«In Italia,e nel resto d'Europa, si assiste a sempre più attacchi mirati contro i difensori dei diritti umani, soprattutto a chi si occupa dei diritti dei migranti e chi salva vite in mare. Questi difensori vengono criminalizzati, e sono oggetto di campagne di diffamazione. (...) I rappresentanti dello Stato e i pubblici funzionari forse non si rendono conto dell'impatto delle loro parole. Quando si fanno dichiarazioni pubbliche, queste parole incidono sull'opinione pubblica, e questo ha anche un impatto sui finanziamenti. Se posso fare un appello all'Italia, invito i pubblici funzionari a non fare affermazioni contro le organizzazioni della società civile». L’invito non arriva da qualche esponente di Ong o dai “buonisti” tanto cari al leader leghista Matteo Salvini. Queste parole inequivocabili sono state pronunciate ieri sera a Roma, durante un incontro pubblico presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa, da una voce più che attendibile, si tratta infatti di Michel Forst, relatore Speciale ONU sui difensori dei diritti umani. L’esponente delle Nazioni Unite è in Italia per una serie d’incontri organizzati dalla rete In Difesa di, un network di associazioni che si propone di lanciare campagne per la protezione degli attivisti dei diritti umani e di sensibilizzare l’opinione pubblica. Forst, già ex direttore di Amnesty International Francia ha proprio il ruolo di raccogliere e pubblicare informazioni sugli attacchi e le minacce nei confronti di chi difende i diritti umani, inoltre si occupa di fornire raccomandazioni su come proteggerli. Intanto la situazione sta diventando tragica, in molti paesi i diritti delle persone sono sistematicamente calpestati, «che si tratti di giornalisti, avvocati, o addirittura guardie carcerarie che vorrebbero migliorare le condizioni dei detenuti – ha spiegato Forst. La pratica della tortura o degli incarceramenti arbitrari è divenuta prassi comune». Con la scusa del terrorismo si assiste ad un progressivo restringimento degli spazi di libertà individuale. Forst ha indicato chi sono gli attori di queste minacce ai diritti umani. Principalmente «gli Stati, gli eserciti o sempre più spesso gruppi paramilitari, come quelli che agiscono in Colombia – ha aggiunto Forst - e che hanno messo a tacere per sempre l’attivista per i diritti ambientali Berta Caceres». Il paese latinoamericano sta attraversando una difficile transizione dopo anni di guerra civile e parallelamente sono numerosi gli esponenti della società civile uccisi da queste bande. Ma nella lista di chi ha assunto il ruolo del persecutore ci sono anche le grandi aziende, Forst ha annunciato che il prossimo rapporto Onu sarà incentrato proprio sulle azioni criminose delle multinazionali protagoniste di disastri ambientali e di corruzione, chi denuncia tutto questo paga. Non sono esenti da colpe neanche i media e le loro campagne di delegittimazione così come i gruppi religiosi oltranzisti, basti pensare agli attacchi nei confronti dei movimenti Lgbtq. Il relatore dell’Onu è in Italia anche per cercare alleanze e sostegno a livello istituzionale e per proporre buone pratiche come ad esempio l’istituzione di città rifugio, comuni dove gli attivisti perseguitati possono essere assistiti e protetti prima di tornare nei loro paesi. Una misura diretta soprattutto alle donne e i loro bambini. Non a caso Forst era in compagnia di Malalai Joya, difensora dei diritti umani afgana che ha raccontato quale sia la situazione nel suo paese dopo 15 anni di quella che lei ha definito occupazione. Malalai non ha mai taciuto e per la sua attività di denuncia dei signori della guerra nel 2007 è stata espulsa dalla Camera bassa. «Da quando ho iniziato a far sentire la mia voce e denunciare le violazioni dei diritti umani da parte dei fondamentalisti, sono stata costretta a vivere nascosta, cambiando sempre casa, subendo minacce di morte e tentati omicidi, ed è da un anno che non posso vedere mio figlio» ha detto Malalai. La sua descrizione dell’Afghanistan attuale è quella di un paese segnato dalla violenza e dalla tossicodipendenza. L’alternativa è quella di scappare, diventare un rifugiato ma molto spesso l’occidente non accoglie. Ancora fughe e migrazioni dunque, una realtà che conosce bene anche Cedric Herrou, il contadino francese ormai simbolo dell’aiuto ai migranti che tentano di passare frontiere blindate. Con poche parole Herrou ha spiegato i motivi dei suoi gesti di solidarietà: «i migranti non vengono considerati come uomini e donne, ma carta straccia». A Forst ha però chiesto l’aiuto delle istituzioni internazionali perché sono ormai tante le persone che mettono a rischio la propria fedina penale ma sono sole, sole come tanti difensori dei diritti umani.