipendenza, nel centro di Roma, dopo lo sgombero di ieri degli ex occupanti dello stabile di via Curtatone che da giorni si erano accampati nei giardini. E intanto domani è in programma nella Capitale un corteo dei movimenti di lotta della casa per protestare contro gli sgomberi. La manifestazione inizierà alle 16 e dovrebbe sfilare da piazza dell'Esquilino a piazza Madonna di Loreto, nel centro della città. Una protesta, a cui parteciperanno anche i rifugiati di via Curtatone, che cade a due giorni dallo sgombero di ieri in cui si sono registrati disordini, tensioni, lanci di sassi e bombole del gas contro le forze dell'ordine, idranti più volte aperti sui rifugiati, diversi feriti e contusi, e quattro migranti arrestati. Indagato dalla Questura un funzionario di polizia impiegato nell'ordine pubblico ieri per una frase rivolta ai suoi uomini impegnati a inseguire i migranti sgomberati: "Questi devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio". Parole riprese in un video finito rapidamente su tutti i siti. LE REAZIONI "Si è trattato di un'operazione di cleaning, di riportare l'ordine a piazza Indipendenza, di ristabilire le regole. Altrimenti mi chiedo, quale sarebbe il mio compito?". Il prefetto di Roma, Paola Basilone, spiega così in un'intervista al Corriere della Sera, l'intervento per lo sgombero "perfettamente riuscito" del palazzo di via Curtatone. Adesso però "il Comune deve fare la sua parte e, insieme agli altri soggetti, assistere i rifugiati come è stato deciso e ci è stato assicurato proprio dal Campidoglio". Basilone difende l'operato della Polizia: "fino a prova contraria gli aggrediti sono stati i poliziotti" e a provocare gli incidenti c'erano anche "soggetti infiltrati. Non erano certo rifugiati". Anche l'uso dell'idrante per la Prefetta è stato fatto "per evitare che le bombole di butano lanciate dal decimo piano dagli occupanti si incendiassero e scoppiassero". Per quanto riguarda infine la frase shock del poliziotto sullo 'spezzare le braccià ai manifestanti, "individuarlo e prendere i dovuti provvedimenti non è certo compito mio, ma della Questura". C'è comunque il problema di "ripristinare" la legalità "senza calpestare i diritti umani. - conclude Basilone - Essre un rifugiato non autorizza a commettere reati". E sulle frasi dei poliziotti contro i migranti risponde il capo della Polizia, Franco Gabrielli: "La frase pronunciata in piazza è grave, quindi avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro. Ma ritengo altrettanto grave che l'idrante e le frasi improvvide pronunciate durate la carica diventino una foglia di fico". Lo afferma, in un'intervista a Repubblica. "La gravità di quello che è successo in piazza non può diventare un alibi per coprire altre responsabilità, altrettanto gravi. E non della Polizia", ma "di chi ha consentito a un'umanità varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi", evidenzia Gabrielli. "Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all'allora commissario straordinario Tronca avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive. E questo perché il tema delle occupazioni non si risolve con gli sgomberi ma trovando soluzioni alternative", racconta Gabrielli. "Non ho più avuto contezza di cosa sia accaduto di quel lavoro fatto insieme a Tronca. Era previsto da un delibera un impegno di spesa di oltre 130 milioni per implementare quelle soluzioni alle occupazioni abusive. Qualcuno sa dirmi che fine ha fatto quel lavoro, e se e come sono stati impegnati quei fondi?". "Quello che è accaduto a Roma in questi giorni non è normale. E non lo deve diventare. Non si può continuare a pensare che un dramma sociale possa essere ridotto a questione di ordine pubblico. Perché è proprio facendo così che si mette a rischio l'ordine pubblico". Lo scrive Matteo Orfini, presidente del Pd, su Facebook. "Perché di emergenza abitativa in questi caso stiamo parlando e non di emergenza nella gestione dei flussi migratori: in quel palazzo c'erano persone il cui diritto a stare in Italia è riconosciuto. E che da 4 anni vivevano lì in condizioni problematiche perché chi doveva garantire loro una accoglienza adeguata non era e non è stato in grado di farlo".

"Se c'è un immobile occupato abusivamente in questo caso da migranti rifugiati è giusto che questo immobile venga sgomberato. Si devono sgomberare gli immobili abusivi, si deve dare un'alternativa a queste persone, perché sono rifugiati aventi diritto, ma non si può tollerare che si lancino bombole di gas o altri oggetti contro la nostra polizia di stato ed è allucinante che stamattina faccia più notizia una frase infelice di un agente che spero abbia fatto solo per la tensione del momento. Fa più notizia questo che loro che lanciano di tutto contro la polizia" Così Luigi di Maio, vicepresidente della Camera, intervenendo questa mattina a Omnibus su La7

IL RACCONTO

Dopo cinque notti all’addiaccio, due sgomberi, gli idranti, le cariche e la dispersione del gruppo gli ex- occupanti del Palazzo in Via del Curtatone a Roma non ce la fanno più. E inevitabilmente non sopportano più i giornalisti. «Siete tutti qui con le telecamere, ci intervistate, noi parliamo e poi? Non cambia nulla, anzi peggio!

», sono delle donne eritree a parlare mentre, dopo la dispersione definitiva, si radunano sotto gli alberi della Stazione Termini, nel Piazzale dei Cinquecento. Una suora comboniana, anche lei di origine eritrea, offre una pagnotta a chi si avvicina, la apre con un coltello e ci mette dentro un po’ di carne in scatola. «Non sono solo arrabbiati», ci racconta, «sono stanchi e non sanno dove dormire stanotte.

Sono persone che sono fuggite da una dittatura e si trovano di nuovo a lottare e fuggire».

Siamo alla fine di una giornata di guerriglia urbana tra piazza Indipendenza, la Stazione Termini, il traffico cittadino e i turisti spaesati. L’immagine più violenta della giornata non è stata però la carica finale, con una quasi caccia al migrante dei poliziotti - manganelli e scudi in mano - che si incitano a vicenda con frasi tipo: «Levatevi dai coglioni», «devono sparire, peggio per loro», «se tirano qualcosa spaccategli un braccio». L’im- magine più forte è la signora imbottigliata con l’auto a causa dei blocchi stradali improvvisati dai rifugiati a Termini che apre il finestrino e urla alla polizia con rabbia: «Bravi, ammazzateli!». È l’epilogo della situazione che si era creata in pieno centro a Roma dopo lo sgombero di circa 800 persone, in maggioranza etiopi ed eritrei che vivevano da 4 anni nel palazzo occupato di via del Curtatone. La giornata inizia con l’azione della polizia alle 6.30 del mattino per togliere di mezzo - letteralmente - le persone accampate per la quinta notte consecutiva sull’aiuola di fronte all’ex palazzo occupato. Le forze dell’ordine disperdono con gli idranti e caricano con i manganelli. Medici senza frontiere, presente sul posto, soccorre 13 feriti, la maggior parte donne, 5 delle quali trasferite in ospedale. La polizia diffonde un video in cui un rifugiato getta dalla finestra una bombola del gas e giustifica l’intervento proprio «per il possesso da parte degli occupanti di bombole di gas». Le donne e i bambini che ancora occupano il palazzo vengono portati in Questura. «Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura», dice Andrea Iacomini, portavoce di Unicef. «Alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore».

Nel pomeriggio un gruppo di ex- occupanti si sposta in piazza dei Cinquencento, ma nessuno sa che succederà, dove trascorreranno la notte. Solo i giovani del Movimento per il diritto all’abitare rimangono al loro fianco. Dopo un nuovo attacco con l’idrante il gruppo decide di partire in corteo verso Termini. «Siamo rifugiati non terroristi», gridano, «Italia vergogna». Fermano il traffico in uno dei punti più caldi del centro: tra la stazione centrale e via Cavour e poi si dirigono verso la piazzetta di fronte a Palazzo Massimo dove c’è, per ironia della sorte, il monumento ai caduti di Dogali, una delle battaglie che l’Italia perse a fine ottocento nel tentativo di conquistare l’Eritrea, il suo “posto al sole”.

Il corteo riparte di nuovo verso Termini e lì la polizia carica: «Disperdeteli a tutti i costi». I migranti spariscono. I poliziotti vagano in tenuta antisommossa tra turisti e viaggiatori di Termini, sembrano un po’ persi, ma il problema è risolto: i rifugiati non si vedono più. La battaglia di Dogali è vendicata...