Neanche il tempo di prendere forma che Alternativa Popolare, movimento nato sulle ceneri del Nuovo Centrodestra, è già in pieno stato di crisi. Saranno i sondaggi negativi o la immane difficoltà a immaginare una politica delle alleanze, ma gli uomini di Alfano sono preoccupati e chiedono un’identità precisa per il nuovo partito. L’esplodere del caso Torrisi, poi, ha definitivamente messo sul chi va là le truppe che sentono odore di bruciato e temono altri tiri mancini da Renzi e dai suoi. Per questo già dalla prima direzione nazionale, ma anche successivamente e in modo informale è partita una sorta di moral suasion nei confronti di Alfano per provare a non implodere in un limbo da 1,5%, isolati da destra e da sinistra. «Continuando così arriveremo alle prossime elezioni senza la possibilità di essere eletti o di incidere in alcun modo nelle future dinamiche politiche» si è lasciato sfuggire uno dei senatori dell’ex Ncd.

Alfano, in direzione, aveva provato a parare il colpo così. «Una certa sinistra vuole tornare indietro, mentre noi siamo nati per andare avanti. Se l’ultimo anno di governo serve per rimettere in discussione tutte le riforme fatte, noi non ci stiamo. Noi non faremo strattonare il governo dalla Cgil». Poi una lista della spesa ( voucher, legge elettorale e legittima difesa) che i capigruppo di Senato e Camera hanno consegnato a Gentiloni, per provare a fare la voce grossa.

Ma il tentativo è miseramente fallito 24 ore dopo con l’elezione di Torrisi alla guida della Commissione “Affari Costituzionali” al Senato e la sua successiva espulsione da parte di Alfano. Punizione per non aver accettato di dimettersi dopo gli strali arrivati dal Pd. Decisione, che secondo alcuni, confermerebbe la sudditanza del ministro degli Esteri nei confronti del premier. In questo senso si può leggere la nota dei vicepresidente del di Ap al Senato, Pagano e Di Giacomo. «Nel corso di questi anni di attività parlamentare abbiamo potuto apprezzare le qualità umane e politiche, l’alto senso e rispetto delle Istituzioni dell’amico e collega Salvo Torrisi. Perciò desideriamo esprimergli e rinnovargli la nostra stima».

Insomma, Alfano dovrà fornire risposte sull’identità del partito in tempi ragionevoli, prima di un possibile rompete le righe. Molti dei suoi parlamentari, specie quelli che sono rimasti fuori da incarichi di governo e sottogoverno, si stanno già guardando intorno per capire se esistono lidi migliori ai quali approdare. Primo fra tutti quella Forza Italia dalla quale sono partiti diversi anni fa. Ma l’approdo lì sarà possibile per pochi. «I colonnelli Berlusconi non li vorrà di certo» si ribadisce al Senato, come a voler dire che per le truppe però ci sarebbe spazio.