In quanto ad antieuropeismo Forza Italia non ha nulla da imparare dai lepenisti. Per questo, il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, è convinto che il centro destra riuscirà a trovare una sintesi e a presentarsi unito alle elezioni. «In termini di critica alle politiche dell’Ue, siamo stati i primi», ci tiene a sottolineare.

Solo che adesso per convincere Salvini e Meloni a rimanere nel recinto dell’alleanza storica, Silvio Berlusconi ha rispolverato un po’ di populismo e proposto un parziale ritorno alla Lira, da far circolare insieme all’Euro. Basterà a tenere unito il campo?

A prima vista pare di no, visto che Salvini sembra scettico. Ma il tema Europa va approfondito. Non so se tecnicamente la doppia moneta sarà una soluzione praticabile - Berlusconi si è confrontato con parecchi esperti prima di avanzare la proposta - ma ho visto che molti economisti importanti, come Paolo Savoni, iniziano a interrogarsi sul superamento dell’Euro. In ogni caso, sono certo che con Salvini e Meloni troveremo una convergenza sulla necessità di rifondare l’Unione europea. E il Cavaliere, in questo campo, è un antesignano, visto che nel 2011 l’attacco al suo governo venne proprio dall’Europa. Ancora ricordiamo bene i sorrisini di Merkel e Sarkozy. Già allora Berlusconi contestava a Bruxelles le politiche sbagliate dell’austerità. Quindi, diciamo a Salvini che, in termini di critica alle politiche dell’Ue, siamo stati i primi.

Insomma, il leader della Lega non ha inventato niente?

No, Berlusconi ha avuto uno scontro che ha segnato la vita politica italiana ed europea. E aveva ragione lui. Per questo, un’intesa con la Lega si troverà.

Il Carroccio però insiste sull’uscita dall’Euro senza compromessi...

Non si può ridurre tutto a uno slogan, bisogna prima trovare una via d’uscita tecnica. L’Euro si può anche mantenere se si rifonda l’Europa. Perché Bruxelles non può pensare di fare la guerra agli ambulanti. Se tutto resta così com’è la povera gente si ribellerà.

Si riferisce alla Bolkestein, la direttiva europea sulla libera concorrenza contro cui hanno di recente manifestato gli ambulanti romani mischiandosi ai tassisti. Ma la norma non stabilisce un principio liberale secondo cui gli spazi pubblici devono essere assegnati per gara?

No, stabilisce un principio di cialtroneria. Perché impone di partecipare a un bando di gara a chi vuole vendere i carciofi a Vigevano, mentre i grandi operato- ri che vendono in Rete, come Amazon, non pagano alcuna tassa. Faccio presente che Google sta cercando un concordato fiscale per 280 milioni di euro, evidentemente deve essere conveniente per loro. La Bolkestein è una norma cialtrona, protezionista e imbrogliona che tutela i giganti, gli over the top della Rete, e ammazza i piccoli commercianti. I veri liberali siamo noi di Forza Italia che difendiamo la piccola azienda, non la concorrenza sleale. Bisogna prendere a picconate gli edifici folli dell’Europa. La Bolkestein è un monumento all’idiozia.

È il nuovo volto di Forza Italia, un partito che ultimamente parla di welfare e guarda agli “ultimi”. È una mutazione genetica del centro destra?

Non è così. Ricordo che il secondo governo Berlusconi innalzò le pensioni minime a 516 euro, un milione di lire, un intervento di portata sociale importantissima. La stessa cancellazione dell’Imu sulla prima casa non serviva mica ai ricconi, ma ai piccoli risparmiatori. C’è sempre stata un’attenzione ai più deboli. In più oggi c’è una crisi maggiore, si è allargata la fascia di povertà e cresce il disagio. Una forza politica che non si occupasse di queste cose sarebbe folle. E la sensibilità sociale di Forza Italia è accentuata dalla crisi del presente.

Torniamo alle alleanze. Giorgia Meloni insiste sulle primarie ma Berlusconi continua a non sentirci da quell’orecchio. Come se ne esce?

Non credo che Berlusconi potrà cambiare idea su questo punto. La soluzione però l’abbiamo indicata nella legge elettorale. Noi vorremmo un sistema che premi le coalizioni: una volta decise le alleanze, leader del centro destra diventa il capo del partito che ha preso più voti. Così si faranno contemporaneamente primarie e secondarie.

E se Berlusconi rimanesse incandidabile anche alle prossime Politiche?

È un problema che ci porremo se e quando si presenterà. Se malauguratamente Berlusconi rimanesse incandidabile troveremo una soluzione insieme.

Resta intatto però il problema della governabilità: in un sistema tripolare nessuno arriverà al 40 per cento per “riscuotere” il premio di maggioranza. Ci aspetta un’altra legislatura di larghe intese?

Oggi appare probabile ma non è certo. Il centro destra unito viene dato in costante crescita nei sondaggi e supererebbe il 30 per cento. Poi ci sono i 5 stelle, che registrano alti e bassi, collegati alle performance catastrofiche che offrono sul territorio. E il Pd che è in piena fase congressuale...

Appunto, nessuno arriva al 40 per cento...

È difficile ma la campagna elettorale va affrontata con la determinazione di chi intende vincere le elezioni. Poi, risultati alla mano, si ragionerà sul futuro.

Per evitare “inciuci”, Fratelli d’Italia pone una condizione agli alleati: sottoscrivere un documento prima del voto in cui si escludono futuri accordi col Pd. Lo firmerebbe?

È propaganda, perché Meloni sa benissimo che Berlusconi è stato il maggior antagonista della sinistra in Italia. La sua discesa in campo interruppe il percorso trionfale del Pds di Occhetto. E ha pagato un prezzo enorme, è stato perseguitato per questo.

È anche l’uomo del patto del Nazareno...

Dovuto al fatto che nessuno vinse le elezioni. Ed era un patto legato alle riforme costituzionali. Poi Renzi ha peccato d’arroganza. Noi siamo alternativi alla sinistra, lo dice la storia. Possiamo firmare tutti i patti elettorali che vogliono, ma dobbiamo puntare a vincere. I più giovani dovrebbero aver più rispetto dell’esperienza e del ruolo di Berlusconi.

Anche se una lista, o una coalizione, ottenesse il 40 per cento dei consensi resterebbe il problema del Senato dove il premio viene assegnato su base regionale. Non c’è soluzione?

Il Porcellum col premio regionale fu imposto dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Inizialmente anche al Senato il premio veniva assegnato su base nazionale. Se si legge la sentenza che ha contestato la costituzionalità del Porcellum ci si accorge che la Consulta contesta il proprio premio regionale. Quando si insulta Calderoli bisogna ricordarsi il ruolo avuto da Ciampi. Adesso credo che ci siano le condizioni per mettere le cose a posto, assegnando un premio su base nazionale anche al Senato, ascoltando il consiglio di Sergio Mattarella, uno che di leggi elettorali e Costituzione ne capisce davvero.

Alfano è fuori dal centro destra?

Le scelte politiche che ha fatto lo rendono improponibile per i nostri elettori. Non lo capirebbero ed Alfano ne è consapevole.

Oggi si vota la mozione di sfiducia a Lotti. Perché l’ha definita una pistola scarica?

Non ci sono i numeri. Forza Italia è contraria alle mozioni di sfiducia individuali. Le sfiducie si votano ai governi nel loro complesso. Il caso Lotti, però, sarà l’occasione per dimostrare che questi non sono affatto dei fenomeni, anzi. Condivido invece l’iniziativa di Quagliariello che chiede al governo di azzerare i vertici Consip.