Depistaggio: il nuovo fulmine che si abbatte sull’inchiesta Consip colpisce stavolta il colonnello Alessandro Sessa, vicecomandante del reparto di tutela ambientale dell’Arma, arrivato a piazzale Clodio nel pomeriggio di ieri per essere ascoltato, nelle vesti di indagato, dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi. Sessa, diretto superiore del capitano Giampaolo Scafarto ( che nello stesso filone d’indagine è indagato con l’ipotesi di falso) era già stato ascoltato a piazzale Clodio nel maggio scorso come persona informata sui fatti, e proprio le dichiarazioni rilasciate in quell’occasione avrebbero convinto gli inquirenti a ipotizzare nei suoi confronti l’accusa, pesantissima, di depistaggio, reato inserito nel codice da poco più di un anno e che prevede una condanna massima a otto anni di reclusione.

Sul piatto ci sarebbero gli errori commessi da Scarfato nel capitolo dell’informativa trasmessa ai magistrati napoletani ( e poi approdata a Roma per competenza territoriale) relativa al presunto interessamento di Tiziano Renzi e Carlo Russo nei riguardi dell’imprenditore campano Alfredo Romeo. Ma a incuriosire i magistrati romani ci sarebbero anche una serie di date che non coinciderebbero rispetto alla notizia dell’indagine sul padre dell’ex premier, Tiziano Renzi. Nell’interrogatorio di maggio infatti Sessa avrebbe detto agli inquirenti di avere riferito al suo superiore, il generale Pascali, del filone dell’indagine sul padre del segretario Pd solo dopo averne letto in un articolo dell’Espresso del sei novembre scorso.

Da quanto emerge invece i magistrati ipotizzerebbero che l’ufficiale possa avere riferito al suo superiore dell’indagine, in un periodo precedente. Dopo l’interrogatorio di Sessa, assistito dall’avvocato Luca Petrucci, gli inquirenti hanno ascoltato anche il capitano Scarfato che nell’inchiesta risponde di falso.

Dalle indagini sarebbe emersa la volontà del militare di colpire Tiziano Renzi, affiancandolo agli affari illeciti dell’imprenditore Alfredo Romeo. Nello specifico Scafarto avrebbe manipolato una serie di conversazioni intercettazioni che sarebbero state pronunciate dall’ex parlamentare Italo Bocchino ( «l’ultima volta che ho incontrato Renzi» ) ma imputate ad Alfredo Romeo, che a differenza di Bocchino non avrebbe avuto nessun titolo per incontrare Renzi. Scarfato infine risponde «per avere nella qualità di pubblico ufficiale redatto un’informativa nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti ometteva scientamente informazioni ottenute a seguito di indagini esperite».

Nella sostanza, pur sapendo che le automobili osservate vicino agli uffici della Consip appartenessero a normali abitanti del quartiere, sostenne nella sua informativa che si trattava di mezzi appartenenti a elementi dei servizi.

Questo ulteriore scossone nell’indagine ( con un altro indagato appartenente alle forze dell’ordine) si inserisce in un periodo di altissima tensione che da tempo agita i vertici dell’Arma. Tensioni che sarebbero iniziate con l’allontanamento del capitano Ultimo dal reparto del Noe dove viene sostituito nel marzo del 2016 proprio da Alessandro Sessa.

Il nuovo filone di indagine e la nuova ipotesi di depistaggio per l’ufficiale del Noe Sessa ha provocato una montagna di commenti politici. Primo tra tutti, proprio l’ex premier Matteo Renzi, che già si era occupato pubblicamente dell’inchiesta che vede coinvolto suo padre: «Oggi bisognerebbe dare sfogo alla rabbia - ha scritto Renzi -. All’improvviso scopri che nella vicenda Consip c’è un’indagine per depistaggio, reato particolarmente odioso, e ti verrebbe voglia di dire: ah, e adesso? Nessuno ha da dire nulla? tutti zitti adesso?». «Depistaggio è una parola che non avremmo più voluto sentire associata a uomini delle forze dell’ordine - gli ha fatto eco Maurizio Lupi È un fatto gravissimo, anche se ancora a livello di ipotesi perchè nessuno è colpevole sino a sentenza passata in giudicato, ma è un’ipotesi inquietante»