«L’errore della destra francese? Non aver mai saputo coniugare il centrodestra come formula politica». Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, analizza così la presenza di Marine Le Pen al ballottaggio per le presidenziali d’Oltralpe, rilanciando il centrodestra italiano come una una forza politica che «può tornare unita e così anche aspirare alla vittoria» alle prossime elezioni politiche.

Presidente, in questo ballottaggio francese la destra è rappresentata dal Front National di Marine Le Pen. Una prospettiva che la spaventa?

Comincio col premettere che la storia della destra francese è profondamente diversa da quella italiana. La Le Pen ha avuto un buon successo, anche se ha avuto risultati migliori nel passato, ma il dramma vero di un ballottaggio con il Front National che rappresenta la destra è che, in Francia, non si è mai riusciti a coniugare il centrodestra come formula e proposta politica. Tanto è vero che il gollista Fillon, a mezz’ora dai primi risultati, ha fatto il suo endorsement a Emmanuel Macron.

E quanto la sinistra italiana assomiglia al candidato probabilmente vincente, Emmanuel Macron?

Macron rappresenta, pur con un volto nuovo, il candidato più europeista, è perfettamente integrato nell’establishment del sistema e quindi perfetta in continuità con una vecchia vocazione filoeuropeista. Certo, è l’esponente di un nuovo movimento che teoricamente si colloca nel centrosinistra, ma il paradosso è che ha vinto grazie alla sconfitta disastrosa del partito socialista. Guardando al Pd in Italia, è curioso notare come si sono comportati i tre esponenti in corsa alle primarie: Renzi tifa per Macron, Orlando per Hamon e Emiliano per Melenchon. Straordinario come ci sia l’incapacità di mutuare dall’esempio francese qualcosa di utile per l’Italia.

Lei descrive un candidato succube del suo europeismo...

Diciamo che, se vincerà Macron, la Merkel avrà un fedele scudiero francese. Ancora più di come è stato Hollande, per- chè Marcon non rappresenta un grande partito, ma per ora ha alle spalle solo se stesso e forse la moglie.

Si può parlare, allora, di un fallimento della formula partitica?

Direi che è improprio, visto che la partecipazione di Le Pen al ballottaggio si misura in poche decine di migliaia di voti in più rispetto a Fillon, il quale ha preso il 20% nonostante una campagna elettorale disastrosa. Senza lo scandalo dei rimborsi a moglie e figli, Fillon e la destra gollista avrebbero partecipato al ballottaggio, con grandi possibilità di vittoria.

Eppure sembra che a prevalere, in Francia, siano state forze antisistema. In Italia significa un rafforzamento del Movimento 5 Stelle?

Guardi, i grillini in fondo sono un movimento antisistema che, almeno per la rappresentanza parlamentare, si possono riconoscere più in Melenchon che in Le Pen. Detto questo, l’unico legame che vedo tra Podemos in Spagna, Alternative für Deutschland in Germania, Ukip in Inghilterra, Le Pen o Melenchon in Francia, e Movimento 5 Stelle sia il malessere largamente diffuso tra i cittadini, dovuto alla crisi economica, che riconoscono come il prodotto nelle regole dettate da Bruxelles.

Questo malessere ha provocato, anche in Italia, ad una disaffezione nei confronti dei partiti?

E’ un dato di fatto che sia in atto una crisi del sistema della rappresentanza politica e dei vecchi schemi che passano attraverso congressi, iscritti e tesi congressuali. Nessuno, però, mi convincerà mai che l’alternativa sia la piattaforma Rousseau dei grillini, che delega le scelte a un manipolo di persone le quali, per di più, ne contraddicono gli esiti quando non li gradiscono. Io credo che il tema sia quello di rifondare il sistema della rappresentanza stimolando la partecipazione dei cittadini.

E per stimolarla si parla ancora di primarie, anche nel centrodestra?

Noi non crediamo alle primarie raffazzonate e senza controllo, a cui va a votare chiunque. Ritornando alla Francia, abbiamo un esempio di primarie in cui 4 milioni di francesi hanno scelto Fillon, votando in 10mila sedi fornite dallo Stato e con regole precise e garantite. Ecco, questo può essere un sistema, ma con primarie regolate per legge.

Rimane però l’incognita di quale centrodestra si presenterà alle prossime elezioni...

La politica italiana oggi è in grande movimento e quello che era vero un anno fa - quando sembrava, ad esempio, che la baldanza di Renzi fosse inarrestabile - non lo è più. Io penso il centrodestra debba e possa presentarsi unito agli elettori, come è sempre stato in questi vent’anni. Prospettiva, tra l’altro, non difficile da realizzare e che potrebbe portare alla vittoria.

Azzarda pronostici?

Proviamo a immaginare la peggiore delle situazioni e dunque un Paese diviso in tre poli che più o meno si equivalgono, ma con la possibilità di ottenere un premio di maggioranza. In questo contesto potrebbe scattare negli elettori il meccanismo del voto utile e, visto che già oggi il centrodestra viaggia intorno al 34%, non mi sembra impossibile uno scenario in cui possiamo vincere.

Domanda di rito: chi considera nel centrodestra?

Il centrodestra sono Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia: ovvero il centrodestra che governa tre regioni, che ha fatto governi e ha fatto opposizione insieme in questi anni e che si presenta in modo unitario in tutti i comuni in cui si vota a giugno. Chi invece - come Alfano e Alternativa Popolare - si è allontanato da Forza Italia e oggi fa parte del governo di centrosinistra ha oggi molte difficoltà in più a tornare a far parte di questa famiglia.

Da avversario, quali scenari apriranno le primarie del Partito Democratico?

Mi auguro, innanzitutto, che si sblocchi l’ingessamento del sistema politico che abbiamo subito a causa delle primarie e si ricominci a parlare di politica. Anche perché il governo ha un impegno internazionale di straordinaria importanza con il G7 di Taormina, e noi non creeremo difficoltà al premier Gentiloni, che in quella sede deve rappresentare l’Italia. Spero, poi, che il Parlamento possa fare una vera e propria legge elettorale chiara, efficace e omogenea tra Camera e Senato, e non un semplice rammendo di ciò che resta dopo la sentenza della Consulta. Infine, aspettiamo senza ansia le prossime elezioni politiche, del cui esito un primo segnale potranno darlo le elezioni comunali di giugno e le regionali in Sicilia.